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Recensione Goddess - Il Destino della Dea di Josephine Angelini.

Creato il 17 giugno 2013 da Valentina Seminara @imatimehunter
Non so se sia chiara la tensione, l'ansia e l'aspettativa che nutrivo nei confronti di questo libro. Una delle trilogie più belle che abbia nella mia libreria si è finalmente conclusa, e ho preso il libro con mani tremanti, sfogliandolo come se da quello dipendessero i miei respiri. Vi sembra esagerato? Amo Josephine Angelini e i suoi Discendenti. Con Goddess - Il Destino della Dea tutto finisce, e il mio povero cuoricino è ancora in subbuglio. Ma okay, ecco cosa ne penso.
Recensione Goddess - Il Destino della Dea di Josephine Angelini.
Goddess - Il Destino della DeaJosephine Angelini Giunti Y416 pagineUscito 5 Giugno 2013
16,50€
Voto: 5 Stelle!
Riuscirà L’AMORE a sconfiggere il DESTINO?
UNA GUERRA che incombe
UN DESTINO ineluttabile
UNA DEA che risorge

Dopo aver accidentalmente liberato l’intero pantheon della mitologia greca dall’esilio sull’Olimpo, Helen deve riuscire a imprigionare di nuovo tutti gli dèi senza scatenare una guerra che potrebbe essere devastante. Ma l’ira divina è violenta, così come la sete di sangue. I poteri di Helen sono aumentati e al tempo stesso è cresciuta la distanza fra lei e i suoi amici di sempre. Un oracolo infatti rivela che il male si è insinuato fra loro: c’è un traditore nella sua cerchia e i sospetti ricadono proprio sul bellissimo Orion. Helen, combattuta fra l’amore per Orion e quello per Lucas, sarà costretta a prendere difficilissime decisioni, nel disperato tentativo di evitare uno scontro finale fra dèi e mortali.
Il suo destino si sta per compiere, mentre una feroce battaglia si avvicina inesorabile. Solo una dea potrà sorgere per salvare il mondo: è scritto nelle stelle.
Passioni, guerre, sconfitte e vittorie si intrecciano magistralmente in questo avvincente capitolo finale di una trilogia che è già diventata un mito.

La mia Recensione.                                         
Oddio, non ci credo ancora che è finita. Ho guardato la copertina per una manciata di minuti, forse anche più, prima di riuscire ad iniziare. E poi, nessuno ha potuto distogliermi da Goddess e il suo bel sottotitolo, Il destino della Dea, che è già un tutto dire. Inizia con un respiro trattenuto. Dopo l'atroce battaglia contro Ares, Helen e gli altri devono riprendersi tanto fisicamente quanto mentalmente dagli ultimi eventi. Ognuno di loro si trova di fronte ad ostacoli che li coinvolgono tutti, altri che invece li tormentano separatamente. L'etica del guerriero in Matt e lo spettro dei ricordi e della confusione in Helen, come vediamo già nel prologo -una sorta di quiete prima della tempesta recitata con nostalgia e dubbi inevitabili. Helen ha delle visioni, di sè -ma non proprio- e degli altri Discendenti all'epoca della guerra di Troia, immagini che la seguono e si proiettano nella sua mente come se quei ricordi le appartenessero davvero. In quanto amante dei miti greci, non avrei potuto apprezzare di più l'autrice per queste brevi ma intense rievocazioni. Le visioni sono forse la parte più affascinante dell'introduzione a questo ultimo capitolo. Un'interruttore scattato nella mente di Helen che ha messo in moto un susseguirsi di scene che puntano tutte in un'unica direzione: la guerra.
