Quando ho preso in mano questo libro, sapevo che in qualche modo avrebbe trattato la storia della mia vita. Che quella nelle pagine, proprio me lo sentivo, ero io in carne ed ossa, o meglio dire, in carta e inchiostro. Che mi sarei affezionata facilmente ai personaggi, che il romanzo mi avrebbe fatto riflettere su me stessa, che se me lo suggeriva l'istinto, e non uno svogliato e leggero desiderio di leggere qualcosa per semplice curiosità, allora qualcosa di vero in tutte quelle prime impressioni doveva esserci. C'era. Fangirl di Rainbow Rowell non è un manuale per fangirl, più la bibbia dei fandom, il diario segreto di ogni fangirl, tipo per una come me, o come tutti voi. Mi sento piena e vuota allo stesso tempo -e adesso vi lascio al resto della recensione!
Trama (tradotta da me, citate se prendete):
Cath è un fan di Simon Snow.
Ok, il mondo intero è fan di Simon Snow...
Ma per Cath, essere una fangirl è la sua vita - e lei è davvero brava in questo. Lei e Wren, la sua gemella, si sono aggrappate alla serie di Simon Snow quando erano solo bambine; è quello che le ha aiutate a superare la partenza della loro madre.
Leggere. Rileggere. Seguire forum di Simon Snow, scrivere fanfiction su Simon Snow, vestirsi come i personaggi per ogni premiere del film.
La sorella di Cath è, fra le due, quella che più è cresciuta lontano dal fandom, ma Cath non può lasciarlo andare. Non vuole.
Ora che stanno andando al college, Wren ha detto a Cath di non voler essere la sua compagna di stanza. Cath è sola, completamente al di fuori della sua zona tranquilla. Ha una compagna di stanza burbero con un affascinante, sempre presente fidanzato, una professoressa al corso di Scrittura che pensa che le fan fiction siano la fine del mondo civilizzato, un bel compagno di classe che vuole solo parlare di parole... E lei non può smettere di preoccuparsi per suo padre, che è amorevole e fragile e non è mai stato veramente solo.
Per Cath, la domanda è: può fare questo? Può farlo senza che Wren le tenga la mano? E' pronta ad iniziare a vivere la propria vita? Scrivere le proprie storie? E vuole andare avanti se questo significa lasciarsi Simon Snow alle spalle?
Cather Cath è una fangirl. Partiamo da questo presupposto, okay? E' una fangirl, e come tale ama la leggere, scrivere, sentirsi sempre vicina ai libri e al potere che hanno su di noi lei. La sua vita potrebbe comprendere solo questo -" she could spend the next four years reading and writing. And maybe the next four after that"-, se non fosse che la sorella gemella, Wren, la trascina al college con l'intento di fare nuove esperienze, conoscere nuove persone. Nient'altro potrebbe spaventare Cath di più della prospettiva di uscire dalla routine della sua vita per una richiesta simile, eppure si lascerà convincere perché si tratta di sua sorella, la sua gemella, la compagna con cui condivide tutto -anche il suo amore per la lettura. E' subito evidente, però, quanto Wren non sia più così vicina a quel mondo di magia e mistero che invece per Cath è tutto, concentrata sul suo futuro e sui nuovi legami che instaura tra una lezione e l'altra. Cath si terrà in disparte da questo flusso di ragazzi e ragazze che tentano di imparare e crescere, abbracciando il suo mondo di fan fiction e libri, barricandosi dietro le magliette di Simon Snow, i suoi poster e i suoi libri. Un Simon Snow, questo personaggio fittizio, che è un po' il nostro Harry Potter -un parallelismo inevitabile, questo, visto che Simon Snow è un Mago e i titoli degli otto libri che compongono la serie di Gemma T. Leslie hanno un evidente stile potteriano, ma non fastidioso, anzi-, più americanizzato che inglese, forse. In Simon Snow, ognuna di noi può ritrovare tutti quei personaggi, tutte quelle eroine, tutti quegli eroi cui è andato un pezzo del nostro cuore, della nostra infanzia, della nostra mente, della nostra vita. E ognuna di noi può rivedersi in Cath, nella sua difficoltà a socializzare perché proprio non le va, nel suo amore per la scrittura e per i libri della sua serie preferita, nel timore di crescere e conoscere persone e fare esperienza sola, senza la sicurezza di una presenza solida accanto, quello che la gemella era stato per lei fino ad allora. Senza rendersene conto, quasi con distrazione, Cath si ritroverà a passare il suo tempo con Reagan, la sua scontrosa e incisiva compagna di stanza, Levi, il suo ragazzo, e Nick, un compagno di classe del corso di scrittura, e la loro presenza diventerà una sorta di costante via vai indefinito, nella nuova routine scolastica, inizialmente ancora separata dalla sua vita alternativa nel web e nel mondo di Simon Snow.
