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Recensione "Faults" (con prefazione sulle sette di cui anche noi facciamo parte)
Creato il 27 aprile 2015 da Giuseppe Armellinipotete vederlo qui
ho cercato di non mettere spoiler evidenti, i passaggi più a rischio (ma vi assicuro che il film vi farà cambiare opinione più volte) sono in neretto
Se c'è un sottogenere che mi affascina tantissimo è quello delle sette,
non tanto quelle di aspetto satanico ma per la caratteristica che sta alla base di tutte, ossia nel controllo mentale che hanno sulle persone, nella loro capacità di convincere, plagiare, persino completamente modificare un essere umano. Quello che non sappiamo è che in realtà anche la nostra vita di tutti i giorni ha molti aspetti che richiamano le sette. Senza andare nella politica, che non è il mio campo, o nella religione, che è troppo facile, la maggior parte delle persone vive in un (auto)convincimento più o meno collettivo che, in qualche modo, modifica la loro vera natura.
Ad esempio la moda, il dover comprare roba di marca e vestirsi (o pettinarsi, o mettere occhiali) uguale agli altri, non è altro che essere dentro una immensa setta.
O i selfie di adesso, che forse li prendiamo sottogamba ma sono davvero qualcosa di affatto banale o innocuo come fenomeno.
E, andando più nello specifico, come non ricordare la faccenda Wanna Marchi et similia?
Ragazzi, anche se diciamo di no, in realtà quasi ognuno di noi ha la mente plagiata da qualcosa o qualcuno e, quasi sempre, lo è anche nei 3 esempi che ho riportato sopra, il tutto ha a che fare con l'immagine, vero grimaldello che la nostra società usa per entrare nelle porte del nostro mondo.
Poi esistono le sette, quelle vere, quelle che fanno paura e nelle quali additiamo gli adepti come poveri imbecilli senza un cervello.
Ed è vero, in gran parte lo sono.
Ma solo perchè la vita li ha portati a santoni, mentori o illusioni più devastanti e persuasive di quelle che incontra la maggior parte di noi.
Ho visto roba bellissima ultimamente sul genere.
Ho visto l'episodio di V/H/s 2, una roba pazzesca, insuperabile.
Ho visto The Sacrament di West, grandissimo mock sul Tempio del Popolo.
Ho visto Kill List, film atipico se ce n'è uno, davvero potente.
E ognuno affrontava la setta in un modo completamente diverso dall'altro.
E lo fa in modo ancora diverso -finalmente ci siamo- questo piccolo Faults, thriller da camera (in tutti i sensi) che parla di sette senza
avere le sette dentro.
Una coppia di anziani genitori si rivolge allo scrittore Ansel Roth (grandissimo esperto di sette e controllo mentale, ormai talmente in rovina che non può pagarsi nemmeno la colazione) per aiutarli a far tornare nella retta via, e riportarla a casa, la loro cara figlioletta Claire, finite nelle grinfie della setta Faults (colpe, errori).
Ansel ha bisogno di soldi, di molti soldi, per pagare un debito che mette a rischio la sua stessa vita. Accetta.
Il suo metodo, già usato in passato con risultati, almeno una volta, disastrosi, è di rapire la ragazza e passare giorni con lei in una stanza, sottoponendola a sessioni psicologiche per farla tornare in sè.
Rapisce quindi Claire, la porta in una stanza d'albergo. Nella stanza a fianco stanno i genitori, che possono vederla una volta al giorno.
Come scrivere un film.
Faults è pura scrittura, è un gioco di ruoli e rapporti che si modificano continuamente, senza mai una sbavatura, senza mai il rischio di esagerazioni senza capo nè coda. Ci sono momenti da interpretare, è vero, ma ci sono anche tutte le armi per farlo.
Questo il film, se ce n'è uno, sul controllo della mente (a prescindere dalle sette) perchè ogni personaggio, in certi momenti, sembra averlo sugli altri.
Ce l'ha Ansel sui genitori ma poi, in certi momenti, ce l'avranno loro su di lui.
Ce l'ha Ansel su Claire ma poi, piano piano, cambierà molto.
Ce l'hanno i genitori su Claire, specie il padre in maniera così massiccia che ad un certo punto capiamo e appoggiamo la scelta della ragazza di essere andata via, ma poi, con un colpo di scena non solo cinematografico o improvviso ma al quale il regista ci ha portato piano piano (ah, è la sua opera prima, complimenti), vedremo che era tutto molto diverso.
Lo spettatore è confuso, non riesce a capire chi ha le redini in mano (lui, lei, loro?), non riesce a poter prevedere quali saranno gli sviluppi. Siamo sempre lì, in quelle due stanze, e solo attraverso dialoghi o piccoli gesti la situazione sembra cambiar di continuo.
Tutto merito di una scrittura perfetta, non solo a livello di plot, ma anche per la profondità che riesce a raggiungere, specie nel fantastico convincimento finale che "Claire" fa ad Ansel, in quella specie di ipnosi che farà capire all'uomo (un grande attore, appena visto in The Guest - ma gli attori sono tutti eccellenti) di essere soltanto un senso ci colpa vivente che cammina, di essere un burattino manovrato da cose e persone che gli rimarcano continuamente i propri errori.
Uscire dal senso di colpa, farlo in modo da unire la corporalità e la spiritualità, è il vero punto di forza di Faults.
Lo stile non è sempre cupo, anzi, soprattutto all'inizio tutto è molto divertente e grottesco (tanto che mi ha ricordato un pò Wrong).
Ma anche successivamente, soprattutto grazie al personaggio di lui, sempre sul confine tra l'essere una macchietta e una persona profondamente umana, non c'è mai la cappa opprimente che un soggetto così lasciava presagire. Anche se alcune scene, ad esempio quella magnifica "corale" nella quella lui guarda alla tv un suo vecchio show, sono davvero inquietanti.
Ed è molto bello come ci sia sempre l'impressione della presenza di qualcosa di paranormale (la pila che brucia, i nasi che sanguinano, le porte aperte attraversate) senza esserlo mai in maniera conclamata, sempre con la possibilità di avere spiegazioni razionali.
E' un piccolo film che va visto, magari riproposto anche a teatro.
E' una bella riflessione sul plagio, sul controllo della mente, ma anche su altri argomenti delicati come ad esempio quello su come certe famiglie, moltissime famiglie, rovinino per sempre una ragazzina.
Ma c'è di più, c'è anche la sensazione che Faults parli di una condizione umana molto più generale, quella di noi uomini che in qualche modo ci sentiamo in colpa per ogni cosa, sempre sbagliati, sempre quelli dalla parte del torto. In maniera forse troppo radicale Faults ci insegna di come a volte dovremmo uscire dal nostro corpo, vederci da fuori, capirci, e poi ritornarci in quel corpo.
Per essere persone nuove.
(voto 7.5)
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