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Recensione di L’incosciente di Diego Cugia

Creato il 02 luglio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Recensione di L’incosciente di Diego CugiaL’incoscienteDiego Cugia
Pubblicato daMondadori
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Oscar piccola biblioteca
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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Il libro su Goodreads
La trama:

La storia narrata in questo libro si svolge principalmente in una notte, la notte del giorno in cui Luca Svevi, disoccupato per scelta, compie cinquanta anni. Quasi si trattasse del raggiungimento di un traguardo, l’intera sua vita gli si ripresenta sotto forma dei personaggi che l’hanno popolata a partire dalla sua nascita e ognuno di loro gli porta un conto in sospeso.

Non so voi, ma a me capita di dover far conoscenza con un libro prima ancora di iniziare a leggerlo: rimane appoggiato nella mia libreria nel settore dedicato alle “prossime letture” e nel frattempo leggo la copertina, lo sfoglio in modo casuale, mi faccio attrarre da alcune frasi quel tanto che basta per suscitare curiosità e poi inizio la lettura.

A volte questo comporta il rischio di partire con un pregiudizio o comunque di farsi un’idea del libro che potrebbe rivelarsi sbagliata. Niente di più simile mi è successo nell’approccio con L’incosciente, che, aggravante, non è stato scelto da me personalmente. Dalle poche righe lette inizialmente ho avuto la netta impressione di un libro deprimente che avrebbe potuto alimentare le eventuali tendenze suicide di un lettore. E invece, a contraddirmi, mi aspetta un libro scritto in modo incalzante con una trama che incuriosisce man mano che ci si inoltra nelle sue righe. Sicuramente da far concorrenza ad un thriller del quale si vuole conoscere il colpevole e si procede febbrilmente nella lettura per arrivare al finale.

Finale che arriva, ovviamente, a sorpresa e che non delude l’idea che ci si fa del protagonista; un finale imprevisto quanto coerente, oserei dire. Luca Svesi, deluso dalla propria vita, si licenzia e vive vendendo i mobili ereditati dalla famiglia e giocando al lotto, bevendo margarita e fumando quattro pacchetti di sigarette al giorno. Egli si ritrova, nella notte del compimento dei suoi cinquanta anni, ad essere il protagonista di quella che inizialmente pare essere una sorpresa organizzata dai suoi ex colleghi, poi si trasforma in una serie di flash back in cui, attraverso la testimonianza di migliaia di persone che hanno più o meno incisivamente fatto parte della sua vita, rivive episodi passati, ed infine il tutto assume le sembianze di un vero e proprio processo con tanto di tribunale, giudice, ghigliottina e boia.

Immerso in questo enorme deja vu, Luca Svevi, prende consapevolezza che una delle decisioni più importanti della sua vita è stata da lui presa sulla base di un equivoco. Lui crede che la donna di cui si è innamorato in passato gli abbia detto in francese: “se ti piaccio così tanto, perché non mi porti via?” , una domanda che a lui pare una sfida, una sfida che non si sente di accettare. Solo ora comprende di non aver padroneggiato bene il francese e di aver tradotto in modo sbagliato: “mi piaci così tanto, portami via”. Cruciale è stato questo banale equivoco linguistico che lo ha portato ad erigere la sua torre solitaria e a scindere la propria vita da quella di Veranne, la ragazza con la bandana azzurra di cui, dopo un breve incontro, si è invaghito. Ha fatto la differenza degli eventi della sua vita un punto interrogativo immaginario (perché non mi porti via?) che si è rovesciato e si è trasformato in amo pungente.

Il verdetto del giudice è inappellabile: Luca Svevi è proclamato colpevole di “incoscienza”. Il protagonista tenta di difendersi: “… io proclamo l’incoscienza quale antidoto alla falsa coscienza di oggi. Preferisco avvolgermi nella sua grande ombra rigeneratrice, piuttosto di essere accecato dalle mezze verità …. L’illusione di essere sempre informati su tutto, di poter comunicare a tu per tu con chiunque, di conoscere gli altri e se stessi, e la presunzione di aver scardinato, grazie alla teologia, alla psicologia, alla tecnologia e alla biogenetica, la cassaforte dell’universo. Al cospetto di questa coscienza collettiva, io m’inchino, vi saluto, e ritorno nelle tenebre del plasma. Preferisco essere … la metà del più piccolo batterio conosciuto, che un essere umano cosciente di sé. Voi trascorrete l’esistenza cercando di trovarvi, io la passo cercando di disperdermi” ma per salvarsi non basta la sua arringa: Luca Svevi è costretto a fuggire. A volte, durante la lettura, mi è capitato di paragonare Luca Svevi a Ebenezer Scrooge. L’analogia del passato che, prima o poi, sempre nella vita, presenta il conto. Ma Luca Svevi è decisamente più simpatico, si arriva a parteggiare per lui!

Va precisato che l’autore dissemina il racconto con diverse di citazioni: canzoni, poesie e opere, in modo delicato e pertinente senza appesantire il risultato finale.

 Simona Sireus

 



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