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[Recensione] Gigi il bastardo & le sue 5 morti di Pee Gee Daniel

Creato il 24 giugno 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Gigi il bastardo & le sue 5 morti di Pee Gee DanielTitolo: Gigi il bastardo & le sue 5 morti
Autore: Pee Gee Daniel
Editore: Montag
ISBN: 9788897875000
Numero pagine: 248
Prezzo: € 18,00
Voto: [Recensione] Gigi il bastardo & le sue 5 morti di Pee Gee Daniel

Trama:
Non si può dire che la vita di Gigi sia tranquilla. Soprattutto se il nostro eroe è alla ricerca della donna perduta, una sorta di via crucis al contrario dove, in una Torino da quartieri degradati e altri upperclass, l’incontro con un nano spacciatore, festicciole private, morti provocate o subite, il rapporto sessuale con una superobesa, agenzie matrimoniali, la devastazione di una droga dal nome Lizbona e perfino un rendez vous mistico-psichedelico con Dio, non potranno che condurlo verso un finale ben poco edificante, ma davvero indimenticabile.

Recensione:
Arrivare all’ultima pagina di questo testo sarebbe stata un’impresa estenuante: credo di non essermi mai imbattuto in qualcosa di scritto peggio, e sono rimasto scioccato da come si possa definire narrativa italiana tutto ciò che è contenuto in queste pagine.
L’unica parte in qualche modo scorrevole è la trama, tutto il resto è una delirante accozzaglia di cui non si riesce a capire il senso nemmeno con tutta la buona volontà possibile. Per la maggior parte è scritto in dialetto del Sud, in cui affiorano termini pescati a caso da qualche enciclopedia di inizio Novecento e volgarità delle generazioni moderne. Ma la cosa peggiore è, più precisamente, il modo in cui è scritto: non è una questione di editing poco curato o di imperfezioni. Purtroppo. Dagli accenti agli apostrofi sbagliati, dagli errori di battitura a strafalcioni immensi, dalle frasi che iniziano o vanno a capo con un segno di punteggiatura alle parole dialettali rozzamente italianizzate, dai dialoghi introdotti da un semplice rientro del testo senza nemmeno virgolette o trattini a ingiustificati spazi nel bel mezzo del testo.
Già dalle prime pagine mi stavo vergognando di quello che stavo leggendo, e per la prima volta in vita mia non sono neanche riuscito ad affrontare un testo considerandolo un libro da leggere. C’è da vergognarsi anche che certi generi abbiano la pretesa di rientrare nell’ambito “narrativa italiana”, ma quel che è peggio è sapere che ci sono autori di talento innegabile che non riescono a farsi strada nel mondo dell’editoria solo perché gli argomenti di cui scrivono sarebbero considerati in qualche modo sconvenienti o di scarso interesse nel pubblico. C’è chi pubblica scritti che, oltre a far rivoltare nella tomba i grandi che hanno consolidato le basi della letteratura italiana, rendono squallido e imbarazzante l’attuale panorama narrativo.
Forse l’autore voleva essere in qualche suo modo spiritoso, o denunciare qualche situazione della società. In ogni caso, l’esperimento non è per nulla riuscito e si è rivelato un completo sfacelo.
Per quanto un lettore possa tentare di salvare il salvabile (e in qualsiasi libro, anche il più scadente, c’è pur sempre almeno un piccolo particolare da salvare, fosse anche un nome o una situazione), qui temo che ben pochi possano trovare qualcosa di buono.
Ho trovato un solo aggettivo per descrivere quanto ho letto: illeggibile. Nel vero senso della parola, non sono riuscito ad arrivare in fondo. E se fosse stato possibile dare una valutazione sotto 1 stellina, sarebbe stata secondo me la più appropriata.

In genere non mi piace usare toni così duri una recensione, perché si tratta pur sempre dell’opera di una persona che ha impiegato il suo tempo e il suo impegno, ma in questo caso c’è stato veramente poco da fare. Non saprei nemmeno quale genere di lettore potrebbe apprezzare un romanzo simile, ma di certo non uno come me.


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