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[Recensione] Candidato al Consiglio d’istituto

Creato il 25 settembre 2011 da Queenseptienna @queenseptienna

Candidato al consiglio d'istitutoUn racconto breve, una sorta di monologo interiore in presa diretta sostenuto dalle riflessioni del protagonista: un padre che ha a cuore l’educazione della figlia. Cronaca vivida di una vicenda grottesca che si spinge quasi oltre il limite sopportabile della normalità, e che sconfina a ruota libera nella realtà che si è costretti a vivere ogni giorno.

 

Titolo: Non dobbiamo perderci d’animo
Autore: Cortese Massimo
Editore: Montag
Collana: Le Fenici
Pagine: 74
Prezzo: € 10,00
Edizione: brossura

Massimo Cortese è un padre attento, laureato in giurisprudenza –anche se non in un’università seria come la Sapienza, fa notare con tono ironico- e impiegato in un ente pubblico, che, in questo che è un memoriale, racconta la sua esperienza come candidato al Consiglio d’istituto presso la scuola della figlia. Un’esperienza che si tramuta presto in una grottesca lotta politica con la lista avversaria, con tanto di propaganda, consiglieri di circoscrizione nominati rappresentanti di lista, programmi dettagliati. La veemenza con cui la concorrenza attua la propria campagna rasenta il paradosso e l’episodio si tramuta in uno spunto per riflettere sul tema dell’educazione, particolarmente caro all’autore. Le lettere inviate ai personaggi di rilievo e puntualmente rifiutate testimoniano il disinteresse delle istituzioni, e così Cortese sente il bisogno di parlarne, affrontando anche tematiche più delicate come il bullismo o la stessa inettitudine dei docenti e apportando anche episodi vissuti personalmente, oltre che avvalendosi di noti fatti di cronaca.

 

Il libro si compone così in tre parti: la prima dedicata alle elezioni del Consiglio d’istituto, la seconda che prosegue questo racconto laddove ci si aspettava che fosse concluso, la terza in cui sono riportate due lettere dell’autore sui temi sopracitati. La forma del libro non è quindi, come mi ero aspettata, quella di un romanzo. E’ semplicemente il racconto personale –quindi in prima persona- di un’esperienza nemmeno tanto entusiasmante, arricchito da aneddoti e da queste famose lettere.

 

Tentando di fare un’analisi dal punto di vista letterario potrei dire che lo stile è colloquiale, forse sin troppo semplice, ingenuo (ma anche “genuino”) in alcuni punti. L’autore si perde spesso in particolari irrilevanti (il capitolo XI, Una bella paura, per esempio, è del tutto superfluo) conferendo al racconto una finalità quasi provvidenziale (nel senso letterale del termine) e motivando nel capitolo IX, La mia ritrosia, la volontà di continuarlo come una sorta di cosa davanti a cui non poteva tirarsi indietro, per dovere morale o per qualcos’altro di non meglio identificato (se l’Angelo Custode aveva deciso di salvarmi ancora una volta, non potevo fare finta di nulla e incaponirmi ad oltranza nel non continuare nel racconto intrapreso).

Da questo punto di vista ci sono particolari che danno l’impressione vogliano “fare brodo”, specialmente per un libro già breve di suo (solo 53 pagine).

 

In realtà, valutare Candidato al Consiglio d’istituto come un’opera letteraria sarebbe secondo me errato. Quella di Cortese non è la pretesa di scrivere qualcosa di stilisticamente impeccabile o di avvincere il lettore con una storia memorabile, ma il suo unico intento è mettere in rilievo l’importanza di un tema troppo trascurato attraverso la propria esperienza, i propri sforzi, la propria appassionata narrazione. Da questo punto di vista Candidato al Consiglio d’istituto assume i tratti di un libro educativo, sobrio ma simpatico, schietto, vero perché frutto della realtà.

 

Questo il motivo per cui mi sembra inclassificabile, e per cui non posso conferire un voto. Non posso, cioè, dare un voto all’impegno tenuto dall’autore, né al suo stile, né alla storia in sé. E’ stato scritto per riflettere e la riflessione è fine a se stessa. La speranza dell’autore è certamente la sensibilizzazione del lettore e la presa di coscienza sull’attenzione che dovrebbe essere tributata alla fase più delicata della vita di una persona. Un messaggio che dovrebbe arrivare forte e chiaro a genitori disattenti, scuole impreparate e governi incompetenti…

 


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