Autore: Aidan Chambers
Editore: Rizzoli
Traduttore: Giorgia Grilli
ISBN: 9788817024259
Num. Pagine: 325
Prezzo: 16,00€
Voto:
Trama:
Strano hobby, la Morte, per un ragazzo di sedici anni. Strana convinzione, quella che l’amicizia sia una scatola di fagioli magici. Poi ci sono le sue ginocchia troppo basse che odia, la scuola da tenere o lasciare, un padre poco democratico, una madre troppo fragile. All’improvviso arriva Barry, una barca a vela gialla al posto del classico cavallo bianco e una voglia trascinante di gustarsi la vita in ogni istante.
Recensione:
Qualcuno di non meglio identificato ha specificato nella scheda su Goodreads che questo libro ha un’età di lettura che parte dai 13 anni. Parere mio: fatelo leggere a un ragazzino di 13 anni e non ci capirà una fava.
Non tanto per l’argomento, quanto per il surrealismo dello stile che impregna la trama, e che si profonde in diversi modi di dire tipicamente inglesi, ellissi di parole e allusioni che svicolano su piani ben più profondi di quelli che possono apparire in superficie.
Danza sulla mia tomba è una storia strana, bizzarra, un po’ onirica dove il protagonista, Hal, è un ragazzino con passioni che lo rendono diverso dai compagni. È introspettivo e ha difficoltà a inserirsi in un contesto, è immerso fino al collo nella fase in cui sta cercando se stesso nel mezzo di tutti i dettagli e le controversie della crescita, e nel mentre incontra Barry, giovanotto più grande di lui, apparentemente più adulto di lui, talmente diverso da lui da rendersi un faro nella notte.
Il coinvolgimento arriverà, anche se in questo romanzo tutto è velato come una patina di salsedine, pertanto è necessaria una lettura complessa, attenta per comprendere davvero. Una storia forse come tante, raccontata con un po’ di follia e con una malinconia che fa piangere il cuore, ma che strappa anche un bizzarro, colpevole senso di bellezza nei pressi del finale.
Sarò sincera: lette le prime pagine ho storto il naso. Come ho detto la narrazione non è proprio immediata, e occorre un po’ prima di riuscire a penetrare per bene nel background. I protagonisti hanno un che di assurdo e iperbolico, ma una volta entrati nella loro ottica si impara ad apprezzarli (anche se non perdonerò mai Kari, mai), e al giro di boa si comprendono anche alcune dinamiche che all’inizio erano state solo abbozzate.
Si parla di amicizia, si parla d’amore, si parla di una fedeltà che non ha un nome preciso e che travalica la vita e la morte, si parla di fiducia e di responsabilità.
Mi è piaciuto il tono con cui è stato scritto il libro: discreto nella sua drammaticità, ironico nei momenti giusti, mai alla ricerca del tragico assoluto per far scivolare a tutti i costi la lacrima. Nudo e crudo, essenziale e onesto.
Lo consiglio? Sì e no. È un’opera particolare, da sorbire lentamente e con riflessioni a fare da cornice, che racconta una vicenda forse come tante altre, ma in maniera unica.
Solo per chi pensa di essere all’altezza.