

PARERE PERSONALE: (Contiene Spoiler!!!)
Il libro racconta la storia di Jonah, un ragazzo di diciassette anni intenzionato a rompersi sistematicamente e ininterrottamente tutte le ossa che ha nel corpo. Jonah ha due fratelli, uno più giovane di lui di un anno, Jesse, allergico a quasi tutto quello che si può magiare, e uno che invece ha solo otto mesi il quale non smette mai di piangere neanche un secondo. Come se non bastasse, quando non c'è il piccolo a strillare assordando tutti, ci si mettono i suoi genitori litigando. Come avrete certamente capito dall'inizio della mia recensione Jonah soffre di un disturbo chiamato autolesionismo e insieme alla sua migliore amica Naomi persegue la sua missione per diventare più forte, perchè se lui non lo fosse Jesse non sopravviverebbe. Jonah è convinto infatti che rompendosi le ossa queste si ricostruiranno più forti di prima e lui deve essere forte, deve esserlo per aiutare quel fratello al quale è attaccato quasi morbosamente e deve esserlo per tenere unita e sicura la sua famiglia. O almeno questo è quello che crede prima di essere scoperto ed essere rinchiuso in una sorta di clinica per ristabilirsi e guarire. Qui incontra altri adolescenti con altri problemi e a causa di strani avvenimenti che avvengono nella clinica si convince addirittura che è lui stesso a danneggiare le persone che lo circondano. La sua convinzione viene rafforzata anche dal fatto che Jesse sembra stare meglio senza di lui e gli attacchi sono meno frequenti.
Poi all'improvviso...
"Sai nulla del confucianesimo?" Lei fa cenno di no. "Be', io sono abbastanza appassionato. A ogni modo, c'è un concetto-il più importante, a dir la verità. Dice che la famiglia è la più piccola unità di misura. Come se fosse impossibile suddividerla in individui. O una cosa del genere. Ogni decisione, ogni problema...rimane tutto in famiglia. Tutto viene condiviso. Tu nasci e da quel momento fai parte di un organismo. Come in una cellula, tutti contribuiscono al bene comune. (...) Se è vero che la nostra famiglia è l'unità minima, allora ogni volta che Jesse stà male, tutti noi stiamo male. Il suo dolore è il nostro dolore. Perciò se lui non può stare bene...tocca a me. Io mi faccio male, poi guarisco. E divento più forte E la mia forza è la forza di mia madre. La forza di mio padre. La forza di Jesse."
(Da qui in poi si può leggere tranquillamente! Non contiene affermazioni spoilerose! ^^)
E con questo voglio terminare la mia recensione lasciandovi in sospeso sulla fine della storia. Una storia veramente molto toccante dalla quale traspaiono le notevoli capacità della scrittrice Hannah Moskowitz, che inubbiamente farà molta strada. All'inizio ero molto scettica nei suoi confronti a causa della giovane età (solo 15 anni) che aveva quando ha scritto questo libro ma poi ho totalmente cambiato idea. Ogni pagina del suo libro ha il potere di catturare il lettore e di coinvolgerlo a tal punto che a volte mi sembrava di vivere la storia insieme a Jonah. Nonostante sia una storia "dura e cruda" in alcuni punti del libro non sono riuscita a trattenere un sorriso come non sono riuscita a trattenere la mia natura romantica quando attraverso Jonah l'autrice racconta la storia d'amore che lui ha con Charlotte, una sua compagna di scuola che porta sempre un fiore fra i capelli. Insomma...è un libro decisamente da leggere e da assaporare!!!
Consigliato? Decisamente si!!!
Stelline: @@@@