Gli Dei sono liberi. Tutti se ne rendono conto dalle notizie di cronaca sul web, di donne violentate e uccise, proprio come erano solite fare le divinità greche. Una delle vittime, Andy, mezza sirena, verrà soccorsa dalle ragazze per evitare che Apollo l'attacchi di nuovo; eppure sanno che è solo la prima di altre violenze simili. I poteri di Helen crescono tanto da dar vita ad un insieme di momenti, scoperte, conflitti e dubbi tutt'intorno a lei, che incrementano il ritmo del romanzo. I rapporti fra i personaggi, uno degli elementi che forse ho più amato in questa trilogia, si fanno intensi, struggenti, passionali e sempre più definiti, così come le loro singole identità. Animati da sentimenti prevedibili, vittime di un Grande Ciclo che ricomincia tutte le volte, ognuno di loro si oppone tenace al destino scritto per loro, un copione che le Parche hanno scritto millenni or sono e che non ha mai presentato delle varianti. Fino ad ora, quando nelle mani di Helen e degli altri pezzi della scacchiera c'è il futuro del mondo e delle loro vite. Fatale e determinante, ogni loro mossa, ogni scelta sarà la diretta causa di una conseguenza che si somma alle altre e delineerà il quadro finale, quello dello scontro che tutti attendono. La bellezza della mitologia greca, rivista dall'Angelini con un'abilità intrisa di emozione e fantasia, mi ha fatta innamorare irrimediabilmente di questa trilogia, e Goddess ne è la piena e perfetta dimostrazione.
Helen è la più forte fra loro, l'unica in grado di scongiurare la guerra. La tensione fra lei, Orion e Lucas vibra più in mezzo ai suoi mille pensieri, che nella realtà. E di certo anche gli altri si accorgono del suo cambiamento, così che una sorta di muro invisibile si frappone fra lei e loro. Helen ha accettato pienamente i suoi poteri e, anche adesso, continua a scoprirne di nuovi -fra il soggiogare la mente e muovere le cose senza toccarle e il sentire le emozioni altrui e capire quando gli altri mentono-, suscitando reazioni impaurite e guardinghe da parte degli altri, Claire in particolare. Sarà quella paura a svelare, lentamente, qualcosa a cui nessuno prima aveva pensato -e che io invece non smettevo di ripetermi durante la lettura. C'è un motivo per cui queste doti si manifestano solo ora, così come c'è un motivo per le visioni. Ma tutti questi poteri pesano mille tonnellate sulle spalle di un'adolescente troppo dotata e al contempo così insicura riguardo il come usufruire di ognuno di questi. Sconvolgenti verità si fanno strada nella sua coscienza, così che l'ammontare delle sue responsabilità sembra diventare una lista infinita. Se Helen ha sconfitto un Dio una volta, chi può dire che non possa farlo ancora, o cosa sia disposta a fare per riuscirci?
In Goddess, non è solo il trio più ovvio ad avere una parte importante. Jospehine Anglini ha dato incredibile spessore anche a quei personaggi che parevano non avere alcun ruolo fondamentale in questo disegno così confuso all'inizio, e ora via via più nitido. Ho avuto un debole per Matt fin dal principio, e qui diventa sempre più affascinante come figura, indubbiamente importante e, per certi versi, anche sorprendente. Ma, beh... Hector, il mio ragazzo preferito dopo Lucas, mi ha fatta ridere e innamorare e piangere, spezzandomi il cuore. O Daphne, che nonostante sia una stronza patentata madre di dubbia reputazione, qui mostra un altro lato di se, opposto e complementare alla donna che ho imparato a conoscere. E non sono ancora sicura se ciò mi abbia portato ad odiarla o no. Persino Cassandra, qui, la cui importanza come Oracolo è sempre stata abbastanza evidente, riesce a sorprendermi piacevolmente. Poi, fra Lucas e Orion, ci sono i sentimenti contrastanti che Helen prova per loro. Avevo detto, fin da Dreamless, che questo triangolo amoroso era particolare -su certe cose non sbaglio mai!-, e non scontato come si supponeva. E in Goddess ne ho avuto la conferma. Helen non può prendere una decisione se il suo cuore ha già deciso, tanto più che in tremila anni nessuno, nel perenne gioco delle Parche, ha quasi mai fatto una scelta secondo il libero arbitrio. C'è sempre stato qualcosa di inevitabile e assoluto quando si parlava di divinità greche, e i Discendenti non sono da meno. Ma il conflitto fra loro c'è, in un modo davvero particolare e incredibilmente coinvolgente, solo che non è quello che ci si aspettava che fosse. E se si mette in conto che, diventando fratelli di sangue, il loro legame acquista sfumature uniche, le cose si incasinano parecchio. Helen rischia di perdere il controllo... e di lasciar accadere l'inevitabile.
