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Recensione | American Horror Story: Hotel 5×02 “Chutes and Ladders”

Creato il 17 ottobre 2015 da Parolepelate

Recensione | American Horror Story: Hotel 5×02 “Chutes and Ladders”

Buongiorno, popolo pelato! Anche oggi sono qui, solo per voi, a commentare il secondo episodio della quinta stagione di American Horro Story, “Chutes and Ladders”!

WOAH! Questo episodio è stato esplosivo e, nonostante sia durato ben 70 minuti, è trascorso troppo in fretta. Appena finito, ne volevo ancora. Dovrò aspettare una settimana, sigh!

Passiamo subito a commentare il copioso contenuto della puntata.

Il sipario si apre sulla nostra Sally che si occupa di ri-imbottire il materasso, dato che l’imbottitura precedente (a.k.a il tizio con la carie fulminante) era stato liberato dalle nostre eroine svedesi, Aggie e Vendetela – ehm, volevo dire Vendela. Per il posto d’onore viene scelto Gabriel, che non si capisce se sia morto o no. Personalmente spero di no, così, per simpatia.

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Nel mentre, Aggie, ancora miracolosamente viva, è diventata il banchetto ufficiale dei piccoli demoni biondi. Naturalmente, la povera svedese fa un casino della Madonna, cosa che fa saltare i nervi di Sally, che la sente dal condotto dell’aria mentre è impegnata nella sua opera di “taglia e cuci”. Grazie al cielo, la tizia schiatta, come ci fa sapere con molta sassiness il piccolo Holden.

Da qui scopriamo il motivo per cui la Contessa tiene questi adorabili bambini con sé. Beve il loro sangue depurato. Ad aiutarla in questo c’è, ovviamente, Iris, che ne passa di tutti i colori per stare vicina al figlioletto, quel figone di Donovan.

*Spoiler allert* In questa puntata manca il mio personaggio preferito, cioè il culo di Matt Bomer, ma don’t worry, è entrato in scena un valido sostituto, di cui parleremo più tardi.

Le fantastiche avventure notturne di John Lowe continuano. Lo sciocco detective continua a stare nell’Hotel e alle due comincia a correre tra i corridoi labirintici alla ricerca del figlio. Questo ci offre un espediente fantastico per godere ancora di Sally, ma soprattutto di Liz Taylor (#faiga).

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Sally informa Lowe che l’Hotel è infestato, ma il #poveroscemo non lo capisce. Sally allora offre da bere a Lowe e, notando la sua esitazione, gli chiede quant’è stata la sua ultima sbronza epocale. E qui c’è il primo momento #heartbreaking dell’episodio. Veniamo a sapere, infatti, che Lowe non è tornato a casa per due giorni, dopo essersi preso una sbronza pesante per scacciare lo shock di un caso in cui un padre (all’inizio accusato di aver commesso un omicidio-suicidio, giusto per confermare la stupidità dei collaboratori di Lowe) si era suicidato dopo essere tornato a casa dal lavoro e aver trovato tutta la famiglia morta per avvelenamento da monossido di carbonio, causato da una fuga di gas. Tornato finalmente dalla propria famiglia, Lowe, per farsi perdonare dalla moglie, porta tutti al parco dei divertimenti in riva al mare. In quella giornata è scomparso il suo piccolo Holden (#mai’nagioia #etipareva). A questo punto, Sally ci prova, ma Lowe è fedele alla moglie e quindi si allontana bruscamente. In tutto questo, Liz Taylor è stata ferma dietro al bancone e l’unica cosa minimamente utile che ha fatto è stata versare la soda a Lowe, ma ‘sti cazzi, è comunque la migliore.

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Il giorno dopo, l’Hotel è in subbuglio per via della sfilata allestita dal nuovo proprietario, Will Drake. Qui fa la sua comparsa Claudia (Naomi Campbell), che lavora a Vogue (#micacazzi). Qui Liz vince (#asalways), dando dei consigli a Claudia e dicendole che gli skinny jeans sono out. Non  so voi, ma io ho intenzione di bruciare tutti i miei skinny jeans. Insomma, se l’ha detto Liz, l’ha detto Liz.

Manco a farlo apposta (#insertironyhere), Scarlett, figlia di Lowe e gemella di Holden, si trova all’Hotel per passare del tempo con il padre. I due vengono invitati da Will a guardare la sfilata, al contrario di Sally (#WTF), che viene umiliata e barbaramente cacciata (#bah). Con Scarlett sviaggiata assieme al figlio di Will, quello con il nome che mi ricorda la parola “lepricano” o il supermercato “Leclerc” (#sorrynotsorry), Claudia ha tutta la possibilità di provarci con Lowe, ma lui è sempre il solito #poveroscemo e non ci sta.

Mentre tutti quanti sono distratti dalla magnificenza di Elizabeth e Donovan (con due fighi così e chi guarda la sfilata? Lol), Leclerc porta Scarlett in giro per l’hotel, promettendo di mostrarle qualcosa di davvero figo. Peccato, che nei bambini addormentati in piccole bare, Scarlett non vede qualcosa di figo, ma il fratellino gemello Holden.

Alla sfilata prende parte un modello davvero eccentrico e desiderato, Tristan Duffy (Finn Wittrock), il quale, completamente fatto, fa più casini di chiunque altro sia mai capitato nell’Hotel. Questo nel giro di due secondi, eh. Prima rischia di scatenare una rissa sulla passerella, per l’aver baciato la tipa di uno duroh, poi rischia di farsi bere da Donovan, per essere stato un cretino mentre cercava la coca, in fine rischia di morire male e di uccidere qualcuno, quando, vagando nell’Hotel, finisce in una stanza del settimo piano, in cui una figura con un accento che dovrebbe essere ridicolo, ma è incredibilmente sexy (Evan Peters) gli legge il cuore (dovevo dirlo, scusate) e gli propone di uccidere una tizia, che poi uccide lui stesso a sangue freddo.

