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[Recensione] Due belle sfere di vetro ambrato – Giorgio Caponetti

Creato il 07 maggio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Due belle sfere di vetro ambrato – Giorgio CaponettiTitolo: Due belle sfere di vetro ambrato
Autore: Giorgio Caponetti
Editore: Marcos Y Marcos
ISBN: 9788871686493
Num. pagine: 192
Prezzo: 12.00€
Voto: [Recensione] Due belle sfere di vetro ambrato – Giorgio Caponetti

Trama:
C’è una donna che lo cerca: è una biologa russa, affascinante. In un’osteria affacciata sulla laguna di Venezia dichiara di voler clonare un cavallo portentoso, quello del monumento a Bartolomeo Colleoni in campo San Zanipolo. Alvise Pàvari dal Canal ne ha sentite tante nella vita, ma questa le batte tutte. Clonare una statua? Certo che no, gli spiega dolcemente la russa. Lei allude a tessuti organici di cinquecento anni fa, perfettamente conservati. Alvise finge di non capire, ma pensa alla teca con due sfere di vetro ambrato custodita nel palazzo avito sul Canal Grande. E una leggenda di famiglia ci trascina indietro nel tempo: al banchetto di cento portate in cui il Colleoni, capitano generale della Serenissima, conquista una donna troppo piena di vita per accontentarsi del vecchio marito mercante; alla frenesia di amorosi sensi che Leonardo da Vinci, giunto in laguna da Firenze, scatena a Ca’ Pàvari, seminando nostalgia inguaribile e un capolavoro sorprendente.

Recensione:
Simpaticissimo questo romanzo uscito a febbraio del 2013 per Marcos Y Marcos, divertente, pittoresco, originale, interessante, approfondito.
Due storie parallele che si intersecano, 2010 e puro Rinascimento si collegano e corrono su un medesimo piano per raccontare le vicende che hanno dato vita al monumento dedicato a Bartolomeo Colleoni in campo San Marco a Venezia: un cavallo. Non un cavallo qualsiasi, si tratta della riproduzione fedele e precisa di Leone, meraviglioso destriero che Bartolomeo in persona aveva scelto come soggetto per il suo fulgore, per la sua energia, per la perfezione del suo portamento che trasmetteva la potenza che lui stesso aveva padroneggiato prima di morire.
Protagonista (odierno) è Alvise, erede di un’importante casata, esperto di ippologia e circondato da uno stuolo di personaggi secondari di tutto rispetto, di cui è stato un piacere leggere e che hanno contribuito a creare una cornice compatta e all’altezza della trama principale.
C’è poi Eva Kant, fascinosa russa arrivata a scombussolare i sentimenti di Alvise e anche le sue idee in merito alle voci riguardo le due belle sfere di vetro ambrato tramandate a Ca’ Pàvari di generazione in generazione, che gli infila la pulce nell’orecchio e lo spinge a curiosare su qualcosa a cui non aveva mai dato credito.
È un romanzo che si legge tranquillamente nell’arco di un pomeriggio, un bellissimo ritratto che con poche pennellate ci regala uno scorcio sulla Serenissima di epoca rinascimentale, svelandoci qualche curiosità e abitudini più o meno conosciute. Ci presentano personaggi come il Verrocchio e un giovane Leonardo da Vinci, Agostino Barbarigo e le difficoltà dovute alle ripicche col ducato degli Este.
È un’opera ironica, leggera e godibile, un’avventura piacevole e intrigante degna di essere letta e apprezzata, un piccola perla da tenere in libreria per i momenti in cui si sente il bisogno della compagnia di un libro ben scritto, che strappa genuine risate e ci trasporta in una Venezia sgargiante e accogliente.


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