TITOLO: Giochi di OmbreAUTORE: Giovanna EvangelistaCASA EDITRICE: Lettere AnimatePAGINE: 175GENERE: ThrillerANNO DI PUBBLICAZIONE: 2015PREZZO: 1,99
Liam è un giovane studente fuori sede che nasconde un inquietante segreto: nei suoi incubi appare una donna senza volto che gli sussurra sempre le stesse parole. Questi incubi sono un tormento per lui: gli si presentano ogni notte, sempre uguali, da quando era bambino. Ormai, dopo vent'anni, Liam ha imparato a conviverci, credendosi pazzo. Non sa che, una sera come le altre, un'inquietante verità inizierà a prender forma, rivelando un passato che doveva restare nascosto.
Ero molto curiosa di leggere questo romanzo, perché si tratta dell'opera d'esordio di una mia coetanea e quindi potete immaginare la mia voglia di curiosare tra le pagine di questo suo primo libro! Ringrazio l'autrice, Giovanna Evangelista, che me ne ha gentilmente inviato una copia, e parto subito col dire quel che ne penso!
A secco, così, dico che non mi è dispiaciuta come lettura. La copertina non mi soddisfa poi molto, ma effettivamente bisogna almeno cominciare a leggere il libro per rendersi conto di quale sia il suo senso. Lo stile della Evangelista è indubbiamente uno stile giovane, curato ma ancora acerbo, con un buon margine di miglioramento per il futuro. Questa giovane scrittrice in erba ci sa fare, ha confidenza con le parole, e credo che potrà dare molto nelle sue prossime opere, tuttavia è evidentissimo che è ancora alle prime armi con la scrittura e il mondo dell'editoria.
A questo proposito vorrei dire che mi sono riconosciuta parecchio nel suo stile. Mi ha ricordato molto il modo in cui anche io scrivevo agli inizi, con una sorta di ingenuità convinta, con una semplicità ma al tempo stesso un'attenzione data in parte dall'età e in parte dell'essere ancora viaggiatori inesperti e pronti a stupirsi del regno della scrittura e dei suoi anfratti più segreti. La storia è molto scorrevole, non impegna mai troppo, non stanca mai, anzi credo di poterla definire una lettura rilassante da un certo punto di vista.
Ora, l'autrice mi perdonerà, ma purtroppo sono fatta così: anche se il libro complessivamente mi è piaciuto, non posso davvero fare a meno di riportare l'altro lato della medaglia ed esprimere che cosa invece non mi è piaciuto o mi ha lasciato insoddisfatta. Spero che questi suggerimenti, benché in gran parte dettati da un punto di vista personale, possano esserle utili in futuro!
Partiamo dall'aspetto grafico: a termine lettura non ho ancora capito perché per tutto il libro ci sia un continuo e ingiustificato passaggio tra due font diversi, di cui uno in grassetto. Ho pensato che magari le frasi evidenziate potessero essere collegate fra di loro, magari per costruire - cosa che sarebbe stata molto originale - una storia dentro la storia, ma evidentemente non è così, perché questo passaggio avviene anche a metà di una frase o a metà di una stessa parola. Quindi il lettore si ritrova magari una parola in uno stile con la lettera finale in un altro font e in grassetto. Non ho capito se è una cosa voluta, un problema del mio file o se c'è stato un errore nella pubblicazione, ma fattostà che è piuttosto fastidioso.
Altra cosa, ogni volta che compare la parola "ombre" o "ombra" questa viene sottolineata con l'italico...ora, capisco che il titolo del libro abbia a che fare con le ombre, ma personalmente non avrei adottato questa scelta...L'italico ha un significato che non avrei "sperperato" per ogni comparsa di questa parola.
Veniamo alla storia.
Il libro viene etichettato come thriller, ma siamo un paio di gradini più sotto. Non saprei esattamente a che categoria assegnarlo, è vero che c'è un "mistero" da risolvere, ma definire questo particolare romanzo "thriller" mi sembra un po' azzardato. Un thriller dovrebbe tenere con il fiato sospeso, essere pieno di misteri e enigmi, e questo mi pare solo lontanamente il caso. Ammetto che non leggo thriller di solito, ma una vaga idea di cosa dovrei aspettarmi da un libro di questo genere ce l'ho.
La mia impressione è che il protagonista, Liam, faccia di un problema relativamente banale un mistero gigantesco, al di là di quello che un comune ragazzo farebbe se si trovasse nella sua stessa situazione. Gli indizi che vengono disseminati circa questo "mistero" non mi hanno convinta. Non mi ha convinta il modo in cui Liam conduce le ricerche, i nascondigli in cui tali indizi vengono trovati, gli atteggiamenti e le reazioni dei personaggi...
