Magazine Cultura
Titolo: Fine
Autore: David Monteagudo
Editore: Guanda
Traduttore: Bruno Arpaia
Data di pubblicazione: 12 aprile 2012
Prezzo: 18,00 Euro
Pagine: 350 pp.
ISBN: 978-88-6088-410-7
Sinossi: Un gruppo di vecchi amici si ritrova dopo venticinque anni per trascorrere il fine settimana in un rifugio di montagna, onorando così una promessa di gioventù: tornare per vedere le stelle. Si tratta di uomini e donne che ormai non hanno più nulla in comune, tranne delusione e fallimenti della mezza età, e un torbido episodio del passato, di cui era stato vittima un altro enigmatico membro della compagnia, soprannominato «il Profeta». Sotto il cielo nuvoloso, tra bilanci, ripicche e rancori mai sopiti, la gita non comincia nel migliore dei modi. Ma finalmente, verso la mezzanotte, le stelle si mostrano brillanti come non mai. È proprio allora, però, che iniziano le tensioni più gravi: di colpo tutti gli apparecchi elettrici smettono di funzionare. Al mattino uno degli amici è sparito. È solo il primo di una serie di episodi misteriosi, che ognuno dei protagonisti interpreterà secondo le proprie particolari ossessioni. Man mano si ricompone lo schema intricato dei rapporti che li avevano uniti in passato, mentre percorrono, in cerca di risposte, i venti chilometri che li separano dalla città più vicina, in un paesaggio apocalittico dove la Natura è in piena ribellione: una minaccia sempre più incombente sembra avvolgerli, nell’angosciosa assenza di ogni traccia umana in tutta la zona…
Recensione: Fine è un titolo perfetto per il contenuto del libro d'esordio, scritto dall'autore spagnolo David Monteagudo. Fine: la fine può essere solo l'inizio di qualcosa; e non è detto che sia necessariamente positivo.
Il romanzo si concentra su eventi che coinvolgono la vita di un gruppo di vecchi amici che si incontrano dopo venticinque anni, per trascorrere il fine settimana in un rifugio in montagna: un luogo che si rivelerà isolato; "uno sguardo desolato sul mondo", come giustamente suggerisce il quotidiano El Mundo che ha ritenuto possibile accostare l'opera di Monteagudo ad autori il cui stile è molto simile; autori del calibro di Philip K.Dick, Ray Bradbury, Cormac McCarthy.
Fine è un romanzo fortemente caratterizzato da uno scenario quasi apocalittico; per certi versi anche profetico: qual è, appunto, "la fine del mondo". L'autore ha semplicemente usato l'espediente — ben rappresentato dall'incontro di questi personaggi — per ritrarre la realtà: partendo da un ricordo che risale a venticinque anni prima, per poi indagare la realtà — in generale. Pertanto, il romanzo è realistico, ma non solo. Infatti, proprio come ho citato anche prima, i critici hanno accostato la scrittura di David Monteagudo ad autori che hanno fatto la storia della letteratura contemporanea. Autori, questi, la cui tecnica stilistica è piuttosto affine. Tant'è che tutti si sono impegnati nella stesura di opere dagli scenari fantascientifici; distopici e che, ad ogni modo, si pongono l'obiettivo di analizzare la realtà: fatta anche di contraddizioni e persino di simulazioni del vero.
Basti pensare, per un attimo, alla famosissima opera scritta da Ray Bradbury: Fahrenheit 451. E ancora, secondo il mio punto di vista, è possibile citare anche il noto 1984, romanzo di Orson Welles, pubblicato nel 1949 e che, tutt'ora desta particolare interesse da parte non solo dei lettori, bensì anche dei letterati e sociologi. Mi sento, poi, di accostare Fine a 1984 poiché, in fondo, entrambi i romanzi analizzano il mondo con uno sguardo distopico. E se per Orwell la realtà è osservata attraverso l'occhio indagatore/dittatore che è il 'Grande Fratello', in Fine è il lettore che legge e contribuisce a rendere possibile la presenza di un "ipotetico" epilogo, o fine appunto.
E il finale potrebbe anche essere assurdo; esattamente come gli eventi che sembrano tali e che, man mano diventano saldamente concatenanti. Tanto che, poi, ci si rende effettivamente conto che c'era un motivo ben preciso per cui dovessero accadere. Il motivo è che, per me, lo scrittore ha avuto bisogno di far emergere degli aspetti negativi della vita, che a volte sono anche inspiegabili: la separazione, la poca fiducia in se stessi, la falsità, e quanto di marcio possa caratterizzare la società.
David Monteagudo ha dato vita a dei personaggi che appaiono machiettistici; quasi dei personaggi fittizi che sembrano recitare su un palcoscenico. Di qui sempre il riferimento al sociologo Goffman che — come ho avuto modo di dire in qualche recensione precedente — ha individuato i comportamenti dell'uomo, che sembra inscenare se stesso proprio come farebbe un attore; il palco è la società, la quotidianità che talvolta è vissuta anche con distacco.
Inoltre, lo stile usato dall'autore consente al lettore di immedesimarsi non solo nei personaggi, ma anche negli eventi: è uno stile particolarissimo, che dapprima potrebbe anche disorientare ma che dopo affascina proprio per la sua particolarità.
Fine è un romanzo che si concentra sia sul fallimento di una generazione che sulla "fine del mondo". Essa è ben rappresentata proprio dal fallimento non solo di una generazione, bensì anche dell'uomo stesso; e tutto ciò si presta a varie interpretazioni.
L'autore ha realizzato un ritratto generazionale fortemente critico e, in alcuni punti, irrazionale. Consiglio la sua lettura, in modo particolare, a tutti coloro che amano il genere distopico e ai lettori che hanno apprezzato le opere degli autori sopracitati.
(A cura di Maila Tritto)
FINE
L'AUTORE: David Monteagudo è nato in Galizia nel 1962 e vive a Barcellona, dove lavora come operaio. Ha scoperto la vocazione letteraria a quarant'anni. Fine è il suo primo romanzo a essere pubblicato: in Spagna è stato un vero e proprio caso letterario, con grande successo di critica e di vendite.
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