[Recensione] Claude Glass di Marco Saverio Loperfido

Creato il 27 ottobre 2014 da Lafenicebook @LaFeniceBook
Buona giornata cari Lettori!Oggi parliamo di un bell'esordio di un autore italiano...

Sebastiano e Robert, l’uno fotografo del 2000, l’altro paesaggista del 1700, sono i protagonisti di un magico carteggio che si snoda attraverso i secoli. Un epistolario di lettere e impressioni sul mondo che fu e su quello che sarà, attraverso il quale i due giovani impareranno a scambiarsi le anime e a modificare se stessi, sullo sfondo di un amore sconfinato per il paesaggio che sembra accomunarli nel cuore come nelle considerazioni. 
Sebastiano e Robert sono due personaggi presi dall’inganno e dal bisogno di identificazione. Hanno bisogno di sentirsi simili anche a distanza di 200 anni; “camminano” in un tempo così distante, eppure non uniforme né statico in questa distanza. Sono rette parallele che non si incontrano ma influenzano la direzione l’una dell’altra. Sono uguali perché lo avvertono come bisogno, sono diversi perché lo rivendicano. Sono, dunque, dei veri amici. Ma qual è il motivo per cui i due riescono a dialogare nel tempo? E a che scopo?

Il Claude Glass era uno di quegli specchietti che gli artisti si portavano dietro e usavano nell'accingersi a disegnare e dipingere paesaggi. Da questo oggetto deriva il titolo di questo romanzo epistolare, che narra lo scambio di lettere tra Sebastiano, che vive nel 2012 e Robert, giovane aristocratico del 1792, in viaggio attraverso l'italia durante il suo Gran Tour.
Lo scambio di lettere tra i due nasce con qualche diffidenza, nessuno dei due riesce a credere di parlare ad un rappresentante del passato/futuro. Ma pian piano i due diventano amici e tra confidenze e consigli discutono sugli inevitabili cambiamenti  apportati al mondo, e all'Italia in particolare, nel futuro...
Lo spunto narrativo è davvero interessante ed originale, uno scambio di lettere che attraversa i secoli e permette a Sebastiano e Robert di dialogare!
Ho apprezzato molto questo breve romanzo, perchè nella sua brevità è ricco di spunti di riflessione, spinge a riflettere sulla validità del progresso,sull'impatto che ha avuto sui nostri territori e sul fatto che siamo sempre spinti a credere che il passato sia migliore del presente, ma forse lo facciamo solo perchè non lo abbiamo vissuto in prima persona! Oppure l'uomo ha davvero esagerato e con la sua smania di progresso ha devastato il mondo che lo circondava? Questi sono solo alcuni dei quesiti proposti dall'autore e voglio concludere la recensione proprio con le sue parole, che credo racchiudano un po' una realtà quanto mai evidente...
"Hanno stuprato il passato, lo hanno rinnegato, ce l'hanno tramandato alterato di modo che non potessimo amarlo. Hanno sacrificato e continuano a sacrificare tutto in nome del futuro, in un'ansia di crescita che è solo fretta e disperazione. L'uomo è un cancro e io sono un uomo purtroppo..."Baci...

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