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Recensione di La licenza di Daniel Anselme

Creato il 30 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori
Recensione di La licenza di Daniel Anselme

Recensione di La licenza di Daniel AnselmeVoto:

Recensione di La licenza di Daniel AnselmeInformazioni sul libro

Titolo: La licenza di Daniel Anselme

Pubblicato da: Guanda nel 2014

Collana: Narratori della Fenice

Genere: Narrativa Contemporanea

Formato e pagine: Brossura, Pagine 192

Social: Il libro su Goodreads

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Trama:

Parigi, fine anni '50. Tre soldati francesi trascorrono i pochi giorni della loro licenza di fine anno nella capitale francese. Lontani dai campi di battaglia, i tre commilitoni cercano di dimenticare una guerra assurda, quella in Algeria, che la stessa Francia preferisce ignorare. Così come disprezza e ignora i suoi soldati.

Recensione di La licenza di Daniel Anselme

Nell'anno in cui ricorre il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale Guanda riporta in libreria un breve romanzo uscito per la prima volta nel '59 da Feltrinelli con il titolo "Licenza a Parigi".

"La licenza" di Daniel Anselme è una piccola sorpresa che merita di essere letta. Non aspettatevi di trovare scene di campi di battaglia o di soldati stipati in melmose trincee pronti a puntare il fucile sul nemico. No, la caratterizzazione della guerra si gioca su un altro piano. È l'assurdità del conflitto algerino quella che si vuole mostrare. Anselme, partigiano della Resistenza francese, ci mostra l'insensatezza di questo conflitto coloniale che ha tolto la vita e la giovinezza a molti giovani francesi costretti a combattere una guerra che la stessa Francia voleva dimenticare. E lo fa raccontandoci la licenza di tre uomini: il soldato semplice Lasteyrie, il caporale Valette e il sergente Lachaume. L'insensatezza del conflitto trapelerà nei loro gesti, nei pensieri, nelle parole e negli incontri dei tre commilitoni protagonisti di questa storia.

"Parigi ama i soldati soltanto da lontano, quando sfilano buoni buoni dietro le transenne bianche. Da vicino, li disprezza, li ignora. [...] L'elegantissima Parigi si vergogna dei suoi soldati malvestiti, ma non smette di consumarne a intere classi, d'imbrattarsi del loro sangue giorno e notte, come una poco di buono [...] Tali erano i pensieri di Lachaume mentre attraversava la Senna sul pont de la Concorde. "

La licenza del sergente Lachaume, detto il Prof per via della sua esperienza come insegnante in un liceo, è un dover fare i conti con un furore astratto. Torna nell'appartamentino dove viveva con la moglie prima della separazione, che lei gli comunica per lettera, ma trova soltanto oggetti sconosciuti negli armadi, anche se a prima vista nulla o quasi sembra essere cambiato. Eppure nella camera studio, in quella stanza che prima era sua, ora si sente un intruso, in mezzo a tutti quei libri che pure gli appartenevano fin da prima di conoscere la moglie Françoise. In fondo era tornato soltanto per constatare di persona che il passato era morto. Con gli occhi spalancati nelle tenebre e l'animo in preda al furore, dopo una vana attesa, scende in strada e si fa portare in un alberghetto del Quartiere Latino. Qui attenderà invano una lettera di Françoise e cercherà di riempire le lunghe e vuote serate. Gli arriverà invece la lettera del premuroso Valette, soprannominato Vache qui rit per via della sua gran risata a bocca aperta, che lo invita a trascorrere il Capodanno dai genitori. E così si ritroverà in un quartiere operaio della periferia di Parigi, una Piccola URSS, come lo chiama chi ci vive, a festeggiare tra ostriche e vino in compagnia di una famiglia di operai comunisti. Anche per Lasteyrie, il soldato semplice che ritroveranno entrambi al Café des Vrais Sportifs, Parigi è ingrata. Lasteyrie, animo inquieto, dall'atteggiamento capriccioso e febbrile, con un pensiero che lo rode dentro e che forse solo Lena, una tedesca che si unirà alle loro scorribande parigine, sa indovinare, preferisce beverci sopra.

Luci, rumori, movimento. Partite di flipper, battute innaffiate da alcol a buon mercato. I neon sgargianti del quartiere di Clichy. In mezzo a quella vita, bassa e disperata, Anselme segue i tre soldati che, come stranieri di passaggio, vanno a zonzo per la città, in una Parigi magistralmente evocata, dove la gente non presta attenzione al volto dei militari, ma con un colpo d'occhio vede solo la divisa. E dove il ronzio dei motori che sovrasta le loro voci è l'espressione sonora dell'indifferenza della Francia al destino di migliaia di giovani gettati in pasto a un'altra guerra senza senso.

Paola L. Buoso

Daniel Anselme

Recensione di La licenza di Daniel Anselme

nato nel 1927, fu partigiano della Resistenza francese. In seguito lavorò come giornalista e fu personaggio noto nei caffè della Rive Gauche. Fermo oppositore della guerra in Algeria, affrontò l'argomento nel sul primo romanzo, La licenza (1957). Pubblicò un secondo romanzo nel 1964 e un resoconto semi-autobiografico delle sue esperienze di guerra nel 1984. Morì cinque anni dopo a Parigi.


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