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Recensione di “Sotto una buona stella”, buon esempio di “commedia” italiana

Creato il 21 luglio 2014 da Giannig77

Era da un bel po’ che non mi concedevo una serata al cinema, nonostante andare in sala sia una delle mie passioni. Chi mi conosce e segue su questo blog sa che sono stato, come dire, indaffarato negli ultimi mesi. Ma ora, terminati i preparativi e le feste (no, la festa continua perché sono troppo felice!), un po’ alla volta sto tornando alle (in questo caso, belle!) abitudini, e allora proprio ieri sera con la mia mogliettina mi sono concesso una commedia. Solitamente il periodo luglio/agosto non è prodigo di buone visioni, specie quelle d’autore, a meno che uno non voglia sorbirsi uno di quei dementi film d’orrore tutti uguali (al di là del fatto che Mary proprio non li digerisce, uscendone il più delle volte terrorizzata!) o qualche film d’animazione minore (giacchè i migliori escono quasi sempre a ridosso delle feste) e quindi abbiamo ritenuto essere un vero colpo di fortuna quello di aver ritrovato in sala il film di Carlo Verdone uscito a San Valentino. Ok, è datato, direte voi, ma all’epoca, più che per snobismo, lo evitai per il troppo “hype” suscitato dalla stampa, con lui e la Cortellesi ospiti in ogni salotto televisivo. Però avevo voglia di vederlo questo “Sotto una buona stella” e, nonostante fino all’ultimo speravo che la sala fosse tutta per noi, ecco invece comparire all’inizio del film altre due coppie che evidentemente se l’erano perso. Poco male, vorrà dire che un’altra volta, se proprio vorrò provare l’ebbrezza di vedermi da solo un film in una grande sala, farò prima ad affittarmela :-)

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Il film in ogni caso mi ha ripagato dell’attesa, anche se – come immaginavo… vecchi trucchi del marketing che ormai sono scontatissimi – le poche scene in grado di strappare una risata sono state quelle già arci- note dei trailer pubblicitari; di comico o divertente c’era in effetti ben poco, eccezion fatta per la verve comunque mai sopita dei due interpreti principali (due autentici cavalli di razza della commedia italiana) e per la splendida e riconosciuta mimica facciale dell’attore e regista romano, qui pure in veste di autore di soggetto e sceneggiatura, insieme a Maruska Albertazzi, Gabriele Pignotta e Pasquale Plastino.

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La trama è piuttosto nota e ciò che mi ha più colpito è stato vedere le difficoltà che ruotavano attorno all’inatteso nucleo familiare (ri)formatosi, con i due figli del protagonista assolutamente sugli scudi e assai convincenti nel ruolo di figli delusi, incazzati e… poco riconoscenti, sentendosi ancora traditi e feriti. La figura di Luisa/Paola Cortellesi sarà fondamentale, in maniera quasi inconsapevole, per favorire e ricucire il grosso strappo tra genitori e figli ritrovati in circostanze fortuite oltre che tragiche. Citazione d’obbligo quindi per i due tormentati ragazzi, con Lorenzo Richlemy nei panni dell’aspirante cantautore Niccolò Picchioni (a proposito, davvero buono il brano da lui presentato in una scena chiave del film, cantato nella realtà dall’emergente Michele Bravi, fresco vincitore di X Factor e scritto da Federico e Francesco Zampaglione dei Tiromancino). La ragazza invece, la poetessa Lia, che arrotonda con le traduzioni conto terzi, era interpretata dalla catanese Tea Falco, già protagonista rivelazione di “Io e Te”, lo splendido e toccante ultimo film del Maestro Bernardo Bertolucci. Insomma, senza svelare molto della storia e dei loro risvolti, posso affermare che si è trattato di un film assolutamente piacevole, con un Carlo Verdone sempre più a suo agio con i panni dell’uomo maturo, non più solo alle prese con conquiste difficili o improbabili o con le commedie leggere, molte delle quali entrate nella storia del cinema e del costume italiano, proprio grazie alle sue straordinarie performance.


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