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[Recensione] Il cappotto della macellaia di Lilia Carlota Lorenzo

Creato il 07 luglio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Il cappotto della macellaia di Lilia Carlota LorenzoTitolo: Il cappotto della macellaia
Autore: Lilia Carlota Lorenzo
Editore: Narcissus Self-publishing
ISBN: 9788863692365
Numero pagine: 176
Prezzo: € 0.99
Si può acquistare QUI.
Voto: [Recensione] Il cappotto della macellaia di Lilia Carlota Lorenzo

Trama:
“All’alba del giovedì 7 ottobre 1943, in un piccolo paese della pampa argentina fu ucciso un uomo. La verità non venne mai a galla: i morti non parlano, gli assassini non si autoaccusano, l’unico testimone non parlò perché era il vero colpevole”. Incalzante romanzo di linguaggio ruvido e impietoso dove si dipana un mistero che sconvolse Palo Santo, paesino di 207 anime. Quale orribile scena ha visto il bambino della sarta, nella cucina della bellissima merciaia Solimana, per farlo scappare terrorizzato appena la vede? Perché lei attira gli uomini del paese a casa sua? Che inconfessabile segreto custodisce Marcantonia, la sorella ritardata di Solimana? Qualcosa ne sa la bizzarra telefonista, che non si fa vedere da nessuno, ma ascolta le telefonate segnandole in un quaderno. E ne sa di più Zotikos, immigrante greco in pensione, che dietro la toppa della sua porta tiene sott’occhio l’intero paese; ma solo il lettore riuscirà a sapere, mediante un inatteso colpo di scena finale, l’identità del vero colpevole.
Scelto da Bubok fra più di 800 titoli; Presente alla Fiera Internazionale del Libro di Bogotá 2012; Presentato dallo scrittore Ivo Fogliasso al Salone Internazionale del Libro di Torino 2012; Edito in spagnolo dalla newyorkese TheWriteDeal.
Il libro è edito in lingua spagnola, reperibile QUI.

Recensione:
Un libro che comincia con un’esposizione fredda e schematica dei fatti, secondo me, parte già con il piede sbagliato; se poi si ostenta anche un linguaggio volgare, forse volto a dare un’idea realistica ma in realtà sboccato fino all’esagerazione, è inevitabile che la lettura nell’immediato non sia esattamente piacevole e fluida. Inoltre, fino a un quarto della storia non succede assolutamente nulla: i personaggi sono come burattini immobili in un teatrino, vengono illuminati dal narratore con una luce fredda e distaccata che ne mette in risalto i difetti ribadendoli in seguito in modo quasi ossessivo e ripetitivo. Soprattutto sono eccessivi i lunghi monologhi sullo stile del flusso di coscienza: interi blocchi in corsivo in cui l’unico segno di punteggiatura è il punto finale: una fatica mentale e visiva riuscire a stare a segno cercando nello stesso tempo di seguire la trama
Da metà in poi si comincia a seguire la storia con un tiepido entusiasmo, si impara a conoscere i personaggi isolati nel loro piccolo paesello che sembra molto al di fuori della civiltà, ma lo stile narrativo rimane ovviamente quello di partenza: secco, spigoloso e spesso anche difficile da seguire, tanto che bisogna soffermarsi qualche secondo di più tra i paragrafi per capire chi e cosa agisce in quel momento.
L’accelerazione però scantona nell’eccesso verso il finale, quando l’azione si fa più concitata al punto che il lettore ne viene brutalmente trascinato, troppo in fretta per poter essere davvero coinvolgente. E infine nelle ultime pagine ritorna il pesante andamento iniziale, tutti i personaggi ritornano burattini ben fissati ai loro fili, e la loro storia viene conclusa con un semplice elenco che li tocca uno per uno.
Ho letto recensioni entusiaste di questo romanzo, e senza dubbio ha i suoi lati positivi, come la caratterizzazione paesaggistica di lande ben poco prese in considerazione. È un peccato che il modo di descrivere non sia particolarmente accattivante, sebbene la trama in sé abbia ottime potenzialità. A questo contribuisce anche una certa trascuratezza dell’editing, ma in sostanza si è trattato di un libro che preferisce ostentare ed elencare piuttosto che raccontare e descrivere.


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