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Recensione "Biancaneve e il cacciatore" di Lily Blake (Mondadori - Chrysalide)

Creato il 25 luglio 2012 da Maila Tritto

C'era una volta...

Titolo: Biancaneve e il cacciatore
Autore: Lily Blake
Editore: Mondadori
Collana: Chrysalide
Traduttore: Giovanna Scocchera
Data di pubblicazione: 11 luglio 2012
Prezzo: 16,00 Euro
Pagine: 235 pp.
ISBN: 978-88-04-62164-5
Sinossi:
Re Magnus è in guerra contro un terribile nemico. Ma armi e battaglie non lo distraggono dal doloroso ricordo della moglie perduta. Di lei gli rimane solo la piccola Biancaneve. Fino al giorno in cui, nella Foresta Tenebrosa, il re incontra una donna bellissima, capace di farlo innamorare di nuovo: la malvagia Ravenna. È la regina del Male, che con le sue arti di magia nera, assorbe dal cuore delle fanciulle l'eterna giovinezza, uccidendole. La prossima vittima è Biancaneve. Ma sotto il candore della pelle e l'ingenuità dello sguardo, la ragazza cela un animo guerriero. Ed Eric, il cacciatore destinato a sopprimerla, si troverà di fronte una donna coraggiosa, affascinante, e decisa a combattere... nonché una banda di nani ribelli che darebbero la vita per lei. La perfida Ravenna ha i giorni contati... La celebre favola di Biancaneve si trasforma in un racconto dark e romantico.

Recensione:
La rivisitazione — in chiave moderna — di alcune fiabe della tradizione millenaria e popolare, sebbene non sia una novità è, tuttavia, un fenomeno che — negli ultimi tempi — ha destato particolare attenzione e interesse. Infatti, tale fenomeno si sta diffondendo sia in ambito editoriale, che in quello cinematografico. A tal proposito, è ben nota la resa filmica di una delle fiabe più diffuse: Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, di cui si conosce la versione gotica - moderna realizzata dal regista e produttore Tim Burton; noto soprattutto per aver contribuito a dare vita a un particolare tipo di cinema che unisce le ambientazioni prettamente gotiche e surreali, alla poesia e delicatezza indiscussa delle fiabe. Lo stesso di cui fa parte uno degli ultimi film proiettati nelle sale cinematografiche: Biancaneve e il cacciatore, diretto da Rupert Sanders e prodotto da Joe Roth — lo stesso produttore di Alice in Wonderlanddi Burton, per intenderci.
Premetto che non ho avuto ancora modo di vedere il film, mi limito ad una recensione legata unicamente al libro — dal titolo omonimo — e pubblicato in contemporanea alla proiezione del film prodotto e distribuito dalla Universal Pictures. Il libro, scritto da Lily Blake, e pubblicato dalla Mondadori — nella collana, per ragazzi, Chrysalide — è una rivisitazione della fiaba che tutti conoscono; nata dalla tradizione popolare europea — di cui la versione attualmente riconosciuta è quella dei fratelli Grimm — da cui anche la Disney ha attinto per realizzare, nel 1937, il suo primo lungometraggio.
Il romanzo della Blake ha ben pochi tratti in comune con la versione fiabesca conosciuta ai più e tramandata, prevalentemente, mediante «la cultura dell’oralità» e, perciò, popolare. Infatti, il romanzo è presentato, al lettore, in chiave epica dark; con una parte romantica che, però, risulta un po’ marginale — come del resto avviene nel lungometraggio Disney. Questo perché la figura del principe — che, in base alla funzioni individuate dal linguista e antropologo Vladimir Jakovlevič Propp, rappresenta il conseguimento del mezzo magico e la vittoria — è poco sviluppata e in Biancaneve e il Cacciatore è, del tutto, inesistente.
Infatti, l’autrice ha focalizzato la sua attenzione prevalentemente su tre personaggi, dal temperamento e dalla psicologia diversa: Biancaneve — che è notoriamente riconosciuta come la parte buona della fiaba —, il cacciatore — che, per questa volta, non ricopre un ruolo «ambiguo» —, e la regina Ravenna, che rappresenta la malvagità. Tuttavia, ci sono delle differenze tra la versione popolare e la sua rivisitazione che non consta solo di elementi gotici e, per certi versi, noir.
L’autrice, infatti, ha voluto dare un suo personale contributo alla figura di Biancaneve che, un po’ come avviene per Alice nella versione di Burton, tenderà ad assumere un ruolo combattivo; facendo prevalere il bene sul male. Il cacciatore, invece, sembra acquistare una sua personalità, e il suo ruolo non è affatto marginale, quanto piuttosto partecipa attivamente allo sviluppo dei vari eventi che si evolvono portando ad una conclusione non “effettiva” del romanzo. Infatti, il finale lascia spazio al sequel che è stato già previsto. La personalità del cacciatore è, forse, la novità più evidente di tutto il romanzo, considerato che la fiaba si concentra — quasi unicamente  — sul rapporto tra Biancaneve e la matrigna; e il contrasto tra il ‘bene’ e il ‘male’.
La trama di Biancaneve e il cacciatore è, dunque, fitta di elementi innovativi, raccontati in modo semplice e con uno stile lineare e incalzante. La lettura del romanzo — dedicata prevalentemente ai giovani — è veloce e non annoia. I personaggi sono ampiamente descritti e l’analisi psicologica è affrontata in base ai ruoli presenti nella storia. Inoltre, le parti puramente descrittive — in particolare, relative all’ambientazione — si alternano adeguatamente ai dialoghi che non sono inconsistenti, bensì facilitano l’andamento narrativo.
Sebbene abbia, nel complesso, un parere positivo del romanzo, tuttavia ritengo che l’autrice avrebbe potuto sviluppare in modo approfondito alcune componenti letterarie e stilistiche, certamente utili alla storia. 
Biancaneve e il cacciatore è un romanzo che consiglio, in particolare, ai giovani e a tutti coloro ai quali piace leggere le rivisitazioni, perché no, anche di fiabe.
 
(A cura di Maila Tritto)

*Il romanzo è basato sulla sceneggiatura di Evan Daugherty e John Lee Hancock e Hossein Amini. Soggetto di Evan Daugherty.


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