Con questo articolo diamo avvio alla collaborazione con Marco Fasol, docente di Storia e Filosofia presso un liceo classico e scientifico di Verona. E’ autore di Il Codice svelato. Le fantasie del Codice da Vinci e la realtà storica (Fede e Cultura 2006) e “I vangeli di Giuda. Le verità nascoste dei vangeli apocrifi“(Fede e Cultura 2007). L’autore offre qui sotto una presentazione del suo nuovo libro: “Eros greco e amore cristiano“ (Fede e Cultura 2011)
di Marco Fasol*
*docente di storia e filosofia
Come possiamo spiegare all’uomo d’oggi, ai giovani in particolare, che il cristianesimo viene da Dio? Questa è la domanda da cui sono partito per scrivere questo libro. Ne ho parlato tante volte a scuola con gli studenti ed ho visto che l’argomento più importante per la maggior parte di loro era proprio quello del nuovo modo di amare portato dal cristianesimo. Forse proprio la rivelazione centrale del Vangelo, quella sul primato dell’amore di Dio e del prossimo, è la prova più convincente dell’origine divina della nostra fede.
Perché? Perché l’amore cristiano è così sconvolgente e diverso dalle nostre aspettative e concezioni umane, che non può venire da un uomo. E’ così controcorrente da sembrare quasi impossibile, ad una prima analisi. Per spiegare questa affermazione ho iniziato il discorso presentando l’amore dell’umanità pre-cristiana, che ha il suo vertice nell’eros greco. Il mondo greco ha descritto magnificamente, soprattutto nell’arte poetica e nella riflessione filosofica platonica, quella forza potentissima che ci porta all’innamoramento, che ci entusiasma e ci fa desiderare la persona amata. La prima parte del saggio riporta le pagine bellissime della poesia greca e dei dialoghi platonici sull’eros, non senza trascurare le considerazioni filosofiche di Aristotele e delle filosofie ellenistiche. A questo punto ho iniziato a descrivere la novità portata dall’amore cristiano che, pur innestandosi nella natura umana con tutto il suo carico di passione, introduce tuttavia una nuova prospettiva. Al punto che in tutti gli scritti del Nuovo Testamento non viene mai utilizzato il termine eros, sostituito con il termine “agape” , molto frequente nei vangeli e scelto per indicare un nuovo concetto. L’agape denota infatti un sentimento donativo, altruistico, capace di sacrificarsi per la realizzazione dell’altro e disponibile al perdono.
Quell’attrazione per la bellezza che caratterizzava l’eros, viene rivestita di uno scopo che non è più solo egocentrico, ma si estende al desiderio di servire l’altro o l’altra, riempiendo così non solo il proprio vuoto interiore, ma anche quello altrui. L’agape diventa dunque un servire, un donarsi per la piena realizzazione dell’altra o dell’altro. E la rivelazione ancora più sconvolgente è che Dio stesso è Agape, è la fonte di questo amore donativo, al punto che viene invocato come Padre nostro, come Colui che ci dona la vita e ci ha inviato il Figlio per servirci. I racconti delle parabole e la preghiera qualificante del cristiano diventano il tema centrale del Nuovo Testamento. La rivelazione della Paternità di Dio ha segnato l’irruzione nella storia di questa “agape” che ha sconvolto la prospettiva delle nostre relazioni affettive, sostituendo il dominio e l’asservimento con il servizio e il rispetto della pari dignità dell’altro. Questa novità non si configura tuttavia come un’eliminazione dell’eros. Quest’ultimo viene riconosciuto ugualmente come una forza della natura che ci permette di realizzare noi stessi. E’ l’inizio dell’amore. L’agape cristiana ne estende le finalità, intese come servizio o donazione altruistica. Senza questa finalità, l’eros scivolava facilmente nel dominio e nel possesso egocentrico. La storia antica è piena di questi deragliamenti. Eros ed agape non sono separati e disgiunti, ma si fondono insieme nelle nostre scelte quotidiane e concorrono alla costruzione della nostra personalità. Sono come due sorgenti che confluiscono nella corrente sempre nuova della vita di ciascuno.
La parte conclusiva permetterà al lettore di verificare, alla prova della storia, come la nuova prospettiva si sia diffusa nei primi secoli del cristianesimo ed abbia a poco a poco trasformato l’impero romano e poi, lungo i secoli, tutta la civiltà occidentale. La ricerca storica più recente ha permesso di appurare come nonostante le persecuzioni di tre secoli, il cristianesimo si sia affermato come vincente anche per questa nuova visione dell’amore, capace di unire alla dimensione dell’eros anche quella donativa ed altruistica di servizio a chi si trova nel bisogno. Questa nuova solidarietà verso i più deboli, soprattutto nei momenti drammatici delle epidemie, carestie e guerre, ha segnato la differenza tra vecchio e nuovo. Proprio l’agape, la solidarietà fraterna, anche a rischio del contagio, ha permesso ai cristiani di sopravvivere in misura molto più consistente alle epidemie, rispetto ai pagani. A ciò si devono aggiungere, per spiegare il progressivo trionfo del cristianesimo, altri aspetti importantissimi dell’amore cristiano: la valorizzazione della donna, la difesa dei diritti dell’infanzia, la liberazione dalla violenza dello schiavismo e dei giochi gladiatori, l’affermazione della dignità infinita di ogni essere umano. Il Cristianesimo ha restituito così alla nostra civiltà il suo volto veramente umano.