Piccola curiosità! Ci sono arrivata ad intuito, e ho cercato conferme: oltre l'ovvio rimando alla serie di Harry Potter, sappiate che i protagonisti della serie che Cath ama (Simon e Baz) si rifanno a Harry e Draco -sappiate anche che Cath li shippa insieme, una vera Drarry fan. I cognomi dei due, tra l'altro, sono Snow e Pitch, e non so se conoscete "Le cinque leggende", ma lì Jack Frost e Pitch Black sono nemici (Frost-Simon e Pitch-Baz, chiaro?). Figo, eh?! La Rowell è davvero una fangirl!
Cath non somiglia a nessuna delle eroine cui siamo abituati. Non somiglia nemmeno alle più drammatiche protagoniste dei contemporary romance. In questo mi ha un po' ricordato Anna di Anna and the Frecnk kiss, appassionata e appassionante, un po' incurante e impossibilmente ragionevole, semplicemente se stessa in un contesto comune che non preveda la salvezza del mondo o vari ed eventuali eventi catastrofici. Nella sua mente non ci sono sotterfugi, è chiara, limpida, smaliziata, schietta o quasi, anche quando tenta di nascondersi e nascondere quello che prova. Però è piena di cose -voci, pensieri, descrizioni, luoghi, persone, domande, risposte.
Dopo che la madre li ha abbandonati, lasciando soli lei, sua sorella e suo padre, Cather non si è mai posta problemi circa il suo futuro, forte dell'indubitabile presenza di Wren e del suo legame con un fandom infinito ed emozionante come quello a cui appartiene. E poi, ecco che si ritrova al college, con la sua gemella via via più distante e indipendente, in balia di un percorso che non vorrebbe intraprendere. Lo vive passivamente, si lascia trasportare dai compiti e dal desiderio di ritrovare la sorella. Ma Cath è divertente, intelligente, creativa, e quando parla del suo mondo alternativo, quando si rispecchia nei libri che ama e nelle fanfiction che scrive, è tutto ciò che potrebbe essere nel mondo reale se solo lo volesse. In lei ho visto me stessa in tutti i miei riflessi possibili, ed è stato incredibile, strano, come insultare una persona e lodarla e darle consigli e abbracciarla per poi guardarla e dire toh, ma quella sono io. E' facile lasciarsi coinvolgere da una bella storia, ma trovare una pezzo di te in un libro? Un pezzo talmente grande di te da farti mettere in discussione tutte le cose attorno alle quali gira la tua vita -tutte le cose che ami e che sai di amare, ma che ti chiedi fin dove ti porteranno?
Quando un libro mi porta ad un punto tale in cui devo necessariamente fermarmi e mettere in discussione me stessa, lì capisco quanto quella storia si sia adatta a me, o io a lei -probabilmente entrambe le cose. Non erano solo i piccoli dettagli a coinvolgermi, ma l'armonia dell'intero romanzo che creavano nel loro insieme. Cath si lega i capelli, inforca gli occhiali, si barrica nella sua camera e scrive al pc finché non le lacrimano gli occhi, finché non si risveglia sulla tastiera, ore dopo. Odia conoscere persone se ciò implica entrare in contatto con loro, andare alle feste, fare conoscenza, ribadisce il tutto con una certa ironia; avere una vita sociale è talmente inutile quando tutto ciò di cui hai bisogno è a portata di un clic! Non mi sentivo solo comprensiva, ma compresa. Non riuscivo a contemplare nessun'altra via per cui Cath dovesse trovarsi in errore, perché se lo era lei lo ero anche io. Voglio dire, va bene uscire dalla propria camera per fare qualcosa. Ma il più delle volte sembra una perdita di tempo, mentre la mente non fa altro che scorrere la lista delle mille idee sparse a caso che non riesce a mettere in ordine. Capivo Cath, la capivo come non avevo mai compreso me stessa.
Fangirl ha portato con sé anche i suoi dubbi. Perché sono una fangirl -perché leggo, scrivo, sogno queste cose? E' più di una passione -diventa un po' uno stile di vita, ad un certo punto. Una volta che diventi una fangirl, che vieni battezzata da te stessa come tale, non c'è verso di tornare indietro. Qualcosa ti rimarrà per sempre appiccicato addosso e ti ricorderà delle notti passate in bianco a scrivere e a leggere, catalizzando emozioni troppo forti per decidere semplicemente di non provarle è basta. Non è come se tu potessi decidere, sei soggiogato. Vogliamo parlare del modo in cui la Rowell mette in piedi questo suo Simon-and-Baz fandom? Non esattamente dal nulla, chiara l'ispirazione potteriana, ma comunque verosimile e autonomo abbastanza da risultare una summa di tutti quegli elementi, quelle emozioni, quelle piccole cose che fanno di una saga una saga, di un fandom un fandom. E me ne sono innamorata -di loro e del modo in cui Cath scrive e parla di loro. Sono perfetti, fantastici! E fanno sembrare Cath più reale quando parla di loro. Anzi, in qualche modo Cath autrice e fangirl sembra quasi più concreta e palpabile della Cath personaggio. Essere fan con lei di Simon e Baz ha instaurato un legame fra noi più profondo e complice, rispetto all'essere fan di lei. Ciò non significa che la sua storia, quella che riguarda lei e Levi -che, davvero, ho adorato: Levi è il tipo di ragazzo che presenteresti ai tuoi genitori e porteresti all'altare nel tentativo di non lasciartelo scappare (permettetemi la citazione in lingua):
"What are you trying to tell me?"
