Una piccola amica per una grande storia
Come abbiamo visto ne "Il mio vicino Totoro" e "La città incantata", anche l'ultima opera dello Studio Ghibli comincia con un trasloco, o meglio, un trasferimento. Seguiamo il viaggio di un'auto con a bordo un ragazzino di nome Sho, la cui voce fuori campo comincia a narrare di quell'estate passata nella villa dove sua madre aveva vissuto l'infanzia. Sho è malato. Il trasferimento è dovuto al fatto che presto dovrà affrontare una delicata operazione al cuore, presumibilmente in quella città, Koganei.
Lungo la stradina che porta alla villa, Sho scende dall'auto e s'incammina verso il giardino per guardare là dove il gatto sta puntando qualcosa; tra le piante, infatti, c'è un esserino, precisamente una ragazza, che si muove e si arrampica tra gli steli in cerca di un nascondiglio.
Il giorno dopo, Arrietty trova la stessa zolletta di zucchero lasciata fuori nel giardino, assieme a un messaggio da parte di Sho: nonostante la paura e le raccomandazioni dei genitori, la curiosità di avvicinarsi all'umano è troppo forte, così, superate le barriere e gli ingiustificati pregiudizi, nasce un rapporto che è qualcosa di più di un'amicizia, perché basato sul rispetto e il sostegno reciproco; è un'occasione di crescita per entrambi.
Passando a Sho, invece, vediamo come egli non possa contare sulla forza fisica, ma nemmeno su quella morale. Egli è malato, gracile, minuto, ha il viso pallido, e la maggior parte del tempo è costretto a letto. Soffermandoci sul suo viso vediamo soprattutto una fragilità emotiva: egli ha un'espressione dimessa, gli occhi spenti; conserva quello sguardo persino quando trova Arrietty nella sua stanza, questo perché Sho è arreso, disilluso, e su tutte, solo. Egli deve operarsi, ma i suoi genitori sono occupati ognuno nelle proprie faccende; lontani da lui fisicamente quanto spiritualmente.
Arrietty gli trasmette un po' del suo coraggio e della sua determinazione, mentre Sho sente di doverla proteggere, ponendola prima della sua stessa salute.
Ad essere precisi, non è che le azioni di Sho vadano sempre a favore di Arrietty; ecco, lui agisce in buona fede, tuttavia, forse anche per via della giovane età, non pensa alle conseguenze delle sue azioni. Sostituire la modesta cucina della piccola famiglia con quella elegantissima della casa delle bambole, significa, per i poveretti, un vero e proprio terremoto in casa. Poi non è che i piccoletti volessero quell'abitazione sfarzosa, infatti quando Arrietty e il padre la raggiungono nel corso della prima missione della ragazzina, ne ammirano il lusso, poi però vanno oltre, dispiacendosi piuttosto dell'idea di lasciare la loro vecchia casa perché non è più un luogo sicuro.
Ci si potrebbe leggere una lezioncina di economia, specie in tempi di crisi come i nostri.
La governante, comunque, diventa l'antagonista della storia. Di certo non è realmente cattiva, ma le sue sono delle azioni malvagie, specie se viste sotto la prospettiva dei piccoletti: vedersi scoperchiare la casa, essere rinchiuso in un barattolo e poi nascosto, addirittura arriva a chiudere a chiave la stanza di Sho per impedirgli di uscire e intervenire a favore dei suoi piccoli amici. Non è chiaro il perché la governante reagisca così, se li detesti o se voglia mostrarli al pubblico come fossero trofei, ma ciò che è certo è che si tratta di una persona continuamente preda delle proprie emozioni.
Il fatto che non ci sia un antagonista vero e proprio, bensì la sua sola sfumatura, non è cosa nuova nelle opere dello Studio Ghibli, ma stavolta non mi ha soddisfatto. Forse sarebbe bastato colmare alcune lacune nel comportamento della governante, dando qualche spiegazione in più. Solo per questo, il mio giudizio si ferma a quattro stelle.
La storia è di per sé piuttosto semplice ed è tratta dalla serie di racconti fantasy per ragazzi "Gli Sgraffignoli", dell'inglese Mary Norton (è stato tratto anche un film nel 1997, "I rubacchiotti", regia di Peter Hewitt), ma ormai sono dell'idea che lo Studio Ghibli impreziosisca tutto ciò che tocca: sarà per i disegni in stile classico in un'era dominata da computer grafica e 3D, sarà perché trattano temi sociali e di sensibilizzazione che si colgono "tra le righe", più che essere sbandierati, sarà perché sono ancora un genere "di nicchia" piuttosto che commerciale, fatto sta che fanno breccia nel mio cuore come pochi film d'animazione sanno fare. Sottolineo: film. Guai se sento la definizione: "cartoni per bambini"!
Immagini, trama e contenuti, senza dimenticare l'importanza della musica. Una colonna sonora composta e cantata dalla bretone Cécile Corbel che si sposa perfettamente con l'atmosfera: delicata, poetica, magica. Che magnifica sorpresa sentire il tema principale, la "Arrietty's Song", cantato in italiano durante la sequenza finale e i titoli di coda. La musicista ha interpretato la canzone anche in giapponese, francese e inglese.
Il messaggio è positivo, ma può lasciare insoddisfatti coloro che si aspettano una conclusione netta piuttosto che lasciata intuire; non si tratta di un "vissero felici e contenti" ma non è detto che ciò non accada comunque. Come dimenticarsi, poi, del selvaggio Spiller, in cui si potrebbe leggere un altro messaggio sottinteso? Ossia, Arrietty e i suoi familiari non sono forse troppo civilizzati e dipendenti dagli umani? Perché non farli tornare in mezzo alla natura?
Ho già voglia di rivedere questo splendido film.
E questa canzone, non riesco a fare a meno di ascoltarla e riascoltarla:
------Recensione dedicata alla memoria della mia piccola amica Celeste,scomparsa all'improvviso mercoledì scorso, proprio sul più bello (a pochi giorni dalla schiusa delle sue uova).Tu mi richiamavi, e io ti rispondevo.Tu avevi bisogno, e io avevo bisogno di te.Abbiamo sofferto quando se n'è andata Zorrina; ci siamo fatte compagnia e legate strette l'una all'altra, inconsapevoli che sette mesi dopo te ne saresti andata anche tu.Entrambe avevamo i nostri progetti, che s'intrecciavano.Mi volevi bene, lo so. Io te ne vorrò per sempre.Avrò cura di Kiwi; non sarà mai solo.E a te... a te un grazie.Perché è sempre un privilegio quando un animale ti accoglie nel suo cuore.