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Recensione di “Diplomacy – Una notte per salvare Parigi”

Creato il 30 gennaio 2015 da Giannig77

Ho visto ieri, nella settimana commemorativa della Shoah, un film piuttosto anomalo nel genere di guerra: “Diplomay – Una notte per salvare Parigi”, tratto a sua volta da una piece teatrale. Un film interessante e che si sviluppa tutto nel giro di una notte, quella che stava per precedere una delle più grandi tragedie che si potevano compiere, cioè l’annientamento di una città che invero, nemmeno nei momenti peggiori, aveva dato adito a una simile ira da parte dei tiranni tedeschi. Il fatto è che nel 1944 le truppe di Hitler erano già ai ferri corti, stretti nella morsa degli Alleati, che si stavano sempre più avvicinando al territorio tedesco.

 

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Un po’ come il recente “Torneranno i prati” del maestro Olmi, anche questo film copre tutto l’arco di quei lunghissimi momenti, di “trattativa”, di gioco diplomatico, ma anche psicologico, condotto dall’ambasciatore svedese Raoul Nordling e il generale tedesco Dietrich von Choltitz, facente capo alla capitale francese occupata. Un gioco sottile, eppure teso, su cui verte in sostanza tutto il film. Fondato su una solida e convincente sceneggiatura, è un film di “non azione”, in senso anche letterale, laddove la tanto temuta tragica azione è rimasta infine incompiuta, proprio grazie ai modi diplomatici ma molto assidui e costanti del “partigiano” Nordling. Magari meno toccante di film a tema come “Il Pianista” o “Il Bambino con il pigiama a righe”, rivisto di recente in tv ma in egual modo illuminante di come al periodo fosse facile lasciarsi trascinare, spesso in modo irreversibile, dai tragici eventi, finanche a perdere il senno, la ragione e il senso della propria vita, stretti tra ragione, rispetto delle regole e degli ordini ricevuti dall’alto e il cuore.


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