Ammetto di essermi accostato con un po’ di scetticismo a questo nuovo lavoro di Andrea Morsero che, sotto la sigla di In.Visible ha pubblicato la raccolta di inediti “Have you ever been”. Questo soprattutto perchè lo sapevo dedito a un tipo di musica piuttosto lontano da ciò che solitamente ascolto io per puro piacere, ma dovendo e volendo dare un giudizio sommario e il più possibile oggettivo, ho deciso di soprassedere su questioni squisitamente “di genere” e concentrarmi sulla musica prodotta dal Nostro. Una musica in effetti ostica, a tratti disturbante, che poco o nulla concede all’orecchiabilità e all’immediatezza. Elettronica cupa, malinconica e lancinante in brani comunque dal forte impatto come “The deepest darkest side” che sin dal titolo richiama a un’estetica dark mai tra l’altro nascosta o negata. E’ un brano pesante, se vogliamo, ma indubbiamente intenso. Più movimentato e vario nelle atmosfere il brano che apre la scaletta “Another place to be” che ricorda certo post rock anni ’80. “Invisible” e “The Magic” sono particolarmente correlate a un’atmosfera che strizza l’occhio agli anni ’80, con ampio utilizzo di tastiere, synth e bassi in primo piano.
“Love gun” invece ha un ritmo molto insinuante e anche il cantato di Morsero riecheggia quello di un modello non dichiarato ma che pare evidente: Dave Gahan. E’ una canzone che efficacemente, alla Depeche Mode appunto, mescola sapientemente rock ed elettronica, un po’ come nella conclusiva “Under” che però mantiene i ritmi molto lenti, quasi si trattasse di una litania, di un addio. Un lavoro composito e ben riuscito, che abbisogna di più ascolti per farsi apprezzare, ma che dimostra un talento sicurissimo di sè nel padroneggiare al meglio una voce profonda e densa di sfumature e nell’architettare strutture sonore debitrici di una certa epoca musicale ma riattualizzata in modo interessante e non banale.