Due fratelli sono innamorati della stessa donna, senza saperlo. Ma la vera donna della loro vita è un’altra: la mamma. Questa mamma ingombrante e premurosa (Sandrelli) che ci introduce fin da subito nel film diventa man mano la vera protagonista del film. La sua è una figura materna protettrice, amorevole e diabolica allo stesso tempo.
Peccato che il film La donna della mia vita non si soffermi affatto su questo interessantissimo ultimo aspetto e risolva tutto in un battito di ciglia di una sempre ottima Stefania Sandrelli. La ragazza contesa (Lodovini) perde man mano di spessore e relega la brava e e bell’attrice a un ruolo poco gratificante. Non va meglio ai due personaggi maschili interpretati da Argentero, all’inizio presentato come timido protagonista che perde di visibilità nella sua evoluzione; e Gassman che vive il procedimento contrario, acquistando lentamente maggior spessore drammatico, tanto da diventare il più credibile dei personaggi.
La summa di questa commedia degli equivoci è che nulla è come sembra. Un’occasione un po’ sprecata per Luca Lucini che firma probabilmente il suo film più debole (sorvolando il famigerato Tre metri sopra il cielo) e ambizioso: da sempre ispirato dalla sofisticata commedia statunitense, questa volta mira a Cukor e a Sirk, fallendo.