Autore: Marissa Meyer
Editore: Mondadori
ISBN: 9788804616788
Numero pagine: 394
Prezzo: 17 euro
Voto:
Trama: In un futuro lontano la Terra è divisa in sei grandi regni. Cinder è una ragazza metà umana e metà cyborg. Non ha ricordi della sua infanzia mentre il suo futuro sembra scritto: il lavoro da meccanico al mercato, una matrigna e delle sorellastre da sopportare, qualsiasi sogno da soffocare. Eppure quando per caso incontra il principe Kaito, erede al trono del regno, qualcosa in lei si accende. Ma può una cyborg sognare una vita normale? Intanto il mondo è invaso da un’epidemia e l’unica ad avere l’antidoto è la splendida ma malefica Regina di Luna: con il suo sguardo magico e letale riesce a controllare le menti. Ma il prezzo da pagare per la salvezza del mondo è troppo alto.
Recensione: Prima di partire in tromba con la recensione, dico subito che ho dato 4 stelline sulla fiducia, perché nelle ultime dieci pagine ho scoperto che questo libro è una saga (già la dicitura “cronache lunari” in copertina avrebbe dovuto darmi qualche indizio, ma tanté). In realtà ne avrei date 3, ma voglio concedere il beneficio del dubbio alla Mayer.
Ve la ricordate Cenerentola? Sì, proprio quella della favola. Quanti film, quanti libri, quanti diavolo di remake abbiamo visto di questa e mille altre fiabe? Fin troppi, eppure non perdono mai il loro fascino.
Cinder l’ho comprato al Lupo Rosso grazie ai miei buoni, attratta principalmente dalla bellezza della copertina (si sa, come tutte le femmine sono attratta dalle cose che luccicano). L’ho letto in circa tre ore in una domenica pomeriggio di marzo ed eccomi qui a recensirlo a mente fredda.
Come dicevo all’inizio, ho dato a questo libro 4 stelle sulla fiducia (non 3 e mezzo perché poi Ewan si arrabbia e si impalla quando carica le reccy su aNobii), anche se in realtà ne meriterebbe tre. Perché? Per lo stile.
Cinder è una rivisitazione futuristica di Cenerentola, di cui ci sono tutti gli elementi: il principe, la matrigna, le sorelle… ma in questo caso Cinder è una cyborg e di mestiere fa il meccanico, i topini sono degli androidi e una delle sorelle è un’adorabile mocciosa che muore a metà libro. Come mai muore? Perché in pieno filone di Hunger Games non potevano certo mancare gli elementi distopici (che muoiono anch’essi a due terzi del libro in realtà).
Ci sono tutti gli elementi di critica sociale che ci si aspetta: la storia è ambientata dopo la Quarta Guerra Mondiale a Nuova Pechino, capitale del Commonwealth orientale, un’enorme e gigantesca metropoli nella quale i cyborg sono l’ultima ruota del carro e trattati alla stregua di servi. Vengono scelti come “volontari” per la cura di una malattia diffusa a causa dell’inquinamento: la letumosi, una sorta di peste bubbonica piaga della società. In realtà si scoprirà che questa malattia è stata importata dai “Lunari”, ovvero coloro che abitano sulla Luna e da essa sono fuggiti sulla terra nonostante fosse vietato.
E’ infatti dalla Luna che arriva la minaccia più grande: i Lunari sono in grado di manipolare la bioelettricità degli esseri umani per convincerli di ciò che vogliono. Una pratica molto carina sul satellite, ma decisamente non sulla Terra.
In tutto questo Cinder è un meccanico che lavora al mercato di Nuova Pechino e si arrabatta per portare a casa quei pochi soldi per mantenere la sua “famiglia”: la matrigna (o tutrice legale) Adri, la sorellastra più grande Pearl e l’adorabile Peony, quella che schiatta.
Ha un piede di ferro, due mani di ferro, un cuore di silicone, un grazioso sistema neurale interno che la fa funzionare a dovere nonostante le debolezze del resto del suo corpo umano. Veniamo infatti successivamente informati che Cynder è ferraglia per il 36,5%, wow!
Un giorno al mercato si vede arrivare niente meno che il Principe Kaito in persona, che le butta un androide sul bancone e inizia subito a fare il tacchino. Cinder, che del principe importa tanto quanto una cicca usata (ebbene sì, non è una melensa storia d’ammmmore grazie al cielo) nasconde immediatamente di essere un cyborg e accetta il lavoro. Ovviamente.
Dato che non può dire che il grande e strafico principino il cui padre sta morendo per la letumosi le ha affibiato un lavoro, Cinder deve nel frattempo interfacciarsi con la matrigna, che è doverosamente simpatica come una spina in quel posto, così come la sorellastra Pearl, che non brilla certo per intelligenza e simpatia. L’unica a tirarle su il morale rimane Peony, che accompagna Cinder in discarica per trovare dei pezzi e scopre di essere ammalata di letumosi e immediatamente trascinata via dai medi androidi.
La storia poi torna a seguire le classiche orme di Cenerentola, con Cinder che in realtà vuole fuggire perché la matrigna l’ha letteralmente venduta al Programma di Cura della letumosi che prende solo cyborg, perché sono inferiori. Il dottor Earled, che si occupa di ciò, ci farà scoprire che – magia magia! – oltre a essere un cyborg, la povera Cinder è una Lunare, praticamente non avrà mai più una vita.
Il libro si conclude con uno scontro di venti righe tra Cinder e la Regina dei Lunari. Scontro è una parola MOLTO grossa, visto che non è altro che un faccia a faccia che fa correre via Cinder dimenticandosi un piede. Il tutto un po’ MEH, ma tutto sommato gradevole.