Dopo tanto tempo eccomi qui a scrivere un altra recensione, mi scuso con tutti voi per l’assenza ma tra lavoro e
studio il tempo per la lettura si riduce.
Oggi scriviamo una recensione sull’ultimo libro di Banana Yoshimoto; “a proposito di lei” editto dalla Feltrinelli, la trama racconta di due cugini; Shoichi e Yumiko, figli di sorelle gemelle che, pur essendo stati molto legati da bambini, per anni non si erano più frequentati. Si ritrovano quando Shoichi, eseguendo le ultime volontà della madre, va a trovare Yumiko,
rimasta orfana di entrambi i genitori, per prendersi cura di lei. La donna soffre di un grave problema di memoria
che le impedisce di ricordare il proprio passato. La sua vita trascorre solitaria e senza scopo in una specie di
limbo separato dalla realtà. Shoichi, con affetto e pazienza, riesce gradualmente a risvegliare la sua memoria, ma
assieme ai ricordi riaffiorano rivelazioni drammatiche. Yumiko rivive un trauma terribile subito da bambina, fino a
quel momento rimosso: un efferato omicidio compiuto dalla propria madre. Grazie a questa scoperta la nebbia si
dirada e il passato le appare per la prima volta chiaro. Ma la discesa negli inferi della memoria non è ancora
finita: un’altra rivelazione, ancora più sconvolgente, attende Yumiko, un finale degno dei migliori film Horror di
Dario Argento.
Punti a favore:
Punti a favore: gli eventi descritti sono ben incatenati tra di loro, e non annoiano il lettore, durante la lettura
all’inizio monotona, appare quel clima misterioso e quasi da thriller tipico dei gialli, ma con la descrizione di
eventi lugubri e sinistri, come la magia bianca e la scuola destre a cui appartenevano le madri di di Yumiko e
Shoichi, fino al gesto estremo dell’assassinio durante una seduta spiritica, tutti elementi inseriti al momenti
giusto che permettono di scorgere la trama e sbrogliare il mistero poco alla volta.
Punti a sfavore:
personalmente la Yoshimoto ha il grande dono di riuscire a descrivere e narrare i sentimenti dei
suoi protagonisti in una maniera così naturale da farli sembrare profondi e turbati, ma caratterizzati dal
quell’aria di pace e di riflessione interiore tipica di un maestro Zen, per tale ragione i suoi personaggi appaiono
spesso malinconici, questo stato d’animo emerge dai ricordi del passato, da un pensiero, ovviamente chi legge la
Yoshimoto ormai ci ha fatto il callo con i suoi protagonisti complessati e alle volte depressi.
Il romanzo è scritto in maniera semplice ed elementare per questo motivo non ritengo ci possano essere particolari
motivi negativi, tranne in poche pagine dove la scrittrice si perde nella descrizione dei particolari come il
giardino della casa di Yumiko, ma questo ha un senso perché appare simile alla casa della madre di Shoici e quindi
da tale similitudine si coglie un dettaglio importante della storia, che non rivelo per chi non ha letto il libro.
Conclusioni finali:
Il Romanzo è piacevole, scorrevole da leggere, per i lettori più accaniti possono finirlo
tranquillamente in mezza giornata, la trama è alla pari di un giallo, il finale è la parte più importante di tutto il racconto perché contiene un grande insegnamento; la vita è come un viaggio e anche quando finisce si tirano le somme ma si ricomincia verso qualcosa di nuovo.
Termino questa recensione pubblicando questa bellissima citazione:
“Mi sentivo come quando, all’inizio di un viaggio, preparandomi a partire, canticchiavo a bocca chiusa una melodia un po’ malinconica, pensando: Sono stata bene qui, dove andrò adesso?”
Magazine Cultura
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