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Recensione di Ditelo a Sofia di Magda Szabò

Creato il 23 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

9 Flares 9 Flares × Recensione di Ditelo a Sofia di Magda SzabòDitelo a Sofia Magda Szabò
Pubblicato daSalani
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Romanzo
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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Trama:

Estate del 1947, Budapest. Sofia, è una bambina di undici anni, insicura e con un dolore straziante con cui fare i conti: il padre, un brillante medico, è morto a causa di un infarto durante la visita a un paziente. Una frase pronunciata prima del decesso: “Ditelo a Sofia”. Da qui, una ricerca spasmodica che spinge la protagonista verso il desiderio di conoscere le ultime volontà del padre, l’unica persona con la quale Sofia riusciva ad essere se stessa.


Ditelo a Sofia non è solo il titolo del romanzo scritto da un’icona della letteratura ungherese. È una volontà, una speranza, una scintilla che innesca un meccanismo che, nel bene o nel male, cambierà le vite dei personaggi coinvolti. In primis Sofia, la destinataria delle ultime volontà del padre. Bambina insicura e timida, nel corso della storia evolve il proprio carattere, arricchendolo di caparbietà e audacia. Chi è il paziente, presente durante la morte del padre? È l’anziano signor Pongràz, l’unico testimone dell’accaduto, il depositario a cui il giovane medico affida il suo ultimo pensiero. Un burbero e rabbioso usciere, dilaniato dai lutti che hanno coinvolto la sua famiglia durante l’ultimo conflitto mondiale. Da un iniziale scontro, tra il vecchio e la bambina nasce un incontro, un vicendevole scambio di emozioni, una crescita che aiuta entrambi a elaborare il dolore, a metabolizzarlo e trasformarlo in energia positiva.

Mediante una scrittura intuitiva, diretta e mai banale, Magda Szabò conferma le sue doti di scrittrice, conferma l’intuizione che spinse Hermann Hesse a sostenerla e promuoverla nella sua attività letteraria. In “Ditelo a Sofia”, l’amore si mescola al tradimento, la forza della vita con la tragedia della morte, l’arrivismo con la responsabilità dettata dal dovere. Nel mezzo, in un turbine emotivo, c’è Sofia. La bambina è scostante, non è in sintonia con il mondo degli adulti. La madre, Judit Papp, è un’ambiziosa pedagogista, dall’impostazione accademica e dalle pressanti pretese verso la figlia. La mediocrità dei risultati scolastici di Sofia non migliorano il conflittuale rapporto generazionale tra le due. L’alter ego di Judit è Marta Szabò, la maestra della bambina. Sin dai tempi delle superiori e poi all’università, le due sono state il giorno e la notte, la teoria e la pratica, l’impostazione metodica opposta al pragmatismo.

La gelosia che anima il cuore Judit per il mancato rapporto con Sofia è fomentato dal riuscito legame che invece unisce la maestra e l’alunna. Nel divenire degli eventi, cambiano le percezioni, si cresce, si migliora. Dopo la tragica scomparsa dell’amato padre, l’unico che forse la capiva veramente, Sofia osserva il mondo con occhi nuovi, scoprendo il lato nascosto dell’uomo, che cela tradimenti e rancori ma anche sorpresa e amore. Sfogliando le pagine del romanzo il lettore è incentivato a proseguire, alla scoperta del mistero nascosto dietro gli eventi. Mai noioso o monotono, il testo celebra le tante sfaccettature dell’animo umano, regalando un’opera letteraria consigliata ai palati più raffinati ma anche al lettore occasionale. È questa la maestria di Magda Szabò: mettere tutti d’accordo.

Dario Cataldo

 

 



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