E poi c'è la Profezia, riguardo i ruoli che i giovani Discendenti ricoprono nel ciclo attuale, che mi ha entusiasmata ponendomi di fronte all'evidenza dei fatti. Eroe, Amante, Scudo, Guerriero. Il Tiranno. Ruoli che sono lo specchio del nostro meraviglioso gruppo di semidei, e chi mi hanno completamente coinvolta nell'interpretazione delle parole sconclusionate delle Parche. In realtà, non poi così tanto sconclusionate, solo male interpretate fino a quel momento. Perciò, dovranno mettersi d'impegno per capire chi è chi nel grande disegno de destino, però più le rileggono, più non si rendono conto di ciò che a me appariva ovvio. Uno schema ripetitivo, ecco ciò di cui devono trovare la chiave. E la chiave è qualcosa, qualcosa che le Parche vogliono che succeda. Che non è mai successo perché è stato impedito.
All'improvviso, ma con una gradualità di cui non mi ero resa conto finché non è diventato ovvio, ogni singolo personaggio diventa più freddo e controllato, falsamente autentico, come se le loro anime fossero state rinchiuse in quei corpi identici a coloro che tempo prima avevano combattuto l'antica guerra di Troia. Come se tutti dovessero recitare una parte prestabilita. E quando tutto finalmente verrà a galla -quando ognuno di loro avrà di fronte a sé la verità-, cosa impedirà la guerra? O meglio, la guerra può essere impedita? In più di un senso, sarà una battaglia senza esclusione di colpi, in cui molti cadranno e altri si affronteranno in duelli all'ultimo sangue. Helen ha la forza di ognuna delle sue sé a lei precedenti -un'unica identità ripetuta all'infinito. E questo la rende diversa da loro, più consapevole. Pronta a tutto pur di salvare chi ama.
E' stato dannatamente emozionante leggere Goddess, perché finalmente ho ottenuto le delucidazioni che speravo. Da dove viene il potere di Discensore di Helen, cosa comporta, perché i ricordi delle su antenate la toccano così da vicino, quanto e come le sue scelte possano contrastare quelle del destino... un delirio di colori, suoni e battiti del cuore! I doni dei Discendenti mi hanno sempre affascinata, fin da Starcrossed, e con Helen che scopriva sempre di più non riuscivo mai a saziarmi. Avrei voluto che il libro non finisse più, per perdermi fra le sue pagine al ritmo che più preferivo, senza il timore di ritrovarmi davanti alla fine. Le mitologie si intrecciano e si fondono per dare vita a nuove spiegazioni, definizioni, rinnegando le bugie in favore della verità. In Goddess c'è tanto di Starcrossed quanto di Dreamless, eppure sembra tutta un'altra atmosfera. E' più dark e misterioso, un complesso gomitolo scuro senza capo ne coda visibili, e che siamo costretti a sciogliere. C'è una tensione forte e pressante, che tiene viva l'adrenalina fino all'ultima pagina. C'è più sensualità e amore, ma anche maggior avversione gli uni contro gli altri, come se i sentimenti fossero amplificati al massimo. E i toni sono più solenni, per rendere definitiva la potenza di ogni scelta da prendere, come se da YA -eppure mantenendo le caratteristiche del genere-, Goddess fosse diventato un romanzo senza tempo. E' come se finalmente tutto si fosse messo in asse, nonostante piccole cose abbiano lasciato un'impronta di curiosità e insoddisfazione in me -in senso buono, però, dato che avrei voluto non finisse mai. Solo ai libri che mi salutano regalandomi un tumulto di emozioni, posso davvero dare giudizi così alti. Ho amato questa trilogia, e non ringrazierò l'autrice mai abbastanza per questo.

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