Libri di John Green recensiti: Cercando Alaska ♦ Teorema Catherine ♦ Città di carta
“..Da quassù non vedi la ruggine, la vernice scrostata, ma capisci che razza di posto è davvero. Vedi quanto è falso! Non è nemmeno di plastica, persino la plastica è più consistente. È una città di carta. Guardala Q: guarda quei viottoli, quelle strade che girano su se stesse, quelle case che sono state costruite per cadere a pezzi. Tutte quelle persone di carta che vivono nelle loro case di carta, che si bruciano il futuro pur di scaldarsi. Tutti quei ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in qualche discount di carta. Cose sottili e fragili come carta. E tutti altrettanto sottili e fragili. Ho vissuto qui per 18 anni e non ho mai incontrato qualcuno che si preoccupasse delle cose che contano davvero.”Tutto scorre liscio fino al mattino, fino a quando i due giovani rientrano in casa, di nascosto dai genitori..o meglio, Quentin rientra, mentre Margo scompare. Il giorno dopo la loro lunga notte di follie a fin di bene, nessuno sa cosa sia successo alla giovane: scomparsa..fuggita, probabilmente, per motivi a tutti sconosciuti. Così, mentre entra in campo la polizia, anche Quentin pianifica le sue ricerche sulla base di piccoli indizi lasciati da Margo apposta per lui. Indizi che nessun'altro può comprendere e che porteranno il nostro protagonista a vagare dentro e fuori la città, nel tentativo di comprendere frasi di poesie sottolineate ed indizi lasciati su siti web. E' sicuro che sia Margo a lasciare queste piccole briciole di pane per lui, perché vuole che lui la trovi..eppure comprenderla non è così facile. E non lo sarà neanche quando il grande mistero che avvolge la sua amica verrà finalmente svelato..
“Ognuno all'inizio è una nave inaffondabile. Poi ci succedono alcune cose: le persone che ci lasciano, che non ci amano, che non ci capiscono o che noi non capiamo e ci perdiamo, sbagliamo, ci facciamo male, gli uni con gli altri. E lo scafo comincia a creparsi. E quando si rompe non c'è niente da fare, la fine è inevitabile. Però c’è un sacco di tempo tra quando le crepe cominciano a formarsi e quando andiamo a pezzi. Ed è solo in quel momento che possiamo vederci, perché vediamo fuori di noi dalle nostre fessure e dentro gli altri attraverso le loro. Quand'è che noi ci siamo ritrovati faccia a faccia? Non prima di aver guardato dentro le nostre reciproche crepe. Prima di allora stavamo solo guardando le idee che avevamo dell’altro come se stessimo osservando una tenda dalla finestra e mai la stanza all'interno. Una volta che lo scafo va in pezzi, però, la luce entra. Ed esce.”John Green è uno di quegli autori che ha il potere di scavare dentro l'animo del lettore e tirare fuori le sue emozioni più profonde. E' incredibile come, ogni qual volta, riesca a far leva su situazioni apparentemente 'quotidiane' per sollevare riflessioni molto profonde sulla vita, sulle persone, sull'essere umano..Il suo stile è sempre lo stesso: semplice ma che va dritto al punto. Senza troppi giri di parole ci mostra le incertezze, nude e crude di una realtà che ogni giorno si modifica sulla base delle scelte che facciamo e che ci lascia a navigare in un mare di dubbi e di 'se'. A differenza di "Cercando Alaska" però, non siamo davanti ad un romanzo particolarmente nostalgico, anzi, la storia è una continua corsa costellata di dialoghi divertenti e riflessioni da moderni Sherlock Holmes. Solo quando Quentin si ferma a pensare a Margo, si avverte sotto la pelle lieve pizzicore, come un brivido che scuote il cuore del lettore e che, accanto alla curiosità di scoprire dove si è nascosta la ragazza, fa nascere una sorta di istinto di protezione verso i ragazzi, come se fossimo dei bravi fratelli e sorelle maggiori che ascoltano e comprendono i turbamenti dell'adolescenza.
Non a tutti piace leggere libri che trattano della vita di tutti i giorni e, sempre più spesso si cerca di trovare rifugio tra quei libri che ci trasportano in mondi distopici, fantasy o storici, insomma, il più lontano possibile dalla vita quotidiana. Eppure, John Green è maestro proprio nel raccontarsi una quotidianità talmente reale che non ci lascia il tempo di cercare rifugio da un'altra parte. Il mondo è lì, tra quelle pagine, solo che le metafore ce lo fanno vedere sotto un'altra luce..e ci passa la voglia di fuggire. Ci accomodiamo e lasciamo che Green ci presenti i suoi eroi di tutti i giorni, in modo che diventino anche i nostri..almeno per la durata del romanzo.
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