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Recensione di: La felicità delle piccole cose di Caroline Vermalle

Da Paperottolo37 @RecensioniLibra

L’acquisto di questo libro è stato un colpo d’occhio, dalla copertina c’era scritto: “se hai amato Nicolas Barreau, un nuovo romanzo che ti farà felice”, rapito dal consiglio in prima pagina mi immergo nella lettura di “la felicità delle piccole cose”, la storia racconta di Frédéric un avvocato di successo dei vip e dell’alta borghesia di Parigi, purtroppo si trova sull’orlo di una crisi economica dovuta alla sua passione per i quadri di pittori impressionisti, finché un giorno non riceve una busta da un certo Fabrice Nile, dove gli promette un quadro di Monet, da buon collezionista non si lascia scappare l’occasione e comincia la sua ricerca sulla misteriosa eredità, grazie anche alla collaborazione della sua fidata segretaria Pétronille, che nel frattempo indagherà sul passato del padre di Frédéric da cui non riceve notizie da anni e scoprirà come questo evento è legato al destino dell’avvocato, nel frattempo Jamel amico del misterioso Fabrice Nile, porterà a conoscenza Pétronille della “mappa del tesoro”, ricevuta da Frédéric insieme ad alcuni disegni e dei biglietti per Giverny, luogo dove si trova il giardino di Monet. Frédéric si lascia coinvolgere da questo strano gioco che gli crea non pochi problemi sul lavoro, e con il suo miglior cliente Witherspoon, con i giorni Frédéric si convince sempre più che dietro quel rebus e la mappa del tesoro ci sia un quadro di Monet che gli verrà lasciato in eredità, ma seguendo le orme lasciate da qualcuno, Frédéric si renderà conto dell’importanza delle cose che ha perso e delle verità che non ha conosciuto. Un colpo di scena salverà un finale quasi scontato, una storia incredibile!!!
Punti a favore: l’inizio è particolarmente fantastico infatti si legge:”A Parigi la neve cadeva sulle rive della Senna, e due giovani donne osservavano i fiocchi volteggiare nell’aria. Il vetro freddo della finestra all’ultimo piano di un palazzo sull île Saint-Louis era appannato in due punti. Su uno era stampato il bacio di Pétronille, venticinque anni.” già dall’inizio introduce il lettore in quella città fantastica e romantica che Parigi rappresenta per il mondo, un altra parte davvero molto bella del libro è l’ingresso di Frederic nel giardino di Monet a Ginerny, sembra quasi che la scrittrice voglia descrivere e ricostruire la bellezza del giardino per mezzo dei dipinti di Monet, e sapete sotto certi aspetti mi è sembrato di avere quel giardino davanti i miei occhi, immaginandolo sulla scia di un lungometraggio di Hayao Miyazaki. La felicità della piccole cose sono gli affetti, questo si coglie dalla descrizione del passato dei personaggi, per certi versi sono intrecciati fra di loro, la ricerca della felicità viene anche descritta come “una caccia al tesoro” come per dire che nella vita ciascuno di noi ha uno scopo, per Frederic il suo tesoro è ritrovare un dipinto di Monet anche se poi dietro c’è molto altro, per Pétronille è trovare l’amore, ciascuno il suo.
Punti a sfavore: la scrittrice narra gli eventi in maniera naturale e scorrevole, s’incastrano alla perfezione, all’inizio mi sono lasciato prendere come un treno dalla foga di svelare il mistero dell’eredità di Fabrice Nile, ma poi ad un certo punto mi sono letteralmente annoiato, esattamente nella parte in cui Frédéric insieme a Jamel visita la tomba di Simon Offenbach, da questo punto in poi la storia prende una piega malinconica, triste oserei dire, soprattutto nella parte in cui Ernest Villiers si confessa con Pétronille. Secondo me Caroline Vermalle non è riuscita del tutto nel suo scopo cioè far capire al lettore cosa è la felicità delle piccole cose, per fare questo descrive la malinconia e la depressione di alcuni personaggi, e del loro passato, basti pensare alla famiglia di Jamel morta in un incidente in elicottero, ritrovatosi da solo, per lui “la felicità” era ritrovare quella famiglia che gli era mancata, lo stesso si potrebbe dire per Frederic, quest’ultimo non ha mai avuto notizie del padre ad una certa età, così mentre la sua compagna Marcia sta per partire suo figlio, l’avvocato parigino rischia di ripetere lo stesso errore del padre dicendo di non volerne sapere.
Dopo aver raccontato questi eventi ho come avuto l’impressione che la scrittrice volesse trasmettere al lettore il significato del suo libro, ossia la felicità delle piccole cose si trova negli affetti, ma da parte sua non riesce nell’intento, perché la descrizione è troppo dettagliata e alle volte troppa superflua e perde quella magia, tipica che possiamo trovare nei romanzi di Nicolase Barreau. Non per disprezzare la categoria degli omosessuali, per me ciascuno è libero di vivere la sua vita come meglio crede nel rispetto degli altri, ma la parte in cui Ernest Villiers lascia la moglie per la sua passione per Simon Offenbach mi ha urtato parecchio, non voglio apparire bigotto, nell’ottica di un pensiero europeo i diritti degli omosessuali sono in parte riconosciuti, basti pensare ai numerosi matrimoni gay celebrati in Spagna oppure in Olanda, ma per il tipo di lettore che sono io non rientra nel mio pensiero dell’amore, forse da questo punto di vista sconsiglierei la lettura di questo romanzo ad un pubblico non maturo.
Conclusioni finali:Sono circa duecento pagine da leggere poco alla volta, anche in pochi giorni si termina tranquillamente, onestamente non mi è piaciuto, dalla copertina mi aspettavo di più, credo che manchi una storia con un amore auntentico e passionale tipico di uno scrittore francese quali ad esempio Niolase Barreau, il tema della ricerca delle piccole cose è abbastanza vago, siamo tutti alla ricerca di qualcosa, forse in alcuni tratti ho come avuto l’impresssione che la scrittrice abbia perso di vista il senso dell’intero romanzo, quale potrebbe essere una parte in cui P Pétronille sconsolata di aver perso il lavoro descrive la sua felicità scherzando insieme alla sorella, nel “paradiso dei Bignè” Nonostante tutto consiglio a tutti di leggerlo, il mio è un opinione soggettiva magari ad un altro lettore potrebbe pure piacere.


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