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Recensione Capitan America & i Vendicatori segreti 23

Creato il 13 aprile 2012 da Morgan @ComicsSource

Ma se i testi di Brubaker sono ottimi, i disegni di Steve McNiven tolgono il fiato: il suo stile elegante, preciso e curato è meraviglioso, le scene di lotta, le pose e le espressioni dei personaggi sono tali da far sembrare tutto vero.

Con ”Capitan America & Bucky” torniamo negli anni ’40, nel mezzo del triste scenario della seconda guerra mondiale dove il solito Brubaker in collaborazione con  Marc Andreyko continuano il viaggio nei ricordi di Bucky e delle sue avventure. In questo episodio avremo il piacere di osservare il rapporto tra lui e i membri del gruppo degli “Invasori”, composto, oltre che da lui, da Capitan America, Namor, la Torcia umana originale (Jim Hammond) e Toro, dove il comportamento spaccone e sarcastico di Bucky lo porterà a commettere degli errori e di conseguenza a mettersi in cattiva luce nei confronti di Namor, ma con tanta buona volontà, il fido aiutante di Capitan America riuscirà a farsi perdonare.

Gli appassionati della Golden Age possono ritenersi veramente soddisfatti da questa serie di storie: i due autori si impegnano e danno il massimo per consentire al lettore di rivivere quell’epoca e riescono perfettamente nel loro intento, inoltre i disegni di Chris Samnee concendono ulteriormente a chi legge la possibilità di “sentire” la storia. Il suo stile è totalmente diverso da quello di McNiven, può piacere come può non piacere (a me piace), ma è perfetto per questo tipo di storie.

L’episodio dei Vendicatori Segreti è firmato per la seconda volta da Warren Ellis che ci offre un racconto che varia tra l’azione e l’horror e lascia diversi punti in sospeso e chissà se in futuro lui o qualche altro autore riprenderanno questa trama. La storia in sintesi: nell’Europa dell’est un qualcosa di non ancora riconosciuto sta lasciando una scia di morte e distruzione e il team capitanato da Steve Rogers si dirige per fermarlo. Scopriranno che questo qualcosa è un camion con fattezze mostruose capace di studiare in brevissimo tempo le opportune contromosse per affrontare coloro che osano mettersi sulla sua strada.

Interessante da notare l’uso che fa Ellis dei personaggi: invece di usare l’intero gruppo nelle sue storie è protagonista solo una parte del gruppo, l’unico elemento sempre presente è il leader che qui è accompagnato da Sharon Carte, War Machine e la Valchiria, scelta più che apprezzabile poiché in tal modo riesce ad offrire ai vari personaggi la “giusta porzione di spazio” per poterli conoscere meglio.

Ai disegni troviamo Kev Walker, buon disegnatore visto all’opera sui Thunderbolts, che mostra ancora una volta di avere molta qualità: buona rappresentazione dei corpi umani, ottimo nel realizzare atmosfere cupe e tenebrose, mezzi, armature, mostri o animali, la vignetta in cui la Valchiria sale in groppa ad Aragorn, il suo cavallo alato, è una delizia per gli occhi, ma ritengo che abbia un solo difetto: i volti, specialmente quelli femminili. Sharon Carter e la Valchiria sembrano due gemelle che differiscono solo dall’acconciatura dei capelli, hanno le stesse labbra, leggermente enormi, lo stesso naso e gli stessi occhi.

Chiude l’albo la seconda parte della storia che vede protagonista Falcon: l’eroe alato deve ritrovare il figlio di  una  sua amica. La storia di Rob Williams coi disegni di Rebekah Isaacs riprende un cliché e tematiche viste in passato ovvero le degradanti condizioni  dei quartieri in cui vivono prevalentemente persone afro-americane. Il ritratto di queste persone è sconfortante, sembra che quasi tutti gli abitanti non abbiano speranze, che siano dei malviventi e che non sia possibile far qualcosa per modificare questa situazione, solo alla fine della storia appare un debole filo di speranza.

 

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