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[Recensione] Coincidenze d’inverno di Cristiano Mocciola

Creato il 25 settembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Coincidenze d’inverno di Cristiano MocciolaTitolo: Coincidenze d’inverno
Autore: Cristiano Mocciola
Editore: Montag
ISBN: 9788897875147
Numero pagine: 148
Prezzo: € 15,00
Voto:[Recensione] Coincidenze d’inverno di Cristiano Mocciola

Trama:
Tecla e Valentino. Protagonisti di una storia unica, impareranno a conoscere loro stessi e a comprendere il significato del dono più grande che ci è stato fatto: quello dell’amore. A gestire le fila della storia c’è la vita, che mette alla prova la capacità di resistenza e la caparbietà di entrambi. E sarà sempre la vita che si svelerà in tutta la sua potente bellezza al termine di mille disavventure, dolori e sofferenze. Ma l’amore ripaga sempre coloro che con totale fiducia gli si concedono.

Recensione:
Devo dirlo? Non vedevo l’ora che la lettura finisse.
Un libro si può definire “bello” quando è scritto bene, quando dà qualcosa al lettore e quando fa perdere il senso della realtà mentre si legge. Dietro a un libro ci dovrebbe sempre essere un accurato labor limae, che coinvolga lo stile e i contenuti, cosa che sempre più spesso manca, dato che in Italia sta purtroppo prendendo sempre più piede la cultura del “ho scritto un libro e me lo stampo” o “ho scritto un libro e pago per pubblicarmelo”. Così com’è.
Sono rimasto perplesso: non è la prima volta che mi imbatto in un testo edito da Montag e che trovo alcune anomalie sospette, ma in questo caso la cosa è plateale: cosa è successo a questo libro?
La trama è esile, inconsistente, talmente piena di stereotipi che già dalle prime pagine si intuisce benissimo dove si andrà a parare. Diciamocelo: due ragazzi si conoscono via internet, si fidano immediatamente e ciecamente l’una dell’altro e mettono da parte tutti i loro problemi affrontando insieme ogni difficoltà della vita… Con un bel finale da “e vissero felici e contenti” stucchevole e banale, magari? Queste non sono le tanto osannate coincidenze del titolo, sono prototipi narrativi triti e ritriti.
Su tutto domina la presenza del narratore, che invece di lasciare agire i personaggi in una dimensione psicologica in evoluzione non fa che spiegare con fare cattedratico tutti i loro pensieri, con un’irritante frequenza di frasi sullo stile del “pensava che”, “aveva fatto questa cosa perché voleva arrivare a quest’altra” e “decise di”. Con il risultato che i protagonisti si riducono a figure prive di spessore mosse solo dal comando narrante.
E poi, la gravissima pecca che ha affondato del tutto una storia già debole: la lingua italiana.
L’editing manca totalmente, cosa spiacevole ma mai quanto lo scempio dell’italiano di base che sono stato costretto a leggere più volte a pagina: “gli” usato per tutti i personaggi femminili e per tutti i plurali, abomini come “che te frega” e “gli ho detto a lei” non si contano nemmeno, punteggiatura completamente stravolta, punti di vista che slittano da una parte all’altra senza nemmeno specificare chi sta agendo in quel momento.
D’accordo: io sono un purista, puntiglioso fino all’eccesso, e chiunque abbia letto altre mie recensioni sa benissimo che nove volte su dieci trovo di che lamentarmi più dell’editing di un libro che della trama; ma qui si va ben oltre, tanto che mi sono chiesto ogni altra pagina come fosse possibile dare alle stampe un testo in queste condizioni.
Non è questa la sede per scatenare un dibattito sulla malaeditoria, tuttavia viene spontaneo chiedersi quali siano state, in questo caso, le modalità di pubblicazione. Possibile che tra il file sgrammaticato e il romanzo messo in vendita non ci sia stato alcun lavoro intermedio?
E soprattutto: possibile che nessuno ancora si sia reso conto del massacro linguistico in atto?


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