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Pubblicato daKogoi Edizioni
Data pubblicazione in Italia:
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Collana:Le stanze della lettura
Genere:Classici
Pagine:
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Un’avventura, una affinità tra due anime che diviene conflitto interiore e frattura con il contesto circostante, un amore che lega due personaggi molto lontani eppure molto vicini, un giovane artista che torna a casa, terminati gli studi e una novizia che sta per prendere i voti. Nella Liguria di Ponente dei primi del ‘900 è ambientato Il peccato (di Giovanni Boine, collana La stanza della lettura a cura di Roberto Mosena, Kogoi edizioni, pp 112, € 11,00). Il titolo è senza dubbio esemplificativo ma anche evocativo, in effetti ci introduce da subito nella dimensione dicotomica che accompagna il protagonista e il suo dialogo interiore, sempre in bilico tra la sete di trascendenza e Il peccato. Il Peccato inteso in ultima analisi come arbitrio «…Tu non eri libero d’un atto arbitrario perché la tua vita, sì, non era né d’oggi, né tua.
Ma ora che l’arbitrio s’è dentro infiltrato ( e come subdolo! e come necessario e come a poco a poco, senza che tu sapessi e vedessi! E convinciti dunque, che tu non sei del tuo formale volere padrone, e che la vita, lei ti costringe, lei ti conduce, lei inaspettata ti strappa d’un tratto, ecco che senza tu sappia t’ha strappato al passato!)… » Il Peccato che nasce (come arbitrio) e illanguidisce a causa di una figura ad hoc secondo l’iconografia classica, atta infatti a configurare da subito il nesso e il divario tra peccato e castità: una novizia, che poco sa del mondo e che troppo presto ha deciso di allontanarsene. Un tema, quello della monacazione, che richiama autorevoli predecessori come Dante e Alessandro Manzoni: ricordiamo infatti le figure di Piccarda Donati nella Divina Commedia e Getrude nei Promessi Sposi.
Innovatore concettuale e formale (Montale lo aveva definito uno scrittore d’avanguardia), Boine ci offre un romanzo che ha molto di autobiografico a partire dall’ambientazione provinciale ligure, suo scenario d’elezione, fino all’io narratore che spodesta l’autore super partes. La narrazione si snoda appunto lungo un conflitto interiore tra l’assolutezza della spiritualità e la conflagrazione della vita, in un romanzo psicologico degno di essere accostato a quelli di James Joyce, Luigi Pirandello e Italo Svevo. Il libro, pubblicato per la prima volta un secolo fa, nel 1914, è un mirabile esempio dell’espressionismo vociano di Boine che si contrappone all’estetismo in una lotta linguistica per una nuova morale. Ricordiamo infatti che, in una sorta di antitesi, come nel romanzo dannunziano Il piacere, l’epilogo ci fa comprendere quanto in fondo irraggiungibile sia il piacere inteso come ricerca estetica ed edonistica, Boine ci mostra come ineluttabile e necessario invece sia Il peccato per discostarci da uno sterile immanentismo e da una ormai sopraffatta tradizione borghese.
Alessandra Prospero