Recensione
È il viaggio il tema basilare del romanzo “fantasy-epico” di Francesco Giuffrida, blogger, appassionato di computer, grafica e scrittura creativa. Un percorso che si dipana nell’antico Mediterraneo, cinto dalle enigmatiche “Colonne d’Ercole”, limite metaforico della comprensione dell’uomo. Un itinerario non solo fisico quanto interiore.
È la sua arena degli eroi, tesi a immortalare le loro gesta perché siano narrate lungo i secoli, come per i valorosi protagonisti dei poemi omerici o virgiliani. Indubbiamente scrive con gusto Francesco Giuffrida; “Homeron Etark è l’avventura che ho sempre sognato”, confessa sincero nel presentare la sua opera, auto pubblicata a soli ventuno anni. E con entusiasmo rafforza il suo romanzo d’esordio con un importante progetto collaterale, fatto di siti internet dedicati; raffigurazioni grafiche ottime che riproducono i principali personaggi, contenuti non proprio tipici di un romanzo. E addirittura un’enciclopedia particolareggiata sul fantastico mondo degli Etark, popolo immaginifico, contraddistinto dalle iridi di colore differente e da un’età non assimilabile con quella anagrafica degli umani.
“Homeron Etark” é un romanzo a tratti affascinante, che rigetta il lettore nella mitologia classica, proponendo un Ulisse invecchiato, ma mai domo, ancora dotato di astuzia e saggezza da vendere; e una serie di divinità capricciose, pronte a far soffrire senza ragione gli umani; passando per la seduzione di Afrodite, il vigore di Atena, la potenza di Eolo, gli incanti di Dedalo. E via dicendo. Peraltro i modelli mitologici trovano uno spazio ridotto, seppur non marginale, nella trama di Giuffrida, perché la storia portante è l’epopea del popolo Etark, che vive oltre le Colonne, nell’immaginaria terra dell“OltreOceano”, a metà strada tra l’umano e il divino; ma distinto da entrambi.
Se l’impresa da compiere dai guerrieri Etark, inesperti, impulsivi e vulnerabili, consiste nel tentare di ritrovare la giovane sacerdotessa Lunete, rapita dal padre degli dei, e che, con il suo misterioso influsso sulla storia del suo popolo, ne segna la futura sopravvivenza, le carte sono continuamente mischiate, tra subdole interferenze divine e il beffardo gioco del Fato. Perciò non tutto quello che in realtà appare corrisponde al vero. Si può anzi dire che lo stesso impianto romanzesco di Giuffrida cela alcune insospettabili sorprese, con incursioni futuristiche al momento incomprensibili, che potranno essere svelate nei sequel di questo primo capitolo della saga. Sirene velenose, mostri d’acqua, (proto)draghi indagatori del destino; creature oscure, semidei, ninfe.
Si accalca davvero molto in “Homeron Etark”. Forse troppo. Un lettore esigente potrebbe richiedere una maggiore ingerenza nel racconto da parte degli dèi dell’Olimpo; ma questi paiono alle prese con fratricide lotte politiche per il potere, apparendo fin troppo umani. Oppure sarebbe raccomandabile una maggiore introspezione dei personaggi principali, che, sapientemente, vedono in primo piano numerose figure tutte al femminile.
A volte poi la storia sembra trasformarsi in una spy story piuttosto che veleggiare in un mondo fantasy.
E sovente la struttura linguistica utilizzata risulta fin troppo frettolosa, quasi inefficace a trasfigurare compiutamente l’atmosfera magica che si attende. Aspetti ampiamente recuperabili nei prossimi volumi per proseguire insieme quest’avventura.
Giancarlo Chiarenza