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Recensione: Hesse - L' ultima estate di Klingsor

Creato il 22 ottobre 2010 da Enricobo2

Recensione: Hesse - L' ultima estate di Klingsor. Di Herman Hesse, la maggior parte dei lettori conosce unicamente Siddharta, il suo romanzo simbolo , di certo il più pregnante e significativo, una vera e propria bandiera formativa, un classico di tutti i tempi. Ma ritengo che non sia tempo perso dare un'occhiata anche a qualcosa di diverso della sua piuttosto ricca produzione. Quindi vi suggerirei di dedicare un'oretta, non di più serve a scorrere la sessantina di pagine di un'operetta molto interessante: L' ultima estate di Klingsor. Di chiara matrice autobiografica, il romanzo, pubblicato nel 1920, ripercorre gli ultimi mesi di vita di un pittore ossessionato nelle continue fasi alterne delle stesse crisi maniaco-depressive che travagliarono l'autore per tutta la vita. Naturalmente, come spesso accade, sempre sull'orlo del suicidio, il nostro buon Hesse campò fino ad 85 anni e dopo aver seppellito due mogli e quasi la terza, se ne andò per emorragia cerebrale nell'amato Canton Ticino, osannato e circondato da stuoli di ammiratori fedelissimi e blasonato da un Nobel che non si curò neppure di andare a ritirare a Stoccolma.
Soffrì di certo il tentativo peloso di appropriazione che la dittatura fece appellandosi ai suoi temi di filosofia orientale in cui il Reich cercava folli fondamenti giustificativi, da cui però non solo riuscì a distaccarsi con forza e chiarezza, ma subendo la conseguenza di un esilio forzato in Svizzera e della impossibilità di pubblicare nella sua patria. Come tutte le sue opere, anche questa è pervasa dai grandi temi dominanti della sua vita, i sentori della filosofia orientale che per motivi familiari ne avevano formato la gioventù, l'amore per la Cina e i suoi grandi poeti come Li Po, il rutilare della luce e dei colori che stordiscono la mente di questi malati nella fase di eccitazione per precipiare negli abissi oscuri del momento down di lì a poco. L'amore per le donne, gli amici e la necessità di stordirsi per nascondersi ai fantasmi della mente, ben presente nella poetica Tang o persiana da lui tanto ammirata, riempiono queste pagine dense di sensazioni, fino alla sospensione finale che lascia intendere dal titolo stesso, l'epilogo tragico. Una lettura piacevole e comunque propedeutica ad una più completa conoscenza di questo autore chiave del XX secolo.


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