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Pubblicato daRizzoli
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La trama:
E’ il 28 luglio 1914 ed è appena iniziata la Grande Guerra, ma è anche il giorno del quinto compleanno di Alfie, che, insieme alla sua famiglia, vive in Damley Road a Londra. E’ una data molto importante per tutti, per Alfie in particolare, perché, oltre ad essere il suo compleanno, proprio quel giorno Giorgie Summerfield, suo padre, decide di arruolarsi e raggiungere subito il fronte. Non c’è più tempo per aspettare, poiché ognuno è chiamato a fare la propria parte: sia chi vuole combattere, sia chi è destinato a restare.
“Ogni sera, prima di andare a letto, Alfie Summerfield cercava di fissare nella mente com’era la vita prima che la guerra cominciasse, ma più passavano i giorni, più difficile diventava ricordare con chiarezza.” Per Alfie, il protagonista di Resta dove sei e poi vai, un romanzo di John Boyne, giovane scrittore, diventato celeberrimo con il suo primo libro, Il bambino col pigiama a righe,essere un ragazzino di cinque anni è particolarmente complicato. Da quando è iniziata la guerra, nonna Summerfield continua a ricordare a tutti che ormai tutto è perduto, “È la fine per tutti” continua a ripetere. Ricordare come fosse prima per Alfie, quando suo padre non si era ancora arruolato volontario e la sua massima aspirazione era soltanto quella di salire con lui sul carro delle consegne del latte, sembra quasi impossibile.
Una guerra si combatte con coraggio sia al fronte che a casa: chi resta infatti cerca di fare il proprio meglio nel superare le difficoltà di tutti i giorni nel trovare il cibo, nel guadagnare qualcosa con un lavoro dignitoso, con l’unico scopo di offrire un aiuto per la propria famiglia. Sia chi decide di partire per la guerra, sia chi resta dovrà quindi dimostrare lo stesso coraggio per andare avanti, in situazioni difficili e precarie, nelle quali sembra impossibile trovare una soluzione alle difficoltà quotidiane. Anche per gli abitanti di Damley Road la vita è cambiata in modo definitivo: per Mr Janáček e la figlia Kalena, che vengono internati nell’isola di Man o per Joe Patience, un amico di infanzia di Giorgie, che decide di percorrere un’altra strada, scomoda e altrettanto coraggiosa, come quella dell’obiezione di coscienza.
A differenza degli adulti, Alfie sapeva che “ricordando la vita che facevano un tempo, c’era sempre la possibilità che un giorno potessero tornarvici” e così decide di aiutare concretamente la madre trovandosi di nascosto un lavoro da lustrascarpe alla stazione dei treni di Londra. Dopo aver rubato la scatola con i lucidi per le scarpe di Mr Janáček, con rigore Alfie organizza la sua settimana lavorativa, senza dimenticare la scuola, alla quale decide di partecipare soltanto il lunedì e il giovedì, per non mancare alle sue materie preferite, lettura e storia. Intanto gli anni passano e le lettere del padre dal fronte arrivano con regolarità, la lontananza sembra quindi in qualche modo sopportabile, ma improvvisamente esse diventano oscure, quasi incomprensibili, fino a non arrivare più. Alfie non riesce a capire cosa stia succedendo e si rende conto che gli adulti intorno a lui, dalla madre alla nonna e agli altri abitanti di Damley Road, non gli stanno dicendo la verità.
Come accade spesso, grazie ad un imprevisto, Alfie scopre da un cliente, al quale stava lucidando le scarpe, dove si trova il suo papà e così, senza alcuna esitazione, decide di partire, ovviamente da solo, per una “missione segreta”. Alfie lo vuole salvare riportandolo a casa e ci riesce, probabilmente perché è ancora in grado di credere che tutto è ancora possibile, proprio per quei bei ricordi, che gli regalano quel coraggio e quella determinazione, che è possibile trovare soltanto nei momenti più difficili della propria vita. Ma è anche il coraggio che può avere soltanto un bambino, che è in grado di vedere ciò che noi adulti spesso abbiamo perduto e che forse invece dovremmo in tutti i modi cercare di ritrovare.
Chiara Torelli