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Recensione | Doctor Who 9×02 “The Witch’s Familiar”

Creato il 27 settembre 2015 da Parolepelate

Salve Pelati, Salve Whovians!

C’è chi attende il sabato sera per darsi alla pazza gioia –  tipo Jovanotti, c’è chi non vede l’ora che arrivi per vedere Doctor Who in diretta col Regno Unito.
C’è chi attende la domenica mattina per andare a messa e sentire l’Angelus del Papa – tipo mia nonna, c’è chi si sveglia il prima possibile per vedere Doctor Who.
In ogni caso, nel weekend c’è sempre qualcuno che trepida per vedere questo telefilm, tipo la sottoscritta, ed è questo che rende l’autunno così speciale: avere una scusa per giustificare la mia pressoché inesistente vita sociale ed il mio allontanamento dalla religione praticata.
Stavolta, buttare le chiavi di casa ne è valso decisamente la pena. Sulla scia della sua prima parte, The Witch’s Familiar – sempre written with evil by Steven Moffat – è stato un episodio brillante e mozzafiato: ho spalancato così tante volte la bocca che ho perso il conto delle mosche che vi sono entrate dentro.

La puntata si apre con un graaaande colpo di scena: Clara e Missy non sono morte, anzi, sono proprio vive e vegete grazie al teletrasporto cui l’ultima citata ha ricorso. Ma noi questo l’avevamo già intuito, giusto?
Le due si ritrovano nelle fogne dei Dalek, quasi una sorta di cimitero e qui, grazie alle brillanti ma pericolosi – sopratutto per la vita di Clara, ma questo non è mai un ostacolo per la nostra Time Lady – di Missy, le due riescono a procurarsi un’armatura nemica con il semplice uso di una spilla. Apriamo una petizione per avere il ferrame dei Dalek al Museo Stibbert di Firenze.
Sarà Clara, obviously, ad entrare nel cavallo di Troia: ella porrà fine alla guerra in corso ed, inoltre, dovrà confrontarsi e lottare con se stessa e la sua individualità, la sua umanità spesso nascosta, ma anche tanto cercata (proprio come in Asylum of the Daleks). Infatti, Clara Oswald  non sarà che un Dalek come tutti gli altri, incapace di emergersi e distinguersi, oltre che di esprimere i propri pensieri e sentimenti.
Il Dottore, nel frattempo non è convinto della morte delle amic(a)he e, rubata la sedia dalekiana di Davros, cerca di scoprire la verità. l suo piano, tuttavia, fallisce miseramente ed, attaccato da Colony Sarff, egli perde la poltrona ed i sensi.
Si risveglia sull’unica altra sedia presente a Skaro (!!!) ed inizia ad in intrattenersi in un lungo dialogo con Davros. Questi, seppur sia ancora tenuto in vita dalla forza dei suoi figli, sta morendo. Il Dottore parla del salvataggio di Gallifrey (sappiamo tutti che, come prima o poi Moffat si deciderà a fare un crossover tra Doctor Who e Sherlock, prima o poi il pianeta dei Signori del Tempo sarà ritrovato) portando il nemico alla commozione. La relazione fra i due si fa sempre più intima, tant’è che il Dottore è disposto a dargli un po’ del suo potere per la rigenerazione pur di donargli un’ultima alba.

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Ma Davros se ne approfitta: la compassione, la pietà, sono i talloni d’Achille del Dottore e lui l’ha imparato a suo guadagno. Il potere per la generazione viene trasmesso ad ogni Dalek sul pianeta, rendendolo più forte e, conseguentemente, Davros prolunga la sua esistenza. In questo momento, devo dire che la mia agitazione è salita alle stelle e già mi immaginavo i Dalek al comando del cosmo.
Missy, grazie alla sua povera esca che è Clara, arriva giusto in tempo per salvare il Dottore, *respiro di sollievo*, che in realtà ha sempre saputo del piano di Davros (that’s my man!) e che, anzi, lo sfrutta a suo favore.
Le trompeur, trompé – direbbero i Francesi. Il Dottore, come sappiamo, fa sempre calcoli astrusi – e menomale che non è una donna! – ed ha considerato anche i Dalek mai morenti nelle fogne: anch’essi assumono il potere per la rigenerazione e tornano completamente in vita, per poi attaccare i Dalek sul pianeta per vendicarsi.

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Il problema rimasto da risolvere è sempre lo stesso – è così ormai da tre stagioni: Clara. Quando il Dottore se la ritrova davanti, Missy cerca di convincere il Dottore che quel Dalek l’ha uccisa e quest’ultimo non riesce a dimostrare di essere lei. Il Dalek implora pietà, urla “Mercy!”, parola non inclusa nel vocabolario dei Dalek. A questo punto, Missy farebbe meglio a darsela a gambe, anche il Dottore lo sottolinea. Clara è “safe, alive (…) unharmed, unhurt, alive”, esattamente come la voleva il Dottore.
Non sappiamo che fine farà Missy, certo è che la sua relazione altalenante con il Dottore e la sua companion è giunta al suo punto di più completo sprofondamento. E’ un po’ bipolare, devo ammetterlo, oltre che imprudente ed avventata quando dovrebbe, piuttosto, utilizzare tutta la furbizia a sua disposizione con molta cauta.
Evidentemente, nel cuore del Dottore c’è posto per una sola donna: Clara Oswald (ma solo perché Donna ha l’alzheimer, Rose è stata espatriata ed Amy è deadceduta). E siccome è un Signore del Tempo ed è provvisto di due cuori, nemmeno l’altro è per Missy, bensì per il TARDIS.
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Anche la cabina telefonica blu che tutti noi vorremo trovare nel nostro giardino viene recuperata grazie ad i nuovi occhiali da sole sonici del Dottore. Una caduta di stile? Vedremo. (I Ray Ban, i Dalek, Davros e il male, #planeshavestopped). Speriamo solo che non faccia come Pitbull, che ci si fa anche la doccia. E ci dorme.

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Il Dottore non smette mai di riflettere (e menomale che non è una donna, parte II) e non concepisce bene come il Dalek in cui Clara era, diciamocelo, prigioniera, sia stato in grado di chiedere pietà. Al che, comprende, capisce tutto. Torna a Skaro, dal Davros bambino con cui ci eravamo lasciati alla fine della scorsa puntata e lo salva, contrariamente da quello che alcuni credevano e lo porta a casa.
“Davros ha creato i Dalek, ma chi ha creato Davros?” Il Dottore sa la risposta adesso: se medesimo. E non può far altro che cogliere l’occasione per porre la ciliegina sulla torta.

Intelligente. Logico. Estremamente razionale.
Steven Moffat pare essersi improvvisato umanista per questa nona stagione. Tutto scorre perfettamente ed a tempo, come una composizione melodica, con precisione e metodo. Non c’è esagerazione, non c’è inconsistenza. E non ci sono nemmeno insulti (se non per i Dalek), lacrime di disperazione e sedute psichiatriche.
Eccellente il dialogo tra il Dottore e Davros, quasi una pièce di teatro a mio parere: se fosse stato rappresentato su un palco dai due soli attori, l’effetto sperato dalla sceneggiatura sarebbe stato lo stesso.
Confermo ciò che avevo scritto nella scorsa recensione: la nona stagione di Doctor Who è partita col botto, letteralmente se volete. Spero che lo spettacolo pirotecnico continui e che non si tratti solo di un colpo di cannone.

Voi cosa ne pensate, piuttosto?
Vi lascio col promo del prossimo episodio. Grazie per aver letto fin qui ed arrivederci!

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