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Recensione, DI CARNE E DI CARTA di Mirya

Creato il 18 agosto 2014 da Leggiamo
Non sapevo di quale libro parlarvi per primo e alla fine ho sorteggiato lasciando questa ardua decisione nelle mani del destino! Tocca a Mirya e al suo romanzo autopubblicato aprire le danze e non posso che esserne felice, perché anche se non mi ha conquistata dalla prima pagina mi sono fatta trasportare dallo stile e dalla qualità dell'autrice. Mirya ha classe e si vede, difetti a mio gusto ce ne sono, ma quattro stelle Di Carne e di Carta se le merita tutte!
Di Carne e di Carta di Mirya
| autopubblicato, 06/2014 | € 2,68 |
Recensione, DI CARNE E DI CARTA di Mirya
Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono. Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro?Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.

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Come poteva per lui essere l'Inferno, ciò che per lei era il Paradiso?
Ammetto di aver iniziato il romanzo di Mirya grazie ai commenti sul web e ai consigli delle amiche, grazie a quel miracolo anche detto passaparola, perché titolo e cover non mi attiravano per niente. Lo so, sono motivi stupidi per non leggere un libro, motivi del tutto superficiali e bla bla bla... Lo so. Ma tant'è, e ormai non perdo nemmeno più tempo a giustificarmi.
Il titolo poi mi ricordava una tesina che feci ai tempi della scuola e che avevo intitolato "Dalla Carta alla Carne". Questo fattore forse avrebbe dovuto stimolare la mia curiosità, invece no, effetto contrario anche in questo caso. Non so perché... e ci ho pure ragionato sopra, ma non sono venuta a capo di niente. Di certo non mi aspettavo di trovarci delle similitudini, non avevo mica scritto un romanzo! Io parlavo dei personaggi dei romanzi che avevano trovato un volto nel cinema, Mirya invece ci parla di Chiara, una ventisettenne convinta di non poter provare sulla propria pelle la passione struggente e incendiaria che sente attraverso i testi letterari.
Insomma, razionalmente non so perché imboccassi tante strade tranne quella di Di Carne e di Carta, ma sotto sotto sapevo che a quello STOP avrei dovuto fermarmi prima o poi. E l'ho fatto. Cambierei ancora titolo e copertina, ma il contenuto, che poi è quello che realmente conta, mi ha gradualmente conquistata.
Mi sono divertita con le citazioni dantesche, coi riferimenti a Novecento e Orgoglio e Pregiudizio, a canticchiare le canzoni degli ABBA e a recitare Leopardi.  A volte avrei bacchettato Mirya per aver ostentato un po' troppo il suo amore per la carta, ma tra un rimprovero virtuale e l'altro mi sono sciolta. 
Sfogliata l'ultima pagina ero talmente liquefatta che avrei potuto dare al romanzo mezzo voto in più, e l'avrei fatto volentieri in nome di un capitolo che racchiude la perfetta essenza dell'anti romance e di cui avevo sinceramente bisogno: mentre Leonardo offre a Chiara il suo pegno d'amore ero in standing ovation. L'unico problema è che a diciotto anni volevo fare la professoressa e deve essermi rimasta incollata adosso una qualche vena di stronzaggine, quindi quattro stelle, ma giuro, meritatissime (immaginatevi quattro stelle belle panciute e super brillanti).
Al contrario se avessi dovuto dare un voto dopo le prime ottanta pagine sarei stata seriamente in difficoltà. All'inizio mi sembrava tutto troppo esagerato. Leonardo che tratta Chiara come la più totale delle nullità e con parole esasperanti al limite dell'umana comprensione (mai rapporto di odio/amore è iniziato con intenzioni peggiori e apparentemente immotivate). Alessandra, la migliore amica della situazione, che colora ogni battuta con continue allusioni sessuali (il solito cliché). Chiara che educa i suoi studenti con fermezza e passione, ma allo stesso tempo si diverte a sfotterli dosando bastone e carota (la perfetta prof. moderna che si lascia però andare a qualche scambio di battuta un po' troppo confidenziale, altro cliché). Qualcosa graffiava le mie corde. Qualcosa non mi convinceva.
Tutto questo succedeva all'inizio.
Tutto questo succedeva quando il colpo di fulmine non mi aveva ancora colpito.
Il "problema" è che Mirya sa scrivere porca miseria, e io davanti a una bella penna non capisco più niente ed entro in modalità "fai di me ciò che vuoi"! Infatti se all'inizio venivo respinta dalla storia per colpa di parole e passaggi un po' troppo altisonanti, a un certo punto mi ci sono trovata dentro, quasi senza rendermene conto. Mirya era riuscita a incastrarmi, mi aveva resa succube della sua prosa, e nonostante qualche forzatura stilistica mi ha fatto amare Di Carne e di Carta, tanto da perdonargli alcuni difetti.
Mi è piaciuta (in modo crescente) Chiara, una ventisettenne idealista con la rara capacità di saper ancora sognare e sperare, nonostante tutti i "se" del suo passato e i "forse" del futuro. Una donna - come la definisce Leonardo - capace di ubriacarsi di letteratura colta di giorno e romanzetti rosa di notte, troppo amante della parola scritta e poco della vita vera.
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