
Se il paese ha perso l'anima, qua la ristrutturazione ha mantenuto l'aria rustica e la cucina è tipicamente bresciana, ma con spunti d'innovazione senza dimenticare il pesce del Garda. La Mirleta è una vecchia cantina in passato prima appartenuta a una famiglia di Conti, poi ritrovo serale di lavoratori dei campi per bere un buon bicchiere di vino.Oggi è un rinomato e intimo ristorante.
L’interno del locale è diviso in tre ambienti. All’ingresso ci sono grandi botti in cemento bordate di rame di fronte alle quali è posizionato un lungo frattino con panca e nella sala principale trovano posto una decina di tavoli; i soffitti con volta a botte sono quelli tipici delle cantine come il bel pavimento in cotto rustico. In fondo, oltre il pesante cancello c'è una zona sopraelevata che ospita un unico intimo tavolo per due. Lì ci sediamo. All’esterno, per tempi migliori, una suggestiva terrazza coperta ospita un'altra decina di tavoli e un bel giardino pensile scoperto, dove nel mezzo trova posto un unico tavolo ambito nella stagione più calda.

Piove, i clienti sono pochissimi. I tavoli liberi tanti, scegliamo quello là in fondo, quello alto, intimo, riservato. La cameriera ci appende i cappotti e torna con menù e carta dei vini. Il primo varia tra carni e pesci dove la tradizione si innova con nomi importanti, la seconda è ampia, ma a me piace bere quello che la terra produce e qua produce Groppello. Nell'attesa della nostra scelta arriva subito il cestello del pane, ben fornito di buoni prodotti.
Gli antipasti sono una decina e noi scegliamo:- Culatello di Zibello e salame nostrano, con ortaggi sott’olio di nostra produzione e focaccina calda all’aceto balsamico e parmigiano reggiano: buoni salumi, buona la focaccina, ma un poco dura.

Tra un bicchiere e la decisione di saltare i primi, passiamo ai secondi. Ce ne sono di pesce di lago e di pesce di mare, poi ci sono le carni:- Millefoglie di fegato di vitello e cipolle fondenti con salsa leggera alla senape di Digione: se vi piacciono il fegato e le cipolle, è il vostro piatto. Le interiora ben preparate si sciolgono in bocca sulle note piccantine della senape.- Guanciale di bue al Groppello cotto a bassa temperatura con pure di ceci: un piatto nostrano, oggi decisamente poco presente nelle cucine moderne. Morbido, ben si abbina alla purea.
Al dolce, stanchi del cioccolato dei giorni precedenti, con la pancia piena per la cena, decidiamo di chiudere con una unica porzione da condividere di qualcosa di leggero, ma pur sempre al cucchiaio:- Timballo di ananas, con mele , cocco e salsa al frutto della passione: ben composto con frutta fresca e con la salsa a quel gusto unico che è quello del frutto della passione.
Non ricordo i prezzi divisi (ho smarrito la ricevuta), ma ricordo l'attento servizio, il buon lavoro fatto ai fornelli da Paolo Bagnatica e il bel ambiente. Mangiarvi è un piacere, perché, se al palato non bastasse la soddisfazione, al muro ci sono anche degli affreschi a tema enoico, così, giusto per l'occhio.
Il Groppello 14 euro, i due coperti 6 euro. Il totale 90 euro.
PS Le foto sono di un mio servizio dell'estate 2008.