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Tristan scappa e viene preso da Elizabeth, la quale, molto probabilmente annoiata da Donovan dopo una convivenza di ben vent’anni, lo trasforma in un “vampiro”, in quella che è stata l’esperienza più “erotica della sua vita”. In questa scena, in cui i due scopano forte (semicit. #trollolololol) Elizabeth ci fa sapere di più su quello che lei chiama “virus”.

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Loro non mordono, tagliano. Mai bere da un morto. Il sole non ti uccide, ma è meglio non esporsi troppo. Paletti e proiettili ti uccidono, naturalmente. Il succo è: sopravvivi solo se sei furbo. La vedo dura con Tristan (#sorrynotsorry #part2). Ci vengono dati anche degli indizi su Elizabeth: l’ha trasformata un uomo (che Tristan le ricorda), è nata nel 1904 e il suo periodo preferito della storia sono stati gli anni ’70, perché potevi vivere con gli altri e non venivi giudicato da nessuno (#micascema). In quest’epoca ha anche avuto degli amici, che ha inevitabilmente perso, per cause sconosciute, però.

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Il secondo momento #heartbreaking arriva quando Elizabeth molla Donovan. Ma io dico, nonostante Tristan abbia un fisico da sballo (mi piace molto, davvero), come fai a mollare Donovan? Come fai a mollare Matt Bomer? Come fai a mollare il culo di Matt Bomer? Io non ci riuscirei mai. Mai.

Torniamo ai Lowe. Scarlett va all’Hotel, da sola, per cercare il fratello. Naturalmente, lo trova. Il confronto tra i due è stato un piccolo momento #hearbreaking, perché… non so, mi ha fatto una tristezza immensa.

Questa sua piccola fuga, ha scatenato l’allarmismo dei genitori e della polizia. Scarlett dice a Lowe e consorte di aver visto il fratello nell’Hotel, cosa che sconvolge i due. Alex dà inspiegabilmente la colpa a Lowe (#dichièlacolpa? #delpoveroscemo #asalways), mentre Scarlett mostra al padre la foto che ha scattato con il fratello. La foto è sfogata, ma è innegabile che Scarlett sia con qualcuno. Qualcuno di piccolo e biondo.

Lowe torna all’Hotel e mette sotto torchio Iris, per farsi dire cosa diavolo sta succedendo in quel posto. Iris racconta allora la storia dell’Hotel Cortez e del suo costruttore, James P. March, che manco a farlo apposta era il losco figuro incontrato da Tristan al settimo piano. Il nostro mister March era uno psicopatico, per farla breve, il quale ha progettato l’Hotel per essere un luogo senza uscita, nel quale uccidere i suoi poveri ospiti. Come è andata a finire? Qualcuno denunciò March e gli portò la polizia alla porta. Pur di non farsi arrestare, March si suicidò, uccidendo prima la sua fedele cameriere, Miss Evers, la quale si vede onorata a morire con il suo datore di lavoro, cosa che sarebbe un incubo per chiunque altro. Il #poveroscemo reputa l’intera storia una stronzata bella e buona, ma finalmente cambia idea quando Iris gli dice che l’infame stanza 64 era l’ufficio di March. “Se questo posto ha un cuore, è nero ed è in quella stanza.” dice la receptionist, con la nostra Liz che ascolta silenziosa e magnifica, come sempre.

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Alla fine dell’episodio, Lowe, dopo aver rivisitato due omicidi di March, capisce che anche questi sono collegati a quelli avvenuti in precedenza e che quelli di quest’epoca sono la continuazione dell’opera di March. O per lo meno, questo dice al suo sottoposto, mentre in lui cresce il dubbio che  l’Hotel Cortez sia davvero abitato da spiriti oscuri e tormentati.

Sto davvero amando la storia, che non è soltanto molto horror, ma anche intrigante e affascinantissima. In questo episodio c’è stata qualche rivelazione, giusto per farci entrare ancora meglio nel cuore del racconto. Ho apprezzato molte battute e i personaggi sono sempre più belli e coinvolgenti, compreso il nostro #poveroscemo. Davvero, fino ad adesso non c’è nessuno che mal sopporto. Forse Alex, un po’, ma devo dire che ha avuto troppe poche scene per inquadrarla davvero. Sicuramente è una madre che soffre dell’enorme dolore che perdere un figlio comporta, ma ancora non mi convince.

Una menzione d’onore a Evan Peters e al suo magnifico accento. È riuscito a sopperire la manca del culo di Matt. Non sto scherzando, il mio intero apparato riproduttivo è esploso a ripetizione nelle sue scene. L’ho adorato. A parte gli scherzi, ho amato sia la sua interpretazione sia il suo personaggio. Non so voi, ma io ho il sospetto che la moglie, quella che Iris crede l’abbia denunciato, sia Elizabeth.

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La cosa sconvolgente di American Horror Story è che voglio dire un milione di cose quando inizio la recensione, ne dico moltissime, ma sento di non aver detto tutto quello che c’era da dire. È frustrante, ma non posso farci nulla.

Cosa posso aggiungere? Ho amato questa puntata e sto amando questa stagione sempre di più. Per adesso, è forse quella più coinvolgente e fatta meglio. Spero soltanto che continui su questa lunghezza d’onda.

E voi? Cosa ne pensate? Vi è mancato il culo di Matt?

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