… perché ridere fa davvero bene alla salute!
Ammettiamolo, tutti abbiamo delle piccole abitudini, fissazioni o rituali che ci accompagnano nei gesti quotidiani. Da chi non ama volare, prendere un autobus o la metropolitana a chi non si trova a suo agio negli spazi aperti, chiusi o affollati. Che sia per tradizione familiare, per scaramanzia o per vera e propria fobia, poco importa. Alla fine ogni persona ha le sue manie e sono tutte valide, non esiste una migliore o peggiore. Certo è che essere ipocondriaco qualche problemino di relazione può crearlo e se la fissa va oltre il lieve accenno, allora la vostra vita (e quella di chi vi circonda) ne subirà qualche ripercussione.
È quello che succede a Romain Faubert (Dany Boon), quarantenne fotografo per un dizionario medico online, che vive per lo più in una stanza in compagnia di ammalati da immortalare e farmaci da (non) provare. Non stupisce quindi che l’uomo sia piuttosto solo, senza una compagna o una famiglia. L’ambiente in cui trascorre la maggior parte del tempo non è d’aiuto e il risultato è che Romain ha una vera e propria ossessione per le malattie al punto da svenire quando la gente gli si avvicina troppo e cerca il contatto fisico.
Dopo l’ennesimo tracollo, la notte di Capodanno durante il veglione a casa di Dimitri, il suo medico di base (l’unico che si è preso a cuore le sue paranoie), Romain inizia a invadere la vita del povero dottore, il quale, stremato, decide di passare alla c.d. “terapia d’urto”: trovargli una donna e fargli toccare con mano il vero dolore! Due obiettivi molto ambiziosi per chiunque, in particolar modo per il nostro campione di nevrosi. Inizia così una commedia degli equivoci che con il passare del tempo si arricchisce di azione e sentimento con un brio e una sobrietà che ci sorprende.
Dany Boon, il protagonista di “Giù al Nord” torna sugli schermi con una commedia e punta sull’auto-ironia (pare, infatti, che il racconto prenda spunto dalla sua reale mania e dal suo rapporto col medico personale) vincendo la scommessa. La commedia è brillante, spassosa, mai noiosa grazie, appunto, a quelle piccole virate che arricchiscono un film, inizialmente intelligente ma buffo, di movimento e romanticismo. E tutto funziona così bene che in sala la gente pensa solo a divertirsi ed esce soddisfatta.
Ogni maniaco, depresso, o schizzato vero, probabile, presunto o fasullo si sentirà una persona normale e si caricherà di speranze, perché il nostro Romain, oltre ad essere simpatico, si fa voler bene, è buono d’animo e alla fine trova la quiete vincendo su tutta la linea. Una vera iniezione di speranza per quelli che non vedono la luce in fondo al tunnel. Tutto si può esorcizzare, iniziare a gestire e, trovando la leva giusta, anche superare!
La commedia di Boon è la classica opera che fa bene all’animo: dopo giornate impegnative, quando la stanchezza fisica e mentale si fa sentire, vedere questa pellicola ci mette in pace. Ci immedesimiamo, ci rincuoriamo e non pensiamo a null’altro che a distrarci. Quel che si dice… fantastique!
Vissia Menza