Magazine Fantasy
L'autrice:
Isabel Abedi è nata nel 1967 e ha lavorato in pubblicità per tredici anni. Nel frattempo ha cominciato a pubblicare i libri per ragazzi che l’hanno resa celebre. Con il romanzo Whisper è stata segnalata in Germania per il Juvenile Book Award del 2006 e con Isola è entrata nella bestseller list dello Spiegel. Corbaccio ha pubblicato con successo Sono nel tuo sogno (anche in edizione TEA). Isabel Abedi vive ad Amburgo con la famiglia. La recensione di Miriam: Annunciato al pubblico come il nuovo Hunger Games – opera che ho amato – Anger ha attratto subito la mia curiosità. Una nuova storia in grado di risvegliare vecchie emozioni o la copia, magari malriuscita, di un successo non replicabile? In realtà non è né l’una né l’altra tanto che, nel bene o nel male, ritengo il paragone fuorviante. L’unico punto in comune tra i due libri consiste nel fatto che prendono spunto dall’idea di un reality show spinto agli estremi ma, a partire da qui, le rispettive autrici sviluppano trame differenti, ascrivibili anche a generi molto diversi tra loro – Hunger Games è un distopico mentre Anger è uno psicothriller. Leggendolo mi sono resa conto di essermi imbattuta in un romanzo che, contravvenendo a tutte le mie aspettative, si è rivelato totalmente altro da quel che avevo immaginato. La sorpresa tuttavia non è stata sgradita. Se vi piacciono i gialli mozzafiato e vi intriga la prospettiva di sentirvi parte di una caccia al colpevole che sfida la vostra intelligenza, probabilmente varrà lo stesso per voi. Volendo indugiare nella ricerca delle somiglianze, in effetti, l’associazione più immediata sarebbe quella con i dieci piccoli indianidi Agatha Christie, capolavoro letterario a cui Angersembra strizzare l’occhio decisamente più che al titolo succitato. Un’isola deserta al largo di Rio de Janeiro è la location scelta dal famoso regista Quint Tempelhoff per dar vita al suo progetto. Dodici ragazzi accuratamente selezionati dovranno trascorrere lì tre settimane rimanendo sempre sotto l’occhio vigile di telecamere nascoste che li riprenderanno 24 ore su 24. Le immagini catturate non saranno trasmesse in diretta TV ma saranno visibili esclusivamente per il regista stesso che, solo a esperimento concluso, avrà facoltà di montarle ad arte per ricavarne un film. Nessuna società distopica dunque, ma semplicemente un progetto cinematografico sperimentale e un gruppo di giovani animati dal sogno di finire sul grande schermo o unicamente allettati dalla generosa somma in denaro offerta per l’ingaggio. C’è però qualcosa che Tempelhoff ha taciuto ai suoi attori. Una volta giunti a destinazione infatti i ragazzi scopriranno di essere chiamati a partecipare a un gioco, chi rifiuta dovrà immediatamente abbandonare il reality rinunciando al compenso pattuito. Undici di loro assumeranno il ruolo di vittime e soltanto uno quello di assassino. Ovviamente nessun giocatore potrà svelare il suo status né conoscere quello degli altri. L’assassino dovrà catturare le vittime e trascinarle in un luogo segreto senza farsi scoprire. Sarà lui il vincitore se, allo scadere del tempo prestabilito, sarà riuscito a colpire senza essere identificato; diversamente vincerà la preda che sarà riuscita a sfuggirgli. Può sembrare un passatempo macabro, efferato, ma in verità si tratta di un gioco innocuo, almeno nelle intenzioni del suo ideatore, perché il killer non deve ammazzare sul serio e le vittime devono solamente fingere di morire. Nessuno ne dubita fino a che qualcuno non muore davvero. Quando il corpo di un partecipante viene ritrovato sfracellato sugli scogli, il dubbio comincia a serpeggiare tra i giocatori e quella che sembrava una spensierata vacanza alternativa su un’isola da sogno si trasforma in un incubo. In cosa consiste realmente il progetto di Tepelhoff? È lui il responsabile del delitto? L’assassinio fa parte di un copione che i ragazzi ignorano ma che il regista ha già scritto o è da considerarsi un imprevisto? In tal caso chi è il vero burattinaio a tirare le fila del gioco, l’eccentrico signor Quint o qualcun altro? Per scoprirlo il lettore dovrà giocare insieme ai protagonisti di questa storia fortemente adrenalinica. Palpabile è il senso di disagio determinato dalla consapevolezza di essere osservati, di essere in pericolo ma di brancolare nel buio giacché si ha a che fare con un nemico invisibile che manovra tutto e tutti ma le cui mosse sono assolutamente imprevedibili. Una condizione questa resa con efficace realismo e che inquieta perché, lungi dall’essere fantasiosa, appare molto verosimile. Il pensiero corre inevitabilmente alle immagini dei numerosi reality show che da un po’ di tempo a questa parte entrano con prepotenza nelle nostre case bucando gli schermi televisivi. Dalla casa del grande fratello all’ancor più somigliante isola dei famosi, esibizionismo da una parte, voyerismo dall’altra, rimbalzano sullo sfondo del nostro immaginario dando vita a una virtuale partita a ping pong che gradualmente esclude privacy e pudore in nome di una facile notorietà. Fondamentalmente è questo l’obiettivo inseguito dai protagonisti di Anger, un gruppo eterogeneo di ragazzi giovanissimi provenienti da background altrettanto variegati ma spinti da aspirazioni simili. C’è la vamp tutta curve e riccioli d’oro, il palestrato con più muscoli che cervello, il ragazzone innamorato della natura e ossessionato dal volo degli uccelli, l’aspirante attrice con qualche chilo di troppo ma un grande carico di simpatia, il tipo bello e tenebroso che se ne sta quasi sempre in disparte… e poi c’è Vera, voce narrante che si alterna a quella fuori campo dell’uomo che osserva dai monitor. Di tutti i partecipanti è quella che si fa conoscere meglio proprio perché presta i suoi occhi al lettore fornendo in prima persona il resoconto di quanto accade sull’isola. A lei la fama non interessa, il reality è solo un pretesto per potersi avvicinare a una persona cara. La sua storia personale è particolarmente drammatica e nell’affiorare assegna un valore aggiunto al plot sovrapponendo alle crude sequenze del gioco quelle della realtà spietata e terribile che si vive nelle favelas brasiliane. Se i primi capitoli sono caratterizzati da una narrazione un po’ lenta, man mano che si procede nella lettura i colpi di scena si susseguono a ritmo sempre più vertiginoso e la tensione sale per culminare in un finale inatteso e difficile da presagire. Lettura consigliata a chi ama il thriller e la suspense, forse un po’ meno a chi coltiva in segreto l’ambizione di partecipare a un reality show, salvo che non sia alla ricerca di un buon motivo per cambiare idea.
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