Un’opera prima, Il profumo delle tele di ragno, autoprodotta e dal titolo sfacciatamente occhieggiante a Calvino.
Immagini fotografiche aprono i versi, li introducono, li commentano.
I versi, non sempre perfetti, sanno però di assillo sincero, di giovane poeta alla ricerca.
Così, Costanza Lindi tende a rappresentare, spesso in modo anche lezioso, l’infanzia vagheggiata, quasi a volerla proporre come promessa di vita, di felicità futura. Un barlume, da contrapporre alla morte del mondo adulto, evocata già nel titolo (Tornare bimba ad occhi chiusi/Con una stella spenta nella pancia).
Fertile ed intenso il dialogo coi grandi del passato, tanto che Lindi assume talvolta toni danteschi (Felice è il naufrago/Che intravede il primo angolo di terra) , se non involontariamente omerici (E quando il temporale è passato/Nessuno è padrone del mare) ed anche pirandelliani. Frequente, ad esempio, il ricorso all’immagine (quasi ossessiva) della maschera.
Una poesia acerba, insomma, ma di interessanti prospettive future, una poesia in cammino, che si nutre di un dialogo fatto di buone letture, a volte esplicitamente confessate, a volte vagheggiate… Leggende forse già scritte, forse già toccate/Forse non poi così lontane.
Carla de Falco
(dal sito www.chimiconsigliaunlibro.it)