E’ più facile parlare di libri quando non conosci gli autori, quando ne hai sentito parlare per la prima volta dalla trama o hai sbirciato una copertina in libreria. Io, poi, mi faccio un sacco di problemi perché non voglio si pensi che la recensione sia in qualche modo “viziata” da fattori che vanno oltre la storia, oltre l’obiettiva, per quanto personale, idea che ho del libro stesso a lettura terminata. Per questo motivo e a scanso di equivoci, premetto che ho recentemente conosciuto (non di persona, non ancora) Mirya grazie a Anncleire di Please Another Book e letto il libro grazie al suo #PABLeoRA. Di lei mi hanno colpito tante cose, la principale è forse la sua estrema correttezza e trasparenza, per questo il mio post comincia con queste precisazioni. Dettagli per me molto importanti e che mi hanno portato a leggere Di Carne e Di Carta come se Mirya fosse un nome a me sconosciuto e ad apprezzare inaspettatamente una storia sì carina ma che non mi aspettavo sapesse conquistarmi così tanto. Ma partiamo dall’inizio.
Per un’amante dei libri come me è facile capire lo spirito che anima Chiara, una ragazza che ha molti interessi e lavori che girano attorno al mondo della “carta”, un mondo pressoché perfetto come i loro “abitanti”: a quanti è capitato di innamorarsi del protagonista di questo o quel romanzo? Tutto bene, certo, non fosse che nella realtà persone così non esistono. E di questo è convinta Chiara che, fin’ora, ha sempre incontrato uomini che non hanno fatto altro che confermare la sua teoria.
E anche l’incontro con Leonardo pare essere l’ennesimo di una serie destinata a finire sul nascere, ma lui è ora il suo professore e con lui dovrà portare a termine la tesi di Dottorato. Saccente, scorbutico, e maleducato sono i termini che per primi mi sono venuti in mente. Lui è un uomo molto diverso da Chiara, appassionata, dolce ma decisa, lui è concreto, fino all’astrarsi da un mondo di parole di cui, tuttavia, ne fa parte.
Una convivenza lavorativa quindi necessaria ad entrambi, l’una per portare avanti il suo progetto, l’altro per dimostrare di sostituire al meglio la professoressa che è temporaneamente assente.
Una forte attrazione ha colpito entrambi, ma sia Chiara che Leonardo sono reticenti a lasciare i loro rispettivi mondi. Riusciranno a superare le divergenze d’opinione? E sarà poi vero che hanno vedute così distanti? Cancellare il passato può non essere semplice ma anche affrontare il futuro non è detto sia meno spaventoso.
La prima cosa che mi ha colpito è che, nonostante stiamo parlando di un romanzo “rosa”, si tratta del libro meno romantico che abbia mai letto. Nulla contro i romanzi sdolcinati, si intenda, ma ho spesso l’idea che siano poco realistici, poco calati nella realtà, fin troppo persi dentro sogni di zucchero filato. Tanto eterei da costringermi ad abbandonarne la lettura. Di Carne e Di Carta, invece, sa essere romantico e al tempo stesso sobrio, realistico e fantasioso, divertente e (mannaggia a te, Mirya) commovente. Un’altalena di sentimenti che ti portano esattamente dove le sapienti mani dell’autrice vogliono portarti, incapace di abbandonare la lettura per i continui colpi di scena che stravolgono il lettore.
Il rapporto tra Chiara e Leonardo è tutt’altro che scontato, c’è senz’altro attrazione tra loro ma entrambi capiscono che non può funzionare solo così, in fondo vogliono qualcosa di più ma ci sono impedimenti e problematiche ad ostacolarli. E non sono semplici da risolvere perché risiedono nell’animo umano, nelle esperienze vissute, nei traumi mai rimossi. A volte, addirittura, fondati nel troppo amore.
Ognuno di noi è un equilibrio molto delicato, fatto di convinzioni radicate nel tempo e, a volte, sbagliate ma, non per gli altri, bensì per se stessi. Convinzioni che si rivelano distruttive e quasi impossibili da rimuovere, se non con tanta volontà e tanto amore.
Chiara è passionale, decisa, intelligente. Leonardo è ostinato, chiuso e colto. L’insieme dei due sembra davvero sfidare le leggi della fisica, ma filtra un messaggio molto importante dal libro che va oltre quello di un rapporto d’amore e cioè che la vita è dura – inutile negarlo – ma se sei circondato da persone giuste, hai grinta e volontà, puoi superare qualsiasi ostacolo.
Infine, c’è un’aspetto che più di tutti apprezzo in un libro: l’ironia. Penso sia questo che mi ha conquistato definitivamente e inesorabilmente: dialoghi al vetriolo, acuti, mai banali ed estremamente divertenti. A volte da sorriso sghembo, a volte da risata aperta, ma sempre un aspetto piacevole in grado di stemperare momenti di tensione o acuire momenti di gioia, quasi a dire che la vita va presa sì sul serio ma senza un sorriso sarebbe comunque triste.
La scrittura di Mirya è molto ben strutturata, risulta fluida, descrittiva al punto giusto. Solo in una parte ho trovato la narrazione particolarmente articolata ma si trattava di un passaggio chiave del libro e andava sviscerato in maniera approfondita.
A questo punto dovrei dirvi che si tratta della perfetta lettura da ombrellone, ma vi consiglio di leggerlo indipendentemente dal periodo in cui siamo e dal luogo in cui risediamo, perché vi troverete davanti ad un romanzo che vi scaverà dentro e vi parlerà come fosse un vostro amico. Troverete in lui se non delle risposte (quelle lasciamole agli ABBA, forse ancora più protagonisti di Leonardo e Chiara) quantomeno delle domande su di voi, sui vostri amici, sul vostro fidanzato/marito, sulla vostra vita e quello che volete da lei.
Un romanzo, in sostanza, da leggere e apprezzare. E sperare di vedere presto sì di carta, ma anche di cartone, in libreria!
Voto: 8 e 1/2
Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono. Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro? Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.
“Agli uomini, ad amare, lo insegnano le donne.”
Mirya è impegnata a vivere. Impegnata a scrivere. Impegnata a distinguere tra le due attività.
La potete trovare su Facebook e nel suo blog dove scoprire tutto su Di Carne e Di Carta ma anche sui prossimi lavori!
Titolo: Di Carne e Di Carta
Autore: Mirya
Editore: Self-Publishing
Pagine: 336
Prezzo: E. 2,68 (su Amazon)
Data di uscita: 14 giugno 2014
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