"That it wasn't just a kiss, Cather. There was no just."
[...] "It means ... I really like you." His hand was in his hair again. Just the one. Holding it back. "Like, really like you. And I want that kiss to have been the start of something. Not the end."- e la sorella e il padre e il college, non mi abbiano fatto emozionare. Questo non è un manuale per fangirl; c'è un fandom, certo. Ma poi c'è la vita reale, un altro mondo, che quasi di secondaria importanza. Ci sono le cose che spaventano, che mettono paura, che ci fanno desiderare la familiarità delle cose in cui andiamo meglio. Con Cath, ho avuto la possibilità di provare tutto questo dall'interno, ma anche di analizzarlo dall'esterno. E la cosa più evidente era che, senza rendersene conto, accettare piccoli compromessi con la realtà le ha permesso di crescere e vedere oltre, vedere altro. C'è una soglia che tutti noi dobbiamo attraversare, prima o poi, ma non è soltanto quello che fa paura. E' il modo in cui quel passaggio ci cambierà, portandoci a chiedere cosa eravamo prima della soglia e cosa saremo una volta attraversata: è ciò che blocca Cath è ciò che blocca anche me, a volte.
"Let me help you," Simon said.
Baz held his head perfectly still. Then he nodded, gently thudding his forehead against Simon's.
"I notice," Simon said, letting his mouth drift forward. He thought of everything that had passed over the other boy's lips. Blood and bile and curses.
But Baz's mouth was soft now, and he tasted of apples.
And Simon didn't care for the moment that he was changing everything. -da Carry On, Simon, fanfic di Cath.
Ho AMATO questo libro, questa storta di modello storia-nella-storia, con citazioni dai libri di Simon e Baz -interessantissimi, potteriani e americanizzati così com'erano, da far venire voglia di leggere la loro storia come un libro a parte!- e dalle fanfiction che scrive Cath. Lo sguardo acuto dell'autrice negli occhi della protagonista sonda il mondo che circonda quest'ultima con un distacco che inizialmente l'allontana, ma che poi la rende malinconica, le da una lezione, aprendole gli occhi. No, davvero, letteralmente. Cath inizia a provare interesse per i ragazzi -per un certo ragazzo, eh-, come se non ne avesse mai visti. Comicamente sconcertante. Provvista di tutto un bagaglio di osservazioni pungenti, strani accostamenti di parole che danno il giusto tocco di originalità, allo stile così come ai personaggi, e frasi ironicamente sibilline, fra dialoghi arguti e momenti di tenerezza, non è stato tanto, o solo, innamorarsi dei protagonisti, quanto dell'idea della storia. Senza pretese ma intelligente, è innegabile, fluido e genuino, e nella sua semplicità esemplare, istruttivo, catartico come molti libri cercano spesso di essere, fallendo. Forse perché Fangirl non ci prova proprio -ci riesce. C'era coinvolgimento, di quel tipo generato dai momenti di leggerezza e sentimentalismi e dalle scene che fanno venire voglia, beh, di fangirlare per ciò che accade ai protagonisti. Ma c'è anche altro. Non era solo come se volessi urlare e dare di matto. La lettura è stata... pressante. Avvolgente. Nel complesso, ero presa dalla storia come se si trattasse di un lungo racconto fatto da qualcun'altro a me -magari anche la parte più saggia di me stessa. E quando ho finito, non era come se volessi sfogare la mia euforia -cioè si, ma non solo. Più che altro, riflettere. Pensavo ad altri libri, altre saghe, leggendolo -come se stessi leggendo il mio diario, mi spiego? Per Cath, così come per me, il problema non è solo il pensiero di finire un libro, ma il percorso che ci ha portato a quella fine. E' spaventoso, arrivare lì dopo anni di uscite, attese, un libro dopo l'altro, e quando i personaggi crescono e devi lasciarli andare, se ne va via anche una parte di te -quella parte che è cresciuta con loro, mentre loro erano vicini a noi. E allora, in una delle scene finali, quando Cath abbraccia il libro che aspettava e piange, mi sono accorta di star piangendo anche io, che le lacrime erano venute fuori da sole.
Capite? E ad un certo punto io ero Cath e stavo piangendo e abbracciando City of Heavenly Fire e non potevo credere che quel momento, quello che rappresentava l'inizio della fine, era arrivato;mi sentivo terrorizzata alla sola idea di finirlo -ed è vero che la Clare non si fermerà, che ci sarà ancora per me, ma quei personaggi, quella storia, quelle lacrime, quei sorrisi sudati in anni di romanzi sono unici.
*me si dispera*