Titolo: Fantasmagonia
Autore: Michele Mari
Editore: Einaudi
Genere: Raccolta di racconti
Anno: 2012
ISBN Libro: 9788806209551
Num. Pagine: 155
Prezzo: 18,00 €
Voto:
Contenuto: (dal retrocopertina) «Per fare un fantasma occorrono una vita, un male, un luogo. Il luogo e il male devono segnare la vita, fino a renderla inimmaginabile senza di essi. Il luogo dev’essere circoscritto, con confini precisi; piú che un luogo, una porzione chiusa di luogo: preferibilmente una casa».
Mostri, spiriti, ombre e possessioni demoniache: un esaustivo compendio ultraterreno fa da corollario a queste storie. Giocando con i generi e con la tradizione letteraria, Michele Mari ci consegna un sorprendente ritratto dell’artista da spettro.
Recensione: I racconti di questa raccolta sono popolati da fantasmi, mostri, sogni. Attingono alla tradizione letteraria a noi comune, oltre che alla brillante immaginazione del loro autore. Colpisce la cura con la quale sono confezionati; pagina dopo pagina, se non riga dopo riga, si avverte la perizia di chi sceglie le parole con scrupolo, di chi mette insieme periodi che solo i narratori di razza sono in grado di concepire. Chi la fa da padrone è il talento di inventare storie. L’autore sembra rimanere un po’ in sottofondo; viene assorbito dalla sua arte, non si vede, scompare dietro le frasi. È un personaggio schivo il quale utilizza un linguaggio fresco eppure preso dalle fiabe antiche, senza fronzoli e ghirigori. C’è ricerca ma non ricercatezza.
È uno di quei casi in cui il recensore si trova a disagio perché a meno di fare larghe citazioni di testo, non è in grado di rendere l’idea. Non capita spesso.
Di cosa si parla precisamente?
Si parla di mostri e del modo in cui ciascuno di noi, volendo, potrebbe fronteggiarli, e di quanto la cosa sia difficile se, a conti fatti, siamo noi stessi ad allevarli nel nostro cuore e dar loro la voce (Dialogo con un mostro).
Si racconta di una madre che rivela al suo bambino le storie antiche della sua famiglia che ricalcano l’Amleto, il Re Lear in riassunti rigorosi di poche righe, con tanto di colpo di scena finale.
Si narra di un Piccolo mondo antico, che con Fogazzaro non ha niente a che fare, colmo di presenze arcaiche, primigenie e terribili, anteriori a ogni religione e a ogni cultura, con le quali non puoi rivolgerti perché non conoscono il rito della preghiera.
C’è persino il racconto, ma in chiave horror, di quella certa sera del 1816 in Villa Diodati (Lago di Ginevra), nel corso della quale furono concepiti i racconti di Frankenstein (di Shelley) e del Vampiro (di Polidori).
Alcuni rievocano la penna di Dino Buzzati, uno fra tutti: L’ultimo buscadero.
Per quanto riguarda gli altri, invito a scoprirli.