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[Recensione] Drak’kast – Storie di draghi di Fabrizio Corselli

Creato il 13 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Drak’kast – Storie di draghi di Fabrizio CorselliTitolo: Drak’kast – Storie di draghi
Autore: Fabrizio Corselli
Editore: Edizioni della sera
ISBN: 9788897139058
Numero pagine: 220
Prezzo: € 12,00
Voto: [Recensione] Drak’kast – Storie di draghi di Fabrizio Corselli

Trama:
Quello di Drak’kast è un mondo rischioso, selvaggio, dominato da profondi e oscuri misteri che aspettano solo di essere riportati alla luce. Un mondo in cui ognuno è costretto a sfidare la stirpe dei draghi e la sua egemonia, aprendosi un varco nel fuoco con il crudele acciaio nel pugno… o andando incontro alla morte. In questa era, meglio conosciuta come Primordium Draconis, esiste però anche chi ha scelto di non combattere i draghi: gli Hadragnir, incantatori disposti a sposare la loro causa per preservare l’equilibrio tra le razze. È qui che entra in gioco il personaggio di Elkodyas, il leggendario drago mutato in un elfo cantore, unico eroe tanto audace da sfidare le insidie e i pericoli celati nella Foresta di Smeraldo alla scoperta di quei segreti che per troppo tempo sono rimasti confinati in essa.

Recensione:
Non posso farci niente, il liceo classico mi ha proprio segnato, e quando mi sono trovato davanti a un poema epico (neo-epico, per essere precisi) ispirato a Omero mi è sembrato di essere tornato sui banchi di scuola.
Un’eleganza stilistica e narrativa degna degli esametri greci e latini, con la stessa gradevole sonorità, la ricorrenza di frasi formulari e un tono aulico e solenne che ricalca alla perfezione ciò che gli aedi recitavano ai grandi banchetti immortali nella mitologia e nella storia classica. Il linguaggio è ricercato e solido, talvolta necessiterebbe anche di un’adeguata parafrasi per spiegare meglio le scelte fatte, dal momento che tante parole sembrano derivare direttamente dalle traduzioni rinascimentali di Iliade e Odissea.
Quello che più ha reso affascinante questa lettura è stato l’impianto mitologico costruito con una tale accuratezza da sembrare proveniente da un background letterario sedimentato nei secoli. Dinastie, nomi, leggende e vocaboli non hanno punti deboli nella loro organizzazione, e questo è l’anello di congiunzione ottimale tra il fantasy e il poema classico: sono due generi talmente differenti che è molto difficile conciliarli e rendere solida la narrazione. L’uso di un lessico alto e difficile rischiava di complicare ulteriormente l’impresa, ma anche quest’ultimo scoglio è stato superato.
Ammetto di avere leggiucchiato qualche passo ad alta voce per il solo piacere del sentire la musicalità dei versi: la metrica italiana e quella greca e latina sono l’opposto, l’una qualitativa, l’altra quantitativa. Riuscire a rendere in un testo italiano le stesse cadenze dei poemi antichi è stata un’autentica testimonianza di passione e talento, peraltro perfettamente realizzata.
Di sicuro non è un libro per tutti: anche gli amanti del fantasy e delle storie di elfi e draghi, per quanto appassionati, potrebbero trovare la lettura semplicemente troppo complessa e cervellotica, difficile se non impossibile da seguire. Ma per quanto riguarda me come studente e lettore, è stato senza dubbio un gran bel libro da tenere a portata di mano sulla libreria.


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