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Recensione "Blood Story"

Creato il 07 agosto 2013 da Giuseppe Armellini

presenti spoiler
Strepitoso remake di quello che è uno dei capolavori del genere horror degli ultimi 5 anni, il favoloso
Lasciami Entrare.
Purtroppo da parte di molta critica Blood Story è stato vittima del solito astio verso i remake, specie se americani.
Il discorso sui remake è molto lungo, trovo incredibile però come si possa avere una legge generale sull'argomento.
Film come Lasciami Entrare erano praticamente sconosciuti al grande pubblico, ben venga un meraviglioso remake per ovviare alla mancanza. (non stiamo certo parlando del remake di OldBoy, inutile, dato che il film è praticamente conosciuto da tutti e, peraltro, credo sia sicuramente inavvicinabile da un rifacimento).
Che poi tanti non lo sanno ma sono moltissimi i film che abbiamo amato di questi ultimi 20 anni remake di pellicole di 40,50, 60 anni fa. Ma in quel caso non si dice nulla.
Vabbeh, l'ho detto, è un discorso lungo ma che deve presupporre una certa elasticità.
Qui si sfiora l'eccellenza. Si rispetta da morire l'originale ma al contempo si riescono ad aggiungere o modificare alcune scene senza sbagliare un colpo (che meraviglia ad esempio che la controversa e "scandalosa" scena del nudo di lei nel film svedese qui sia sostituita dal semplice sguardo di lui).
Reeves, regista dell'ottimo Cloverfield, sfiora il capolavoro, una copia sì, ma capolavoro, con un film che di diritto si insedia nel podio degli horror "americani" recenti.
Per farlo punta sulla qualità, innanzitutto di recitazione affidandosi alla meglio gioventù (o forse è meglio dire meglio infanzia) americana, ossia il Kodi Smith-McPhee di The Road (mi sa che è rimasto sempre nel mondo post-apocalittico del film a vedere quanto è magro) e alla strepitosa Chloe Grace Moretz dell'appena recensito Kick Ass, un vero e proprio fenomeno. E come dimenticare il grande Jenkins (qui apprezzatissimo ne L'Ospite inatteso e in Quella casa nel bosco) o il "servilliano" Koteas.
Eccellenza anche nel comparto tecnico con una fotografia da paura che usa le luci in modo strepitoso e in una regia capace di regalare, non scherzo, quasi una decina di scene da tommasiano circoletto rosso.
Mi riferisco a quella del tunnel (con, vedi sopra, una fotografia grandiosa), a quella dell'incidente con l'auto, pazzesca, alla caduta dall'ospedale, all'incendio sul letto, a tutte le aggressioni di lei, davvero efferate, e ovviamente alla piscina (girata di notte quando se non sbaglio nell'originale c'era luce e tutto il rosso del sangue, magari qualcuno mi aiuti).
Tutte scene che testimoniano notevoli mezzi certo, mezzi che Alfredson non aveva, ma queste sequenze bisogna saperle girare comunque. Ma il film convince in pieno anche nelle scene più intime e meno spettacolari, nei numerosissimi dialoghi o momenti di condivisa solitudine dei due bambini, bambini, a loro modo, emarginati e "diversi" che hanno trovato complemento l'uno nell'altro. In particolare un loro abbraccio mi ha dato i brividi. Bravissimo Reeves ad aver avuto coraggio in alcune occasioni a deviare dalla sceneggiatura originale per cambiare leggermente narrazione, vedi il finale.
Sono questi piccoli dettagli, ad esempio la foto vecchissima di lei e di un altro bambino -molto probabilmente il vecchio che la accompagnava- a fare di Blood Story un remake quasi miracoloso per rispetto dell'originale ma capace di abbozzare una propria impronta.
Una visione doverosa che dovrebbe esaltare i fan di Lasciami Entrare, altro che infuriarli.
( voto 8 )

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