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Recensione | Blindspot 1×07 “Sent on Tour”

Creato il 06 novembre 2015 da Parolepelate

Patterson, Patterson. Ma che cosa mi combini.

Ecco qui, riassunto in poche parole lo spirito della puntata! Un paio di occhioni azzurri che rischia di innescare un disastro nazionale dopo l’altro e finisce per abbandonare David. Logicamente.

Andiamo con ordine. La puntata si svolge seguendo due binari nettamente distinti.
A casa abbiamo Patterson che gioca al Codice da Vinci col ragazzo, la cui curiosità verrebbe fermata probabilmente solo da un colpo in testa (ma lo dico con affetto, per carità), e fa scoperte decisamente interessanti prima di essere beccata in flagrante dalla Mayfair. Com’era ovvio che fosse, d’altronde. Il concetto di riservatezza non le è affatto noto.

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In Michigan abbiamo tutto il resto di questa Scoby-gang (Joss non me ne voglia) che ancora non funziona perfettamente, ma che bene o male riesce a fare il suo lavoro. Ora come ora Jane è ancora un elemento di disturbo, tanto più che si è ormai palesato chiaramente il profondo coinvolgimento di Kurt nei suoi confronti.

In questa puntata viene dunque decifrato un nuovo tatuaggio, ma il caso che si affronta è quello principale: il caso di

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Saul Guerrero. Ricapitoliamo: il numero di serie del suo caso è tatuato sul corpo di Jane. Quando Patterson lo scopre, trova il fascicolo che risulta ampiamente censurato. Quando chiede aiuto alla Mayfair, questa si dimostra reticente ad aiutarla. La scorsa puntata di concludeva con la scienziata multitasking che rivela a Kurt i suoi sospetti.
In uno dei tanti momenti in cui, in questa serie, sembra che il grado nell’FBI conti quanto un moscerino sul muro, Kurt si impone sul suo capo di dirgli la verità.

E le fandonie, relative per altro all’*andraghèta* [‘Ndrangheta secondo gli americani, N.d.R.], piovono dal cielo.

Da qui la puntata prende il suo avvio, con la squadra che trova Guerrero in questa comunità indipendente dallo Stato, armata fino ai denti che neanche a Kabul. Non ditelo a Carrie Mathison, per favore.

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Se non fosse per l’enorme stupidità nel lasciare la macchina incustodita per entrare in casa e constatare con molta accuratezza che il criminale non nascondeva droga, il resto della puntata è a dir poco avvincente. Una vera e propria caccia al tesoro, condotta seguendo due tatuaggi di Jane. E qui la storia si fa veramente intricata, perché sembra chiaro oramai che chi sta dietro la storia di Jane ha fatto tutto nell’intento di aiutare – in modo a dir poco creativo – l’FBI a seguire una serie di casi che, credo, culminerà col Daylight-gate.

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L’avventura nei boschi del midwest ci fa capire diverse cose: tutta la squadra soffre per il modo caparbio con cui Kurt mette i bisogni di Jane davanti a quelli di tutti. Reade in modo passivo-aggressivo, Zapata ma da che pulpito in modo più esplicito. In ogni caso, il messaggio è stato recapitato, ma Kurt non mi sembra intenzionato a smuoversi dalla sua posizione, non capendo che così mina profondamente l’unione della squadra, messa a dura prova già dalla sola presenza di Jane.
Jane, dal suo canto, si dimostra a tratti palesemente “assoggettata” a Kurt – ci rimane male quando non la porta con sé, come una ragazzina con la cotta – , a tratti più sicura e in controllo della sua situazione.
Trust me. I know my own tattoos.
E infatti, durante il ritorno alla base, questa sua doppia natura viene fuori dalle sue stesse parole.

We’re in this together. Dice a Kurt.

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I think it’s got something to do with being in control, gli risponde, quando sottolinea quanto sia strano che una pilota abbia paura di volare.

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Sì, perché sa anche pilotare un elicottero. Così, per arricchire un po’ il curriculum.

A casa la situazione, come detto, è interamente incentrata su Patterson, ovvero la donna senza nome – se l’hanno detto e mi è sfuggito ditemelo, vi prego, perché sto impazzendo – e David, ovvero l’uomo senza una vita propria – carino e coccoloso, certo, ma cosa fai per campare esattamente? -. Il loro lavoro di squadra è cervellotico e avvincente, controbilancia perfettamente l’altra metà della storia, interamente d’azione, con una buona dose di puzzle mentali ed enigmi da risolvere.

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MA LA DOVEVA LICENZIARE IN TRONCO COMUNQUE. Mi sarebbe dispiaciuto, ma nella realtà sarebbe andata così. E sul mollare David mi esimo dall’esprimermi, perché non voglio occupare caratteri dicendo l’ovvio. E andiamo!

Ma la puntata degli sgamoni – perdonatemi se dalle vostre parti non si dice ma termine più azzeccato non c’è – non finisce con Patterson. Buttando di nuovo dalla finestra il rispetto per il grado, Kurt smaschera la Mayfair e il suo racconto farlocco su Guerrero e l’*andraghèta*. La prossima puntata, Persecute Envoys, sarà quindi cruciale perché il vaso di Pandora è ormai aperto. Non mi aspetto di vedere Kurt in vacanza nell’immediato futuro.
Ah, notate bene che siamo neanche a metà serie (che avrà 23 episodi, numero appena aggiornato). Direi proprio niente male per 42 minuti di intrattenimento cable.

Vi lascio al promo della 1×08.

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