Qui mi soffermo su due punti: i personaggi e le vicende.
Con i personaggi si poteva fare di meglio. Non dico che non siano stati delineati bene, ma le loro descrizioni rimangono sulla carta. Non sono personaggi che si sentono, che vivono accanto al lettore mentre i suoi occhi scorrono le pagine, che rimangono con lui anche a lettura terminata. Sono personaggi poco spessi, di quelli di cui, ahimé, ci si dimentica il nome dopo pochi giorni. Non sono incisivi, ecco, e quello che mi ha convinta di meno è stato Rick, un uomo che passa da marito ipermenefreghista, che si limita a dare un colpo di telefono alla moglie una volta all'anno e a passarle gli alimenti a marito ipermegageloso nel giro di qualche pagina, con relative tragiche conseguenze.
Ma altre cose mi hanno fatto storcere il naso, soprattutto nella parte finale.
C'è da dire che il libro si snoda tra passato e presente grazie a dei flash-back, molto interessanti ma anche molto rischiosi. Spiego subito perché rischiosi: perché un lettore con un minimo di esperienza letteraria è in grado di cogliere fin da subito il "mistero" che Liam cerca per tutto il libro di scoprire, con conseguente "colpo-di-scena" finale rovinato quasi fin dal primo capitolo. Ci si può godere comunque la storia, certo, ma si procede nella lettura già con una certa idea in mente.
Tra le cose che più non mi hanno convinta c'è la scena di un parto(-lampo), ossia rottura delle acque - doglie - parto in quelli che sembrano pochi minuti - considerate il tempo che qualcuno impiega a raggiungere un appartamento vicino e far stendere la partoriente su un letto. E' stato di una rapidità irrealistica, tanto più che più tardi viene presentato come un parto difficile.
E arriviamo alla parte che meno mi sembra possibile. So che stiamo parlando di un libro, so che nei libri c'è sempre una deroga alla realtà (altrimenti non esisterebbero nè fantasy nè fantascienza) ma che un bambino nato da pochi secondi sia in grado non solo di guardare, ma anche di guardare con curiosità, qualcuno, va contro il fatto che i neonati abbiano gli occhi chiusi i primi giorni. E dubito fortemente che un bambino appena uscito dalla pancia, che quindi ha gli occhi chiusi e che da quel che so anche quando comincia ad aprirli non vede nè a fuoco nè a colori, riesca a ricordare per tutta la vita una certa persona e un certo colore. Ancora di più, dubito che possa comprendere e ricordare delle parole e delle frasi di senso compiuto. Si fosse trattato di un fantasy e di un bambino speciale, ci avrei creduto, ma se questo libro vuole essere realistico, allora credo che le cose avrebbero dovuto essere messe in modo diverso.
Torno un attimo brevemente sui personaggi. I due protagonisti, Liam e Elis, hanno fondamentalmente una cosa in comune: fanno di un problemuccio un problemone. Per esempio, Elis fa passare il trasferirsi in un'altra città come la fine di tutta la sua vita attuale, come se non dovesse più rivedere i suoi genitori e il suo paese, come se non esistessero telefoni, automobili, Skype e email, come se non dovesse mai più vedere la sua camera... e alla fine dovrebbe trasferirsi a "soli" 500 chilomentri. Io frequento l'università a circa 400 chilomentri di distanza da casa, e dico che non è tutta questa tragedia, indipendentemente da quello che può sembrare. Per cui sono rimasta un po' perplessa dal sua atteggiamento nei confronti di questa sua decisione, ma boh, sarà che io e lei abbiamo caratteri differenti!
Mi pare di aver trattato tutti gli appunti che avevo preso durante la lettura...quindi è arrivato il momento di raccogliere le idee per dare un giudizio a quest'opera.
E' una buona opera d'esordio, ne ho lette altre, di autori più adulti e con una autoproclamata esperienza come lettori e scrittori, che erano decisamente sotto il livello di Giochi di Ombre, ma non è nulla di eccezionale e sotto molti aspetti si poteva fare di più, soprattutto cercando di evitare contraddizioni e situazioni poco probabili nella realtà concreta. Buono lo stile, semplice e nidito, aiuta il lettore a proseguire senza stancarlo. I pochi refusi si possono perdonare. La storia mi ha comunque intrigato, e se devo dirla tutta, mi ha affascinata e rattristata soprattutto la storia raccontata tramite i flash-back. La trama è semplice, forse fin troppo per un thriller, e c'è questo problema del voler ingigantire tutto che ha inciso negativamente sul mio giudizio, ma sono sicura che Giovanna potrà migliorare molto. Giochi di Ombre mi sembra quindi un inizio promettente!