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Recensione: "Common"

Creato il 03 settembre 2014 da Giuseppe Armellini

presenti spoiler
Ormai che il cinema inglese (persino, come in questo caso, quello "televisivo") sia di livello altissimo lo stanno scoprendo tutti.
Anche nel mondo imperante delle serie Tv i sudditi sono all'avanguardia, c'è poco da fare.
Unì'altra certezza di questo cinema, specie negli ultimi 1o anni, è l'assoluta fissazione con la tematica delle delinquenza giovanile.
Potrei citare come esempi massimi, uno di genere l'altro meno, l'immenso Eden Lake o il This is England del grande Meadows ma davvero, se avessi voglia di fare un'analisi approfondita ci metterei pochissimo ad arrivare ad una ventina di film sull'argomento.
Perchè nel Regno Unito, pare come da nessun'altra parte, il cancro della gioventù sbandata e violenta sembra essere ormai in piena metastasi.
In realtà non specificatamente di giovani violenti parla questo superbo Common, gioiello della BBC pari o superiore a qualsiasi film assimilabile per argomento uscito nel grande schermo.
Ma è la Joint Enterprise (o Common Purpose, da qui il titolo) la vera protagonista del film.
Ovvero un'abominevole legge (solo inglese credo, e di 300 anni fa...) che in caso di omicidio in cui è coinvolta una "gang" fa condannare tutti, anche se ad uccidere fosse stato solo uno e gli altri non avessero minimamente aperto bocca o mosso un dito.
"Basta un cenno di intesa" dice il poliziotto.
Si trova invischiato in questa inumana e fantozziana legge il giovane JohnJo, un 17enne colpevole soltanto di aver accompagnato, o almeno così lui credeva, 3 amici a mangiare una pizza.
Dentro la pizzeria uno dei 3, lui sì vero delinquente, impazzisce.
E uccide un ragazzo che ha solo avuto la sfortuna di essere lì e, a detta del viscido omicida, averlo guardato male.
Saranno condannati tutti e 4 per la Joint Enterprise.
Johnjo, tra l'altro, nella pizzeria nemmeno ci è entrato.
Non cambia nulla, quella legge li prende tutti.
Ora, tralasciando le incredibili, interessantissime e doverose analisi su tale legge, Common è comunque di per sè un grandissimo prodotto.
Recitato da Dio, pieno di dialoghi quasi stupefacenti per intensità e verosimiglianza, girato bene, raccontato meglio.
Insomma, un piccolo miracolo.
E' quasi sorprendente come senza usare trucchetti (è vero, c'è una bellissima colonna sonora abbastanza emotiva, ma solo quello) Common riesca a mantenere per tutta la sua durata un'intensità e una capacità di empatia davvero altissima.
Ci si trova a commuoversi, indignarsi, emozionarsi e interessarsi senza che il film non faccia altro che raccontare, in un modo molto onesto e veritiero, l'incredibile odissea che possono passare i ragazzi coinvolti in questa legge.
E non solo loro, anche le loro famiglie, specie quella di Johnjo, che vede concretamente la possibilità che il loro straordinario figlio (timido, onesto, persino malato emofilico) rischi l'ergastolo per non aver fatto assolutamente nulla.
Ma nulla eh.
E qui non ci sono esagerazioni o voglia di raccontare un caso limite il più cinematografico possibile, no, qui davvero quella legge ti mangia e ti inghiotte per sempre.
Senza dimenticare poi la famiglia del povero ragazzo morto (a proposito, vedere solo nel finale il flash back dell'omicidio, girato benissimo, ce lo fa vedere così buono e innocente da gridare di rabbia) che, stravolta dal lutto, cerca un difficile e lentissimo riavvicinamento (il padre andò via) stando il più lontana possibile dalle faccende giudiziarie o di "vendetta".
Come detto gli attori sono di altissimo livello (Johnjo, il grassone teppista omicida, le due madri, un giudice, ma tutti, davvero), i dialoghi raggiungono quasi il mimetismo sociale per verosimiglianza (che bello quello tra i due genitori davanti la camera mortuaria, o quello di "famiglia" a casa di Johnjo oppure, per me il migliore, lo straordinario sfogo sulla Joint Enterprise della zia di Johnjo sulla porta di casa) e anche la parte che poteva risultare più noiosa o di maniera, quella del tribunale, è gestita, per tempi e scrittura, perfettamente.
Resta incredibile il fatto di rendersi conto che tutti sanno dell'innocenza assoluta di questi ragazzi ma in nome della legge li condannino lo stesso, senza nemmeno una scusa o un pentimento.
In che paese civile può accadere questo?
Si arriva persino al paradosso per cui, per evitare la Joint Enterprise, i ragazzi accettano sì una pena minore, ma di fatto ancora peggiore perchè non più "trattabile" e con l'umiliazione di essersi dichiarati colpevoli.
Ma il finale più bello e vero non poteva che essere quello, le due madri che si incontrano.
Che si capiscono
Che si abbracciano.
E leggono una lettera che strappa il cuore, una lettera in cui a costo di trovarsi per forza una colpa si individua quella di esser nati.
Se mai, e sicuramente sarà esistito, esiste un Johnjo vorrei dirgli che gli voglio bene.
E che davvero nel mondo non ci sarà la giustizia.
Ma persone speciali sì.
( voto 8 )

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