Titolo: Every dark place
Autore: Craig Smith
Editore: Miraviglia Editore
Traduttore: Alessandra Passeri
ISBN: 9788889993279
Num. Pagine: 414
Prezzo: 17,50€
Voto:
Trama:
Shiloh Springs. Will Booker, accusato di aver barbaramente ucciso cinque ragazzi dopo averli segregati in una cella frigorifera di due metri, esce di galera in attesa del secondo grado di giudizio. Non ci sono prove schiaccianti contro di lui. L’unica sopravvissuta, Missy Worth, si rifiuta di deporre. Will le ha sparato dopo averle fatto scavare una buca che sarebbe diventata la sua tomba. Traumatizzata dalle violenze subite, nasconde una verità diversa, ma si rifiuta di parlare. Il caso viene riaperto dal procuratore Pat Garrat e l’investigatore Rick Trueblood, la cui figlia è scomparsa misteriosamente in passato e non è mai stata ritrovata, indaga per incastrare il feroce assassino. Ospitato presso la casa del reverendo Connie Merriweather che lo protegge credendolo innocente, Will si prepara per una serie di altri feroci omicidi. In un susseguirsi frenetico di colpi di scena, di delitti e rapimenti, anche la vita dell’unica testimone, Missy Worth, sembra in pericolo. Riuscirà Rick Trueblood a incastrarlo prima che sia troppo tardi?
Recensione:
Un thriller anomalo.
Questo romanzo inizia a metà di una storia, dopo gli omicidi di cinque ragazzi adolescenti e prima di un altro massacro, simile ma non identico, e perpetrato dalla stessa persona. E noi sappiamo benissimo chi è.
Will Booker è finito in galera ma ora viene rilasciato perché nulla lo incrimina a tutti gli effetti, è sostenuto dal reverendo Connie, dalla sua famiglia e da chi lo crede davvero innocente, mentre Pat Garrat – procuratore che cerca di seguire le orme e la fama del padre – non lo crede affatto, e non vede l’ora di rispedirlo al fresco prima che Will faccia di nuovo del male.
Per le indagini viene chiamato Rick, detective privato col problema dell’alcolismo, e che prende molto a cuore il caso per via di un lutto personale che l’ha colpito anni prima.
Come ho detto all’inizio, Every dark place è un thriller anomalo, perché il lettore è informato di cosa sta succedendo, sia dal punto di vista delle indagini che da quello dei crimini. Non si tratta di scoprire chi sia l’assassino, il suo modus operandi o il suo modo di agire, perché i capitoli sono alternati, e sotto i nostri occhi vediamo avvenire tutto, le stanze buie, le torture, le cattiverie, i sotterfugi.
Si tratta di un giallo che si addentra in una psicologia labirintica, le analisi dei pensieri di Will non sono esaustive, l’autore ci lascia col fiato sospeso e non ci regala la soddisfazione di andare fino in fondo, ma ci abbozza solo un disegno sfocato, nebuloso di cosa muove nella mente di Will, di come adopera il suo magnetismo e il genere di sevizie che è in grado di architettare per mettere alla prova. Proprio come dio mise alla prova Giobbe.
Per contro abbiamo Rick, che è tutto fuorché quell’eroe figo e sicuro di sé a cui ci hanno abituati film e telefilm. Rick è una personalità altalenante, ha un vizio (che è un vero vizio e non una nota a margine che viene fuori solo quando fa comodo per impietosire i lettori) e più volte si ritrova a tornare sui propri passi, è incerto e metodico, un po’ bizzarro e umano, un ritratto ben riuscito.
Ciò che tiene incollati alle pagine è l’esito che avranno le vicende, i personaggi sono frammenti di specchio che emanano diversi riflessi a seconda delle situazioni, macchiati di sangue o di odio, mai troppo buoni e cattivi in maniere differenti; il libro si snoda attraverso un percorso non immediato, un rincorrersi di giochi di potere e sottomissione che scava nella psiche fino all’osso, fino a una conclusione agrodolce, che lascia uno strano pizzicore sulla lingua.
Da leggere solo se volete allontanarvi dai cliché polizieschi e dai thriller classici, entrando in una struttura originale che ci rende onniscienti e che nonostante ciò non ci svela nulla in più di ciò che vuole.