Magazine Cinema

Recensione Il bambino con il pigiama a righe

Creato il 30 settembre 2010 da Sky9085

il-bambino-con-il-pigiama-a-righeL’inglese Mark Herman porta sul grande schermo “Il bambino con il pigiama a righe”, romanzo dell’irlandese John Boyle.Durante la seconda guerra mondiale la gente precipita nel baratro della disperazione ma due bambini, uno tedesco e uno ebreo, si incontrano separati soltanto da recinzione e filo spinato.

Con gli enormi occhi azzurri di Bruno (Asa Butterfield) scrutiamo il mondo che lo circonda con l’innocenza di chi non conosce, non ha la possibilità di capire, e osserviamo Shmuel (l’esordiente Jack Scanlon) con il suo pigiama a righe dall’altra parte della recinzione. Tutto comincia quando il padre di Bruno, ufficiale nazista, viene promosso e trasferito in campagna. Non molto lontano dalla loro abitazione c’è un campo di concentramento ed è durante le sue esplorazione che Bruno incontrerà il bambino con il pigiama a righe.

La bellissima Vera Farmiga (già vista in The departed), che qui interpreta la madre di Bruno, è una donna fiera di essere sposata ad un ufficiale nazista, è piena di vita e molto attenta ai propri figli ma quando intuisce che vicino alla loro abitazione avviene un sistematico sterminio di massa comincia progressivamente a perdere di colore e vitalità.

Vorrebbe solo una vita tranquilla con la propria famiglia e si ritrova sposata ad un assassino e circondata dal male e dal dolore. Il male viene per fortuna risparmiato alla visione dello spettatore. Per il bambino il padre è un soldato valoroso, un eroe. Non penserebbe mai a lui come ad un assassino spietato. Anche quando il bambino viene messo di fronte all’evidenza, con frasi che cercano di fargli capire la diversità degli ebrei dai tedeschi, non perderà la sua innocenza come accade invece alla sorella che subirà il lavaggio del cervello dal suo istitutore. Molto bella la fotografia del francese Benoit Delhomme e le musiche del premio oscar James Horner. In principio il film appare lento, e scontato, mentre nella parte finale gli avvenimenti si susseguono velocemente e quello che poteva essere scontato in principio non lo è affatto nella soluzione finale.

Ci torna subito in mente “La vita è bella” di Roberto Benigni se non fosse per una atmosfera più oscura. Con Bruno e Shmuel l’innocenza diventa vittima inconsapevole di un mondo crudele dove gli adulti sono accecati dall’odio e la presunzione.

Quando il film finisce si rimane seduti sulla sedia, incollati alla sedia con mille domande per la testa, e si vorrebbe sprofondare giù per la vergogna di ciò che in passato è stato fatto o cancellare tutto se solo si potesse. Vorremmo prendere in braccio quei due bambini e consolarli, ma non possiamo, e non ci rimane altro da fare che sperare che tutto ciò non si ripeta mai più.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines