Ebbene, pelati librofili, da quando ho convinto le pelato-bosse a regalarci la categoria Fumetti, che oggi inauguriamo, sono preda di un tremendo blocco del lettore. Dopo averla aspettata per mesi, la categoria stava qui, vuota, come un promemoria della mia… inadempienza? Incapacità? Pigrizia?
Così, se le nuove letture sono in stallo, non rimane che cominciare parlando delle vecchie: non saranno così tristi, dal prossimo appuntamento in poi, lo giuro! E poi davvero: il libro è divertente, è quando lo finite e realizzate che l’autrice è morta di cancro che si aprono i rubinetti.
Titolo: Il cancro mi ha reso più frivola
Autore: Miriam Engelberg
Genere: Autobiografia|Graphic novel
Pubblicazione: 2007
Trama:
“Miriam Engelberg aveva quarantatre anni, e un figlio di quattro, quando i medici le diagnosticarono un cancro al seno. Di fronte a una malattia mortale ognuno reagisce in modo diverso: c’è chi si affida ciecamente ai medici, chi invece chiede aiuto a uno psicologo o a un ipnoterapeuta oppure a un gruppo di auto aiuto. Miriam Engelberg ha trovato conforto nell’arte. L’intervento, la radioterapia, la chemioterapia, i gruppi di sostegno, le parrucche, ma anche il sesso, i rapporti con gli altri, la nausea, la fede (o la sua mancanza): tutto è diventato oggetto di una storia illustrata.”
Recensione:
Il black humor a me piace, quindi sarò di parte: ho trovato questo libro bellissimo. Distruttivo, anche, ma soprattutto bellissimo. Credo che la sua forza stia proprio nella fusione del serio e dell’assurdo. Il tema è molto pesante, lo stile è ironico e divertente e non mi sorprende che la Engelberg l’abbia scritto con l’idea che possa essere d’aiuto ad altri che affrontano una situazione simile.
Quante volte abbiamo visto un film (o dieci, o cento) su qualcuno a cui veniva diagnosticato il cancro e immancabilmente questo gli faceva comprendere cosa era importante, permettendogli di vivere appieno la propria vita, non preoccuparsi più per le sciocchezze quotidiane e riscoprire gli affetti e l’importanza dell’amore?
Anche il libro esprime la propria visione in proposito.
Nel racconto che fa della propria esperienza, Miriam Engelberg è onesta, ci racconta anche delle sue giornate passate a letto a guardare brutti film in tv aspettando che la nausea passi. Avendo un senso dell’umorismo devastante riesce a rendere ogni striscia divertente e niente ti fa affezionare a qualcuno quanto ridere insieme a lei, della gente che si sforza di non guardarle il petto quando comunica che ha il cancro al seno, della radioterapista ultrareligiosa che tenta di convertirla, del dilemma morale: è giusto usare il cancro come una scusa? Questi argomenti vengono trasformati in spunti per le sue vignette, allo stesso tempo uno sfogo ma anche un modo per ridere della malattia e non lasciare che prenda il sopravvento sulla sua personalità.
Il fumetto ci offre un ritratto di tutti i luoghi comuni sulla malattia e le persone che soffrono, prendendo in giro (ma senza cattiveria) certi atteggiamenti, frasi di circostanza. L’autrice prende in giro anche sé stessa, l’attitudine a stressarsi per ogni problema, la paura che il cancro sia stato causato dall’aver ignorato gli avvertimenti dei genitori sui pericoli del formaggio (in generale, dei latticini), l’invidia nei confonti di chi sta meglio e l’improvviso rimpianto di non aver potuto mai scalare l’Everest.
Certo, l’humor nero non è per tutti, però personalmente preferisco quest’approccio onesto e buffo rispetto alla pomposità dei vari libri sul pensiero positivo. In definitiva, consigliato se pensate di poter reggere (ecco, magari, se è un periodo buio, no). Ne vale certamente la pena.