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Recensione di Polvere nel vento di Adriano Margarone

Creato il 03 gennaio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Polvere nel vento di Adriano MargaroneVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Adriano Margarone
Pubblicato da:lulu.com
Genere:RaccontiRomanzo Storico
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
Trama:

Un cavaliere partecipa alle crociate in Terra Santa e lì s’innamora di una donna che tradirà la sua fiducia. Dopo anni ritorna al suo castello ma deve affrontare un usurpatore e il male che quest’ultimo ha fatto al suo popolo.


Polvere nel vento è un testo a metà tra un romanzo e un racconto lungo. Protagonista di tutta la vicenda è il conte Ruggero II, detto Benedictus. La storia è ambientata nel periodo delle Crociate, e si divide per ambientazione tra i possedimenti del conte e la Terra Santa. Lui stesso guiderà i suoi cavalieri nel viaggio per liberare dagli eretici Gerusalemme e tutte le città della Palestina. Proprio durante la lotta cruenta per la conquista della città santa, il conte Ruggero comprende il male che impregna ogni suo attacco contro un altro essere umano, capisce che quello che sta facendo e quello in cui crede è tutto sbagliato. Non sta difendendo una terra, sta solo uccidendo uomini. E forse non è questo che intendeva Dio nei testi sacri. Una volta dato l’ultimo fendente e conclusosi il compito che gli era stato assegnato, si ripromette di non usare mai più la violenza se non in caso di necessità. Dopo un anno di sosta nella città, decide che è il momento di lasciar tornare a casa i suoi compagni d’arme e li invita tutti a scegliere liberamente se rimanere con lui per proteggere i deboli in quelle terre conquistate o se tornare dalle proprie famiglie. Alcuni se ne vanno, ma altri rimango, e, quasi a sottolineare la santità del luogo in cui si trovano, esattamente dodici dei suoi decidono di restare, proprio come se si fosse ricomposta la compagnia di Gesù e dei suoi apostoli.

Con coloro che rimasero, il conte portò avanti la sua idea di agire nella non violenza: aiutarono i bisognosi predicando la parola del Signore, abbandonarono le armi e i vessilli che li identificavano come i Cavalieri della Croce. Si trovano infine a salvare una ragazza ebrea dalle grinfie di un duca famoso per la scia di sangue che si lascia alle spalle, ma per questa mossa ardita devono fuggire dalla zona in cui risiedevano. Fortunatamente la ragazza li aiuta a trovare rifugio nel deserto presso un gruppo di beduini. Proprio in questo momento di calma il conte fugge dai suoi compagni per una delusione che uno di loro gli procura e vaga per le terre della Palestina per cinque lunghi anni. Tornato alla sua vera casa, si trova a combattere con un usurpatore stabilitosi nelle sue terre e si riapre la ferita all’orgoglio che gli era stata inferta nel deserto.

Più che la storia in sé, qui bisogna leggere tra le righe, occorre andare a cercare la chiave di volta che tiene insieme tutto l’arco di sentimenti che si dipinge di fronte ai nostri occhi. È una storia a lieto fine, ma sofferta in ogni riga.

 

Approfondimento

La storia di per sé non è delle più complicate, è abbastanza lineare se facciamo eccezione per un paio di punti (che a me sono ancora oscuri nel significato). Il personaggio del conte Ruggero è un cattivo che con il viaggio nelle terre del Signore passa dalla parte dei buoni. È quasi un messaggio di speranza che l’autore vuole dare: fa vedere come nei momenti peggiori l’animo dell’uomo può rinsavire e indicare di nuovo la via giusta da seguire. Infatti è proprio quando il conte si trovava nel bel mezzo del massacro, che gli arriva chiaro il messaggio che quello non voleva dire essere umani, ma bestie.

Non sono rimasta particolarmente entusiasta da Polvere nel vento, non tanto per il racconto e il suo contenuto, ma principalmente perché non è il mio genere. Non è il tipo di libro che prenderei in mano interessata se lo incontrassi in uno scaffale. Preferisco l’azione ai pensieri, e qui in quasi ogni riga c’è del riflessivo o del sentimentale. La storia di base c’è, ed è anche abbastanza ben scritta; secondo me si sarebbe potuto dare spazio a quei cinque anni nella vita del conte passati a girovagare per la Palestina prima di tornare in patria, visto che sembrano averlo cambiato in meglio. Ma comunque questo rimane quasi un racconto di formazione, di crescita, di pentimento di una persona che ha fatto le peggio cose ma ritrova la retta via.



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