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Recensione di La donna in bianco di Wilkie Collins

Creato il 17 aprile 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di La donna in bianco di Wilkie CollinsVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Wilkie Collins
Pubblicato da:Fazi
Collana:Tascabili
Genere:Gialli
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
Trama:

Un'ereditiera bellissima e ingenua. Un promesso sposo che nasconde un segreto. Una sorella coraggiosa e fedele. Un malvagio conte straniero. Un maestro di disegno innamorato e determinato a scoprire la verità e a salvare la sua amata dall'inganno. Una misteriosa donna in bianco. Sono questi gli ingredienti de “La donna in bianco” di Collins, definito da T. S. Eliot come “il più bello dei romanzi polizieschi moderni”.


Scritto nel 1859, La donna in bianco uscì per la prima volta a puntate tra il 1859 e il 1860 sulla rivista All the Year Round di Charles Dickens, registrando un successo straordinario.

Risulta praticamente impossibile fare accenni alla trama de La donna in bianco senza privare il lettore del piacere che si prova leggendo questo romanzo. Mi limiterò a poche righe, giusto per stimolare la vostra curiosità, nella speranza che le mie riflessioni sulla qualità del romanzo completino l’opera.

Laura e Marian sono sorelle solo per parte di madre: Laura è molto ricca tanto quanto Marian è povera. Nonostante questo, le due donne non possono vivere separate, e Laura è in un certo senso dipendente dalla sorella, che se ne prenderà cura in ogni circostanza.

Nella loro vita fa irruzione Walter Hartright, maestro di disegno che si innamorerà, ricambiato, di Laura, che è già promessa sposa a Sir Percival, il quale sembra nascondere un segreto molto pericoloso. Altrettanto infido è il Conto Fosco, migliore amico di Sir Percival e zio acquisito di Laura: Walter e Marian dovranno collaborare per salvare l’ingenua fanciulla dalle loro trame. Sullo sfondo aleggia costante la presenza misteriosa della “donna in bianco”.

La donna in bianco viene spesso, non del tutto esattamente, definito come un “romanzo epistolare”: l’opera è divisa in diverse parti, nelle quali le voci narranti sono sempre diverse. Ognuna di queste parti è definita come una “testimonianza” sulla vicenda narrata, testimonianza funzionale al disvelamento della verità. Solo Laura, la vittima, e Sir Percival, l’artefice dell’inganno, non rilasciano alcuna testimonianza. Questo fa sì che rimangano, come personaggi, un po’ in ombra.

Nella prefazione Collins scrive che è possibile che in un romanzo si riesca a descrive bene dei personaggi senza raccontare una storia; ma non è possibile raccontar bene una storia senza descrivere dei personaggi. Dovrei riflettere a lungo per capire se sono completamente d’accordo con questa affermazione, ma posso dire fin da ora che Collins racconta una storia ben costruita, con una trama sempre appassionante, e nel contempo dà vita a dei personaggi credibili, ben delineati. Attraverso l’espediente delle varie testimonianze riusciamo a conoscere i protagonisti della vicenda, che si rivelano attraverso le loro stesse azioni e parole, attraverso il loro modo di raccontare gli avvenimenti e di descrivere gli altri personaggi. Quelli che ho amato di più sono la coraggiosissima Marian e il malvagio conte Fosco, un concentrato perfetto di freddezza, untuosità, mero calcolo e cattiveria. Credo che un personaggio possa definirsi ben riuscito quando suscita emozioni forti nel lettore: avrei voluto alzarmi dalla poltrona e abbracciare Marian, e dopo dieci minuti prendere a sberle Mr. Fairle, lo zio di Laura.

Un po’ in ombra rimane Laura, che recita alla perfezione il suo ruolo di vittima innocente ma risulta piatta e incolore, quasi insopportabile.

Minore rilevanza assume sicuramente la descrizione dell’ambiente socioculturale in cui si svolge la vicenda, ma è un “non-limite” strettamente collegato al genere in cui il romanzo si iscrive.

Approfondimento

Il mio blog personale si intitola Scusate, devo andare a leggere: si tratta di una citazione tratta da Pennac, ma piegata a veicolare un significato diverso. Ci sono libri che una volta cominciati non ci mollano più. Dobbiamo ritagliarci, nella nostra giornata, del tempo per correre a leggere. Leggiamo spinti dall’ansia di vedere come va a finire, e ci disperiamo perché sappiamo che la compagnia di questi ultimi ci mancherà. Sono libri rari: La donna in bianco è sicuramente uno di questi. Un capolavoro nel suo genere.




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